La guerra incivile di Dylann Storm Roof

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-06-19

Perché si deve parlare di terrorismo contro gli afroamericani nel caso del massacro di Charleston. I deliri dei suprematisti bianchi ancora vivi nell’America ancora dilaniata dall’odio razziale. Il mito degli stati schiavisti

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Gli Stati Uniti hanno assistito attoniti e impotenti all’ennesimo massacro di innocenti. A uccidere sei donne e tre uomini all’interno di una chiesa a Charleston è stato un ragazzo di ventun’anni: Dylann Storm Roof di Eastover, nella contea di Richland, in South Carolina. Dylann Roof è stato catturato a Shelby (in North Carolina) dopo quattordici ore di caccia all’uomo ed ora è in custodia nel penitenziario Al Cannon di Charleston.
dylann roof charleston
CHI È IL KILLER DI CHARLESTON
È un momento difficile per l’America che una volta di più scopre che il suo nemico è una parte della popolazione. Fra qualche tempo probabilmente inizierà il dibattito per dare un ritratto di questo ragazzo bianco che ha ucciso a sangue freddo nove persone. Diranno che è un pazzo (e già alcuni giornali si chiedono quali siano le sue condizioni di salute mentale). Ma la realtà delle cose è che il crimine commesso da Dylann Storm Roof è un crimine dell’odio. Odio razziale, odio verso una parte importante e sana degli Stati Uniti. In una delle foto di Dylann prima della strage, trovata sul suo profilo Facebook, il ragazzo indossa una giacca nera con le decalcomanie di due bandiere che non esistono più. La bandiera in alto è quella usata dal Sudafrica tra il 1928 e il 1994, ovvero fino a quando non è caduto il regime dell’apartheid, quando quella bandiera venen sostituita dall’attuale. La seconda bandiera è quella utilizzata dall’allora Rhodesia – ora Zimbabwe – dal 1968 al 1979. I due stemmi hanno una cosa in comune: erano i simboli di regimi di minoranze bianche che opprimevano le popolazioni nere. Entrambe queste nazioni hanno abbandonato l’apartheid prima della nascita di Dylann. Come ha notato il Southern Poverty Law Center, i suprematisti bianchi amano sostenere che lo Zimbabwe e il Sud Africa sotto la prova provata dei rischi che correrebbe una nazione in cui i “neri” prendono “il sopravvento” sui bianchi. Dalton Tyler, compagno di stanza di Roof ha raccontato che Dylann “was big into segregation and other stuff, he said he wanted to start a civil war. He said he was going to do something like that and then kill himself“. Un altro amico di lunga data di Roof però sostiene che i commenti razzisti non possono essere del Dylann che conosceva un tempo e che secondo lui c’era qualcosa che “non andava” in Dylann negli ultimi tempi, ma non era stato in grado di capire cosa fosse a turbare i pensieri dell’amico. Ad aprile Roof era stato arrestato (ma sembra rilasciato senza accuse) per essere entrato in una proprietà privata senza consenso. A marzo invece aveva trascorso un breve periodo in cella per possesso di droghe. Riguardo quest ultimo fatto un ex-compagno di classe delle superiori ha detto che Dylann faceva uso di droghe e che era interessato nella storia degli Stati della Confederazione (gli stati schiavisti della Guerra di Secessione americana).

Dylan Storm Roof mentre entra nella Emanuel Ame (via Twitter.com)
Dylann Storm Roof mentre entra nella Emanuel Ame (via Twitter.com)

IL LUOGO DELLA STRAGE: LA EMANUEL AME CHURCH
Il luogo della strage, la Emanuel African Methodist Episcopal Church di Charleston è la più grande chiesa afroamericana di Charleston e probabilmente una delle più antiche del Sud degli Stati Uniti. La chiesa è stata fondata nel 1816 ed è uno dei luoghi simbolo della cultura afroamericana statunitense e della lotta per i diritti civili dei cittadini afroamericani. Barack Obama ha definito la chiesa un luogo sacro della storia di Charleston e di quella dell’America. Nel 1834, quando tutte le chiese nere vennero dichiarate fuorilegge i fedeli della Emanuel AME continuarono a riunirsi in segreto. Così come altre chiese anche la Emanuel giocò quindi un ruolo chiave nella lotta per i diritti civili. Nel tweet qui sotto una foto scattata durante la visita di Martin Luther King a Charleston.

L’attacco portato a termine da Dylann Storm Roof ha quindi una profonda valenza simbolica non solo per il luogo dell’eccidio ma anche per la data. È stato proprio alla Emanuel AME Church che, nel 1822, il suo fondatore Denmark Vesey e alcuni fedeli pianificarono una rivolta degli schiavi che avrebbe dovuto scoppiare proprio il 17 giugno.


 
COSA HA SPINTO DYLANN STORM ROOF A COLPIRE LA COMUNITÀ AFROAMERICANA
Dylann Storm Roof non ha ancora avuto modo di spiegare per quali motivi abbia deciso di prendere la calibro .45 regalatagli dal padre, di sedersi per almeno un’ora nella chiesa assieme agli altri fedeli e poi ad aprire il fuoco sui presenti uccidendo nove persone (sei donne e tre uomini). Alcuni sopravvissuti hanno riferito che durante la sparatoria Dylan Storm Roof abbia urlato: “I have to do it. You rape our women, and you’re taking over our country, and you have to go“. La solita, vecchia, razzista storia dei neri che stuprano le donne unita all’odio nei confronti del fatto che alla Casa Bianca c’è un Presidente di origine afroamericana. Dietro l’attacco alla chiesa di Charleston ci sarebbero quindi i deliri dei suprematisti bianchi, ancora molto attivi negli Stati del Sud. Diversi commentatori su Twitter (ed anche il Washington Post) sono propensi a definire la strage un atto di terrorismo e a supportare questa teoria c’è anche un precedente storico, la prima legge anti-terrorismo emanata negli USA fu proprio il Klan Control Act (1871) che aveva lo scopo di combattere gli atti di terrorismo del KKK (omicidi e intimidazioni verso gli ex-schiavi) contro la comunità nera. Nella storia americana inoltre non è la prima volta che viene colpita una chiesa nera, già in passato diverse chiese sono state bruciate (successe anche alla Emanuel AME nel 1822) o fatte oggetto di attentati dinamitardi. Nel 1963, ad esempio, la morte di quattro bambine in seguito allo scoppio di una bomba messa dal KKK in una chiesa di Birmingham in Alabama fu la scintilla che fece nascere il Movimento per Diritti Civili degli afroamericani.


 
COSA HA DETTO BARACK OBAMA SUL MASSACRO DI CHARLESTON
In un toccante discorso il Presidente Obama ha detto che l’attacco alla chiesa di Charleston è un attacco diretto alla democrazia americana e agli ideali sui quali si fondano gli Stati Uniti: The fact that this took place in a black church obviously also raises questions about a dark part of our history. This is not the first time that black churches have been attacked. And we know that hatred across races and faiths pose a particular threat to our democracy and our ideals.. Obama ha detto di conoscere personalmente una delle vittime, il pastore della chiesa di Charleston (e senatore degli Stati Uniti) Clementa Pinckney.

Obama ha poi puntato l’attenzione sulla realtà del crimine commesso da Dylann, non solo un crimine d’odio, ma anche un crimine correlato con la facilità e la diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti. Quello che sta succedendo in America, ha continuato il Presidente USA, è una delle dirette conseguenze delle leggi sul controllo delle armi. Cose come queste non succedono in altri parti del Mondo.

We don’t have all the facts, but we do know that, once again, innocent people were killed in part because someone who wanted to inflict harm had no trouble getting their hands on a gun. Now is the time for mourning and for healing.
But let’s be clear: At some point, we as a country will have to reckon with the fact that this type of mass violence does not happen in other advanced countries. It doesn’t happen in other places with this kind of frequency. And it is in our power to do something about it. I say that recognizing the politics in this town foreclose a lot of those avenues right now. But it would be wrong for us not to acknowledge it. And at some point it’s going to be important for the American people to come to grips with it, and for us to be able to shift how we think about the issue of gun violence collectively.

Due quindi le questioni che stanno a cuore ad Obama dopo il massacro di Charleston: cambiare la legge sulla vendita di armi e combattere l’odio razziale che ancora serpeggia negli Stati Uniti. Vaste programme, direbbero.

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