Dove va a finire il tuo smartphone rubato

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-12-21

Il contrabbando e il mercato nero dei dispositivi intelligenti è sempre più fiorente. E il kill switch non sembra essere in grado di arrestarlo. Ecco chi ruba i cellulari e perché. E come fare per contrastare il furto dei dati

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Questa storia comincia in California, ed è la storia di un pacco affidato a FedEx e rovesciato sul pavimento di una delle sale della logistica del corriere: a terra finiscono decine di iPhone, incartati in carta da spedizioni. La Apple conferma che quella è merce di contrabbando, e si mette in moto la California Department of Justice’s elite eCrime Unit. I poliziotti seguono l’uomo che viene a ritirare il pacco, e scoprono che lo porta a un cittadino cinese di recente immigrato negli Stati Uniti. Dopo qualche tempo passato a mettere il naso nella storia, gli investigatori vengono a capo della storia. Il cittadino cinese è pronto infatti a effettuare una spedizione grossa ad Hong Kong: 190 nuovi smartphone di marca, tra cui gli iPhone ritrovati all’inizio, e un giro d’affari che partiva da un piccolo negozio di cellulari aperto a sacramento.

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Doulci.net: Il sito per sbloccare gli smartphone

DOVE VA A FINIRE IL TUO SMARTPHONE RUBATO
Qui Wen, il cittadino cinese, aveva messo su un mercato particolare. Attraverso il suo negozio intestava a barboni e senzatetto smartphone di ultima generazione, acquistati con contratti e abbonamenti telefonici e quindi a costi inferiori. Poi li spediva in Cina dove venivano venduti a prezzo pieno. Questo giochino ha portato nelle casse dell’associazione a delinquere la bella somma di due milioni e mezzo di dollari in tre anni. Wen si è preso tre anni di galera, il suo intermediario uno, ma secondo gli investigatori questa è la punta dell’iceberg. C’è un fiorente mercato di contrabbando per gli smartphone che involve sia telefonini acquistati in maniera formalmente illegale che cellulari rubati. Nel 2009, racconta Wired, circa il 5% della popolazione mondiale possedeva uno smartphone; nel 2015 si calcola che la percentuale arriverà a coprire il 35% della popolazione mondiale, ovvero due miliardi e mezzo di persone, e già nel 2017 la percentuale dovrebbe toccare il 50%. Un mercato così florido non poteva non generarne un altro altrettanto ricco: il mercato nero. Che va a incrociarsi giocoforza con quello dei dati, visto che siamo tutti abituati a salvare sui dispositivi foto, video, dati bancari e carte di credito oltre alle password delle nostre email e dei nostri account sui social network. Ecco perché il furto in strada degli smartphone è uno degli sport preferiti dei taccheggiatori. Secondo Consumer Reports, 3,1 milioni di americani hanno subito il furto del cellulare nel 2013, una cifra quasi doppia rispetto all’anno precedenti. Il 68% non rivede più il dispositivo. Circa un terzo delle rapine negli USA riguarda uno smartphone. E l’Europa non ne è immune: per il Norton Cybercrime Report, infatti, tre cittadini del Vecchio Continente su dieci hanno smarrito il telefono o subito un furto. Costo medio per la sostituzione: 122 euro. In Italia, dove è stato coinvolto il 36% degli intervistati, il costo s’impenna a 194 euro. Per anni l’industria della telefonia mobile ha fatto poco per prevenire il furto in strada: meglio vendere assicurazioni contro i furti. Ma adesso che il governatore della California ha firmato la legge che rende obbligatorio l’inserimento di tecnologia di blocco all’interno dei telefoni, i produttori si sono dovuti adeguare. Si chiama Kill Switch, e non a caso anche a San Francisco e Londra le percentuali di diminuzione, dopo l’introduzione del Blocco attivazione, sono significative: rispettivamente 38% e 24% di calo. Mentre sono salite le quote di smartphone rubati di altre aziende, come Samsung, presi di mira perché ancora facilmente riciclabili. Per questo proprio i sudcoreani sono corsi ai ripari, cedendo dopo anni alle pressioni di associazioni dei consumatori e autorità e introducendo una funzione simile sull’ultimo modello di punta, il Galaxy S5. E anche Google e Microsoft hanno deciso già dallo scorso aprile, ma rilasciando negli ultimi giorni qualche dettaglio in più, di aderire allo Smartphone Anti-Theft Voluntary Commitment. Si tratta dell’accordo lanciato in risposta agli appelli delle procure a stelle e strisce dall’associazione di categoria internazionale Ctia, che mette insieme gli operatori di comunicazioni wi-fi.
Lookout: software di blocco per smartphone
Lookout: software di blocco per smartphone

IL TERZO LATO DELLA MEDAGLIA
Solo che anche qui c’è un problema. Tutti gli strumenti di questo genere sono alla fin fine dei software. E come tutti i software, possono essere violati. Una coppia di hacker nel maggio 2014 è riuscita a bypassare il sistema di Apple attraverso iCloud, e ha rilasciato un programma in grado di ripristinare un dispositivo come se fosse nuovo di zecca. Altri metodi per sbloccare telefoni bloccati si trovano facilmente on line e possono essere utilizzati da chiunque abbia dimestichezza con un pc. In più, il fatto che un telefono sia bloccato non lo rende necessariamente del tutto inutile. C’è chi si è preso la briga di controllare su eBay: su un campione di 200 iPhone in vendita, 32 erano esplicitamente segnalati come bloccati sulla schermata di attivazione. Un buon modo per comprarli a sconto e poi metterci le mani, farli restartare e rivenderli come nuovi di zecca. Ancora più pericoloso è quando al dispositivo è collegato un conto corrente o una carta di credito, come succede a tutti gli account Apple. Il Kill Switch non avrebbe nemmeno fermato ricettatori come Wen, che avrebbero potuto facilmente cambiare la SIM e rivendere il telefono in Cina. Poi ci sono i furti nei negozi di elettronica, dove i dispositivi rubati non sono stati ancora attivati: una manna per il contrabbando. E poi c’è anche la possibilità di vendere le parti del telefono: ogni nuovo ritrovato dell’industria sembra trasformarsi di volta in volta in una nuova opportunità per il mercato nero. O per sperimentazioni al limite della perversione: in un negozio chiamato AppleNBerry, ad Alameda Country, si vendevano telefoni assemblati con parti di iPhone e di BlackBerry, fino all’arrivo dell’unità eCrime. Mentre l’FBI ha scoperto un giro d’affari che partiva dalla ricettazione di telefoni negli Usa per arrivare alla loro rivendita in Medio Oriente.
android lollipop
Android Lollipop ha un kill switch che consente di bloccare lo smartphone rubato

RISOLVERE UN PROBLEMA IRRISOLVIBILE
Anche perché il kill switch porta con sé una serie di problemi accessori di difficile soluzione. Come il rischio di potenziali abusi che potrebbero essere commessi da aziende (magari per “ritirare” dal mercato un prodotto diventato obsoleto), o peggio ancora da governi. Uno Stato potrebbe infatti arrogarsi in teoria il diritto di controllare le comunicazioni oppure direttamente di chiuderle, utilizzando questi sistemi, per soffocare le libertà civili o rendere più difficile la circolazione di informazioni. In più bisogna ricordare che i dati personali registrati negli smartphone continuano a essere a rischio anche dopo il kill switch, ove necessario. Per Marc Rodgers, che ha lavorato in LookOut e adesso sta in Cloudflare, il fatto che non ci sia una soluzione facile non ci deve scoraggiare: un dilemma multistrato richiede semplicemente una soluzione multistrato. E consiglia di utilizzare più tecniche complementari, ovvero usare sia i Kill Switch delle aziende che quelli di terze parti, che consentono di puntellare le difese anche di fronte a bravi hacker. LookUp è un’app che permette di monitorare il dispositivo rubato, scattare e inviare una foto del ladro e segnalare la sua posizione ogni volta che un utente non autorizzato tenta di accedere. In più c’è chi lavora a un protocollo di autenticazione che renda impossibile l’aggiramento da parte dei ladri. Con un sistema di sicurezza adeguato, un telefono potrebbe spegnersi ogni qual volta viene preso in mano da un utente non autorizzato. «La verità è che non c’è una soluzione finale per rimediare al furto dgli smartphone», dice Jeff Kagan, analista del settore wireless, a Wired, «è come la guerra tra chi crea i virus informatici e le persone che scrivono software per la sicurezza: ogni giorno c’è una sfida nuova».
 
 
 
 

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