Domani il governo aspetta al varco Virginia Raggi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-10-17

Dopo settimane di schermaglie a distanza, domani si terrà il primo incontro tra il Campidoglio e il Governo. In tarda mattinata, infatti, il sindaco Virginia Raggi, insieme all’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, si recheranno a Palazzo Chigi dove incontreranno il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. All’ordine del giorno, su tutto, la questione …

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Dopo settimane di schermaglie a distanza, domani si terrà il primo incontro tra il Campidoglio e il Governo. In tarda mattinata, infatti, il sindaco Virginia Raggi, insieme all’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, si recheranno a Palazzo Chigi dove incontreranno il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. All’ordine del giorno, su tutto, la questione del salario accessorio dei dipendenti capitolini. La sensazione è che domani il governo aspetterà al varco la Raggi. De Vincenti il 27 settembre scorso aveva lanciato dichiarazioni sprezzanti all’indirizzo della sindaca di Roma che aveva chiesto di dirottare sulla Capitale i fondi stanziati a sostegno della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. “Siamo pronti al Patto per Roma – prosegue l’esponente dell’esecutivo – ma il Sindaco Raggi non pensi di bluffare con noi: i soldi che sarebbero arrivati su Roma per le Olimpiadi andranno a Parigi o a Los Angeles. Aver rinunciato alle Olimpiadi toglierà perciò risorse alle periferie romane”. E poi la battuta: “Quando avrà voglia di passare a Palazzo Chigi – conclude De Vincenti – il sindaco troverà la porta aperta e le spiegheremo nel dettaglio come funziona un bilancio pubblico”. D’altro canto il governo non sembra disposto a concedere aiuti finanziari alla città: «Sono esclusi nuovi contributi straordinari per Roma», si faceva sapere ufficiosamente qualche tempo fa.

comune roma rischio default
I numeri del dissesto del Comune di Roma (Il Messaggero, 7 ottobre 2016)

In questi giorni Mazzillo ha deciso di rivolgersi a Silvia Scozzese, capo della gestione commissariale del debito e ha chiesto un incontro al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan con la speranza di ottenere un allentamento del patto di stabilità interno di circa 150 milioni, in modo da poter chiudere il bilancio 2016. Il governo potrebbe chiedere alla sindaca di procedere alla vendita delle partecipate in cambio di un riadeguamento del piano di rientro. Difficile che la Raggi possa accettare, visto che in campagna elettorale ai sindacati ha promesso ben altro. D’altro canto il comune di Roma viaggia con un alto rischio di default. I problemi sul tavolo sono essenzialmente quattro: un debito finanziario di 1,2 miliardi, la rata annuale di ammortamento del debito pregresso in gestione commissariale, che è in totale pari a 13 miliardi; uno squilibrio patrimoniale di oltre un miliardo del Gruppo Roma Capitale, creato dal saldo netto tra crediti e debiti delle società partecipate comunali che al Gruppo fanno riferimento per le quali può essere necessaria una ricapitalizzazione. Infine, i debiti fuori bilancio. Il Comune deve cominciare al più presto la ricognizione dei fattori che concorrono al suo squilibrio strutturali: secondo la Ragioneria nel primo semestre 2016 erano emersi 46 milioni non computati nel preventivo, tra nuova spesa e debiti fuori bilancio. L’assestamento votato dall’OREF (l’Organo di Revisione Economica e Finanziaria del Campidoglio) parla di 234 milioni di debiti fuori bilancio: la giunta dovrà discutere della rata annuale di ammortamento dovuta a Cassa Depositi e Prestiti per i 13 miliardi, gestiti dalla commissaria Silvia Scozzese. La quale ha avvertito che nel 2017 i flussi di cassa non basteranno per il rientro. La macchina comunale inolte non è abbastanza efficiente nella gestione delle entrate, scontando 100 milioni l’anno di mancati introiti per gli affitti, 7,1 miliardi di crediti non incassati (entrate tributarie, multe, tariffe per servizi e canoni). C’è da segnalare che durante la campagna elettorale i candidati Giachetti e Raggi avevano entrambi annunciato la decisione di voler ridiscutere con il governo il debito della Capitale.

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