I dieci hedge fund che mollano Deutsche Bank

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-30

I fondi trasferiscono le partecipazioni in derivati dentro altri istituti di credito. E la banca crolla in Borsa trascinandosi l’intero settore. Un pericolo per il sistema mondiale che la Germania ignora

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Una decina di hedge fund che lavorano con Deutsche Bank ha spostato i suoi asset presso altre banche per ridurre l’esposizione verso l’istituto tedesco, le cui condizioni finanziarie sono giudicate precarie dal mercato dopo la maxi-multa da 14 miliardi di dollari. I fondi, una piccola parte degli oltre 800 clienti del settore hedge fund di Deutsche Bank, hanno trasferito parte delle loro partecipazioni in derivati verso altre società, secondo un documento interno della banca visionato da Bloomberg.

I dieci hedge fund che mollano Deutsche Bank

Le azioni di Deutsche Bank quotate a New York hanno perso ieri sera il 6,7%, toccando un minimo storico di 11,48 dollari. “Ogni settimana abbiamo deflussi e ingressi e questa settimana non è diversa” ha commentato Barry Bausano, presidente di Deutsche Bank Securities e delle attività di hedge fund, senza dare indicazioni sui flussi netti registrati in settimana. I deflussi sembra evidenziare la percezione di un accresciuto rischio di controparte da parte di chi usa Deutsche Bank per le attività di clearing (compensazione). Tra i fondi che hanno spostato parte delle loro esposizioni in derivati figurano Millennium Partners, che gestisce 34 miliardi di dollari, Rokos capital Management (4 miliardi) e Capula Investment Management (14 miliardi). Le azioni e i bond di Deutsche bank sono finiti nel mirino degli investitori dopo che è emerso che il Dipartimento di Giustizia americano ha chiesto 14 miliardi di dollari alla banca tedesca per chiudere un’indagine sulle obbligazioni garantite da mutui residenziali. Richiesta su cui la banca sta trattando con l’obiettivo di trovare un accordo su una cifra più contenuta. “I nostri clienti di trading sono tra i più sofisticati al mondo. Siamo fiduciosi che la grande maggioranza di loro abbiano una piena comprensione della nostra stabile posizione finanziaria, dell’attuale contesto macroeconomico, del contenzioso negli Stati uniti e dei progressi che stiamo facendo con la nostra strategia” ha commentato Michael Golden, portavoce di Deutsche Bank. Il titolo ha aperto con un tonfo del 7% a Francoforte zavorrando il listino tedesco che cede in avvio l’1,8%. In calo anche il resto d’Europa con Parigi in flessione dell’1,6% e Madrid del 2%. A Milano il Ftse Mib lascia sul terreno il 2%. Il pesante sell-off che sta penalizzando la banca tedesca è iniziato ieri sera a Wall Street e prosegue contagiando le altre banche europee. Le preoccupazioni si allargano a tutto il settore bancario europeo e riducono la propensione al rischio. Sotto pressione quindi i titoli degli istituti di credito in tutta Europa (Commerzbank, che ieri ha annunciato 9.600 tagli e lo stop al dividendo perde il 5%), con il settore finanziario che segna la performance più pesante.

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Il collasso di Deutsche Bank (foto da: Visualcapitalist)

Un pericolo per il sistema mondiale 

A Piazza Affari colpiti bancari, assicurativi e risparmio gestito. Subito in asta di volatilita’ il Banco Popolare con un -4,98%, Unicredit cede il 3,78% come Unipol e Intesa. Giu’ Azimut (-3,55%), Bper e Generali (-3,5%). In calo del 3,4% Ubi Banca nel giorno del board che deve esaminare le richieste della Bce per l’acquisto delle good banks. Nei giorni scorsi il governo tedesco ha smentito la possibilità di salvare la banca con soldi pubblici. Il portavoce di Angela Merkel Seibert ha poi aggiunto che da parte governativa ci si augura che “come per altri istituti”, la sanzione su cui autorità Usa e Deutsche Bank si accorderanno sarà “equa”. Il riferimento è all’ulteriore problema dei 14 miliardi chiesti dal governo USA per chiudere lo scandalo sui titoli tossici legati ai mutui. Una cifra tra le più elevate finora pagate da una banca per aver ingannato gli investitori sui rischi di questi titoli, sottovalutandoli. La più elevata sanzione, abitualmente composta di multa in contanti e di aiuti ai consumatori, nei confronti di un singolo istituto alle spalle dei 16,6 miliardi imposti a Bank of America. A questo si aggiunge lo scandalo del Libor:

I guai grossi per DB però iniziano con lo scandalo Libor, ovvero la manipolazione dei tassi di interesse, che ha coinvolto molte delle principali banche d’affari mondiali. DB viene multata nel 2013 per 259 milioni di euro dalla Commissione Europea e poi per circa 2,5 miliardi di dollari dalle autorità americane e britanniche nell’aprile 2015. Nell’ottobre dello stesso anno DB annuncia una pesante ristrutturazione: taglio del 9% del personale, ritiro da 10 paesi e una pesante sforbiciata alle consulenze. Ma tutto ciò non basta e i titolo continua a soffrire in borsa. La corsa di DB sembra quella di un altleta che, già azzoppato, riceve uno dietro l’altro delle sprangate alle gambe. Solo pochi giorni dopo la maximulta, DB è multata nuovamente dalle autorità americane di altri 257 milioni di dollari per aver lavorato con paesi colpiti da sanzioni.
Nel gennaio 2016 DB annuncia che il 2015 è andato molto male, con una perdita di 6,8 miliardi di dollari. Il resto è storia delle ultime settimane. Il 23 giugno la Brexit fa precipitare il titolo di DB che perde l’11% (-45% dall’inizio dell’anno). Nel marzo 2016 la banca aveva dichiarato un valore “nozionale” dei derivati in suo possesso pari a 52mila miliardi di dollari, una cifra stratosferica grande oltre 13 volte il Pil tedesco. A questo va aggiunto che la “leva finanziaria” di DB (vale a dire il rapporto tra impieghi e capitale) è pari ad un fattore 40 secondo l’analisi di Berenberg Bank.
Il che significa che una svalutazione degli attivi (ad esempio dei crediti inesigibili) pari ad appena il 2,5% azzererebbe il capitale del colosso tedesco. Il giorno dopo, 30 giugno, la Federal Reserve, in qualità di autorità di controllo del sistema finanziario americano, boccia DB agli “stress test”, accusandola di cattiva gestione del rischio.

Secondo il Financial Times diversi tra gradi investitori e fondi speculativi, da Soros alla Marshall Wallace, avrebbero fatto scommesse ribassiste sul gruppo. Intanto il Guardian parla di un piano del governo.

La lettera del CEO di DB

Il Ceo di Deutsche Bank John Cryan ha intanto scritto ai dipendenti invitandoli a mantenere la calma nonostante le turbolenze del momento. “Non vi sono basi per tale speculazione – vi afferma -, anche l’incertezza del risultato delle azioni legali negli Usa non è una ragione per questa pressione sulle nostre azioni, se prendiamo a confronto i nostri diretti concorrenti”. Il testo della lettera, di cui danno notizia diversi media tedeschi, viene riportato da Bloomberg. “La nostra banca è oggetto di violente speculazioni”, scrive Cryan ai dipendenti, per sottolineare invece in un altro passaggio che l’istituto ha “solide fondamenta”. “Il nostro compito – aggiunge – è preoccuparci solo che questa percezione esterna distorta non influenzi in modo più forte la nostra attività quotidiana”. “Mai negli ultimi vent’anni Deutsche Bank è stata così sicura come oggi per quel che riguarda il bilancio – dice -. Con riserve superiori a 215 miliardi di euro la banca ha un buffer di capitale molto confortevole”.

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