David Bowie è morto

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-01-11

Il sottile duca bianco ci ha lasciato e si porta con sé quarant’anni di musica da ricordare. Un cancro se lo è portato via dopo una lotta di diciotto mesi. «Planet earth is blue and there’s nothing i can do…»

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Il cantante e compositore britannico David Bowie è morto ieri “in pace” dopo una “coraggiosa lotta di 18 mesi” con il cancro. L’annuncio è pubblicato sulla pagina Facebook e sul profilo Twitter ufficiale del musicista. Nei commenti della pagina ci sono molti che dicono che la notizia è una bufala. Hollywood Report però dice che la notizia è stata confermata dallo staff di Bowie dopo l’annuncio. Anche sul suo sito ufficiale c’è l’annuncio della morte. La notizia è stata confermata prima sui profili social della moglie Iman e poi dal portavoce dell’artista al ‘Telegraph’ Il sottile duca bianco ci ha lasciato e si porta con sé cinquant’anni di musica da ricordare. Nel tweet i familiari chiedono il rispetto della privacy “pur sapendo che il loro dolore “sarà condiviso da molti”. Dell’artista inglese era uscito solo pochi giorni fa “Blackstar”, il 27/mo album di una carriera musicale che mosse i primi passi 49 anni fa.
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David Bowie è morto

Il cantante era noto l’8 gennaio 1946 ed aveva appena compiuto 70 anni nella data di uscita del suo ultimo album, Blackstar. Il suo primo album è l’omonimo David Bowie del 1967, a cui segue due anni dopo Space Oddity che diventa una hit spaziale con il suo racconto di un astronauta che si perde nello spazio. Il Major Tom tornerà poi come personaggio autobiografico in Ashes to Ashes negli anni Ottanta.

L’anno successivo esce The Man who sold the world, la cui title track verrà poi ripresa negli anni successivi da Nirvana e Midge Ure:

Hunky Dory nel 1971 ne consolida la vena artistica con la hit capolavoro Changes, con ritornello accattivante a dispetto del testo triste e riflessivo:

Ma il capolavoro del disco è Life on Mars?, dove suona il piano Rick Wakeman e Bowie si permette di ironizzare persino sulla Working class hero di John Lennon (“now the workers have struck for fame, cos’ Lennon’s on sale again“).

Il suo migliore album è The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, un racconto continuo e immaginifico fatto di 12 canzoni in cui si racconta la storia della rockstar Ziggy Stardust, dalla sua nascita (“Five Years“) fino alla morte. Tutte le canzoni sono superlative; tra esse la title track:

Bowie intanto diventa amico e “salva” Lou Reed, “prestandogli” i suoi chitarristi per i due album (Transformer e Berlin) che segneranno il ritorno dell’artista newyorkese dopo i periodi più bui. Aladdin Sane, con il suo gioco di parole nel titolo (che suona come A Lad Insane) precede il disco di cover Pin Ups.

Poi è la volta di un altro album fondamentale come Diamond Dogs:

Young Americans, in cui l’artista strizza l’occhio alla dance (e cita il primo verso di A day in the life dei Beatles alla fine del pezzo)…

…è il preludio a un altro capolavoro come Station to Station, la cui esecuzione live verrà anche immortalata nel film Christiane F. Noi i ragazzi dello zoo di Berlino:

Dopo Low (con Sound and Visions) è la volta di un altro capolavoro: “Heroes“, la cui title track diventa un singolo famosissimo:

Gli anni Settanta si chiudono con Lodger. Scary Monsters, Let’s Dance, Tonight, Labirhynt e Never Let Me Down sono i cinque album degli anni Ottanta: Ashes to Ashes è la canzone autobiografica in cui Bowie ci regala un suo autoritratto in quattro versi: Do you remember a guy that’s been / In such an early song / I’ve heard a rumour from Ground Control / Oh no, don’t say it’s true […] / Ashes to ashes, funk to funky / We know Major Tom’s a junkie / Strung out in heaven’s high / Hitting an all-time low

Dal 1988 al 1992 David Bowie si dedica al suo progetto hard rock “Tin Machine”, con un gruppo in cui milita un altro suo storico chitarrista come Reeves Gabriels. Due dischi, tanti concerti anche in Italia prima dell’abbandono nel 1992.

Poi è la volta di Black Tie White Noise (1993), The Buddha of Suburbia (1993), Outside (1995), Earthling (1997), hours… (1999), Heathen (2002), Reality 2003. The Next Day interrompe nel 2013 un silenzio di dieci anni. L’ultimo suo disco è Blackstar, uscito il giorno del suo compleanno.

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