Curare il cancro con la "psicoterapia" e le erbe?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-03-19

Una donna muore per un melanoma a Torino. Il medico che aveva scelto voleva curarla con il “metodo Hamer”. Il PM chiede il rinvio a giudizio per omicidio colposo

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Marina L., 53 anni, torinese, aveva un neo di pochi millimetri sulla scapola sinistra spuntato nel 2005. La dottoressa Germana Durando, medico di base ed omeopata, di cui era paziente, voleva curarla con erbe e sedute di psicoterapia basate sulla teoria di Ryke Geerd Hamer, la cosiddetta “Nuova Medicina Germanica” , fondata da un “medico antisemita e negazionista (attualmente latitante) inventore di una terapia accusata di aver causato centinaia di morti” (Wired). La donna è morta nel 2014 dopo che le era stato diagnosticato un melanoma maligno a cellule epiteliomorfe di tipo T4, mentre il neo aveva raggiunto un diametro di 11 centimetri. Sarah Martinenghi su Repubblica ha raccontato la sua stroia su Repubblica:

Marina L., 53 anni, torinese madre di una figlia adolescente, aveva creduto alle parole della dottoressa Germana Durando, medico di base ed omeopata, di cui era paziente da anni. E ogni volta che aveva avuto dei dubbi, sul melanoma maligno e le cure che avrebbe dovuto affrontare, era stata puntualmente rassicurata: nessuna medicina tradizionale, nessun intervento chirurgico. Fino a morire, così, nel 2014, per colpa delle metastasi che ormai l’avevano divorata ma che la donna non doveva continuare a curare, perché, secondo la terapeuta, il suo corpo stava solo “combattendo”.
«Se il medico avesse applicato non le migliori pratiche cliniche, ma solo elementari conoscenze proprie della medicina, la donna non sarebbe morta» è la tesi del medico legale Roberto Testi che ha svolto la perizia per conto della procura di Torino. Il pm Stefano Demontis ha chiuso le indagini e contesta l’accusa di omicidio colposo a Germana Durando. «Non seguire le cure tradizionali è stata una scelta terapeutica condivisa» spiega l’avvocato Nicola Ciafardo che l’assiste.

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Il “Metodo” Hamer (nessuna valenza scientifica, nessun riconoscimento curativo), fonte Mednat.org

Il “metodo Hamer” – che non ha nessuna valenza scientifica, non ha ottenuto alcun tipo di riconoscimento dal punto di vista curativo e ha causato la morte di molti pazienti – consiste in cinque leggi biologiche; la prima recita che «le gravi malattie hanno origine da un evento di shock o trauma psicologico (“sindrome di Dirk Hamer”) che viene vissuta dall’individuo come acuto e drammatico». Molti casi in Italia sono finiti in tribunale:

Nell’aprile 2012 il giudice Domenica Gambardella del tribunale di Padova ha condannato a tre anni di reclusione e 565 000 euro di risarcimento il medico Paolo Rossaro: l’accusa è di omicidio colposo per aver cagionato la morte di Cristian Trevisan (affetto da linfoma di Hodgkin) e Anna Maria Tosin (malata di tumore al seno), in seguito all’applicazione dei metodi di Hamer e, al contempo, sconsigliando il ricorso alle cure scientifiche a base di chemio e radioterapia. In appello Paolo Rossaro è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione, nonché al risarcimento di 220 000 euro per la famiglia di Cristian Trevisan, per aver cagionato la morte solo di quest’ultimo. Tale pena è stata confermata in Cassazione.

Nell’articolo di Repubblica si racconta del tentativo fallito da parte del fratello, medico chirurgo, di convincere la donna ad accettare le cure tradizionali. Proprio lui alla fine ha firmato l’esposto nei confronti della dottoressa Durando:

 «Non toglierlo, è lo sfogo di un problema psicologico. Risolvi il conflitto e passerà» era la tesi della sua dottoressa, che la donna soprannominava “Santa Germana”. Marina L. si era “ribellata” alle tesi hameriane del suo medico solo quando, nel marzo 2014 aveva deciso di asportare il neo in ospedale. Il referto istologico non aveva lasciato dubbi sul destino che l’attendeva: era un melanoma maligno a cellule epiteliomorfe, di tipo “T4”, il più terribile cancro della pelle. Doveva iniziare al più presto le cure tradizionali. La donna ne aveva discusso a lungo, si era rivolta anche al fratello, un medico chirurgo che, assistito dall’avvocato Marino Careglio, ha poi firmato l’esposto.
«Vivo a Roma e sentivo mia sorella al telefono: le ho offerto aiuto e consigli, ero preoccupato, ma lei mi rassicurava che il neo era sotto controllo e che era seguita dalla dottoressa Durando» racconta. Nonostante i tentativi di convincerla ad affiancare terapie mediche scientifiche a quelle hameriane, Marina aveva continuato ad affidarsi al suo medico e a “combattere” il cancro con psicoterapia e gocce omeopatiche. Anche quando i linfonodi ascellari si erano ingrossati: le indagini cliniche di nuovo suggerivano che si trattava di masse compatibili con metastasi tumorali. «Non devi toglierle, sono la sentinella del tuo corpo che sta lottando per te» le diceva “Santa Germana”.

EDIT 22 marzo 2016: L’Ordine degli psicologi del Piemonte ha chiesto a Repubblica di togliere la parola “psicoterapia” dal titolo dell’articolo che raccontava la vicenda. Avendolo usato anche noi, pubblichiamo il testo della richiesta che spiega le ragioni dell’ordine:

Egr. Direttore, in riferimento all’articolo dal titolo “Torino, muore per un melanoma curato con la psicoterapia. Medico a processo.”, pubblicato sulle pagine da lei dirette, desideriamo fornire alcune precisazioni.
Il titolo dell’articolo risulta fuorviante sia da un punto di vista scientifico che normativo. Non esiste infatti alcun metodo psicoterapico che utilizzi le sedicenti metodologie di cura di Hamer. Secondo quanto riporta il corpo dell’articolo, inoltre, il medico a cui si fa riferimento non ha alcuna specializzazione in psicoterapia.
La legge 56/89 dispone infatti che l’esercizio dell’attività psicoterapeutica sia subordinato a una specifica formazione professionale da acquisirsi dopo il conseguimento di laurea in psicologia o in medicina mediante corsi di specializzazioni almeno quadriennali.
Certi di una Vs. pronta rettifica porgiamo cordiali saluti.
Ordine degli Psicologi del Piemonte

Leggi sull’argomento: L’Università di Barcellona dice no all’omeopatia

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