Il crollo di Deutsche Bank

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-26

L’istituto tedesco raggiunge un nuovo minimo storico dopo le indiscrezioni che volevano i vertici dell’istituto pronti a chiedere aiuto al governo tedesco. La smentita della Cancelliera è netta. Anche la banca dichiara di essere in grado di pagare con mezzi propri la multa delle autorità americane. Pari a 14 miliardi di dollari

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Deutsche Bank è arrivata oggi a sfiorare un meno 7 per cento in avvio di seduta in Borsa fino a segnare il nuovo minimo storico a quota 10,63 euro. A punire nuovamente la prima banca della Germania sono le indiscrezioni del settimanale Focus, che nel corso del fine settimana ha riferito come la cancelliera Angela Merkel abbia escluso l’ipotesi di elargire aiuti di Stato al gruppo. Il settimanale ha parlato di un incontro tra la Cancelliera e i vertici della banca conclusosi con un nulla di fatto.

Il crollo di Deutsche Bank

Il contenuto dell’articolo è stato smentito oggi dal governo tedesco, ma – per paradosso – la smentita ha avuto l’effetto di confermare che l’esecutivo non ha intenzione di salvare con soldi pubblici Deutsche, soluzione che invece avrebbe tranquillizzato sul futuro dell’istituto di credito, considerato da più parti un pericolo per la stabilità della finanza mondiale. “Non c’è alcuna ragione per questo genere di speculazioni – ha detto il portavoce del governo Steffen Seibert nella consueta conferenza stampa del lunedì a Berlino, rispondendo a una specifica domanda – e il governo non partecipa a tali speculazioni”. Seibert ha poi aggiunto che da parte governativa ci si augura che “come per altri istituti”, la sanzione su cui autorità Usa e Deutsche Bank si accorderanno sarà “equa”. Il riferimento è all’ulteriore problema dei 14 miliardi chiesti dal governo USA per chiudere lo scandalo sui titoli tossici legati ai mutui. Una cifra tra le più elevate finora pagate da una banca per aver ingannato gli investitori sui rischi di questi titoli, sottovalutandoli. La più elevata sanzione, abitualmente composta di multa in contanti e di aiuti ai consumatori, nei confronti di un singolo istituto alle spalle dei 16,6 miliardi imposti a Bank of America. A questo si aggiunge lo scandalo del Libor:

I guai grossi per DB però iniziano con lo scandalo Libor, ovvero la manipolazione dei tassi di interesse, che ha coinvolto molte delle principali banche d’affari mondiali. DB viene multata nel 2013 per 259 milioni di euro dalla Commissione Europea e poi per circa 2,5 miliardi di dollari dalle autorità americane e britanniche nell’aprile 2015. Nell’ottobre dello stesso anno DB annuncia una pesante ristrutturazione: taglio del 9% del personale, ritiro da 10 paesi e una pesante sforbiciata alle consulenze. Ma tutto ciò non basta e i titolo continua a soffrire in borsa. La corsa di DB sembra quella di un altleta che, già azzoppato, riceve uno dietro l’altro delle sprangate alle gambe. Solo pochi giorni dopo la maximulta, DB è multata nuovamente dalle autorità americane di altri 257 milioni di dollari per aver lavorato con paesi colpiti da sanzioni.
Nel gennaio 2016 DB annuncia che il 2015 è andato molto male, con una perdita di 6,8 miliardi di dollari. Il resto è storia delle ultime settimane. Il 23 giugno la Brexit fa precipitare il titolo di DB che perde l’11% (-45% dall’inizio dell’anno). Nel marzo 2016 la banca aveva dichiarato un valore “nozionale” dei derivati in suo possesso pari a 52mila miliardi di dollari, una cifra stratosferica grande oltre 13 volte il Pil tedesco. A questo va aggiunto che la “leva finanziaria” di DB (vale a dire il rapporto tra impieghi e capitale) è pari ad un fattore 40 secondo l’analisi di Berenberg Bank.
Il che significa che una svalutazione degli attivi (ad esempio dei crediti inesigibili) pari ad appena il 2,5% azzererebbe il capitale del colosso tedesco. Il giorno dopo, 30 giugno, la Federal Reserve, in qualità di autorità di controllo del sistema finanziario americano, boccia DB agli “stress test”, accusandola di cattiva gestione del rischio.

La cancelliera è sempre in contatto con i vertici dell’economia tedesca, ha concluso Seibert, che però ha escluso incontri riservati tra Merkel e il Ceo di Deutsche Bank, John Cryan, negli scorsi mesi. Secondo il Financial Times diversi tra gradi investitori e fondi speculativi, da Soros alla Marshall Wallace, avrebbero fatto scommesse ribassiste sul gruppo. Rispetto al picco a quasi 28 euro toccato il 23 ottobre del 2015, il titolo ha accumulato un calo del 60 per cento.

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Deutsche Bank: infografica da ZeroHedge

Intanto la banca cerca di rassicurare gli azionisti dichiarando di non aver intenzione di lanciare un aumento di capitale né di chiedere un intervento allo Stato. «La questione di un aumento di capitale al momento non si pone», ha indicato l’istituto tedesco. La banca ha inoltre rassicurato di essere in grado di pagare con mezzi propri la multa richiesta dalle autorità americane, di ben 14 miliardi di dollari, per l’inchiesta sui subprime. «L’amministratore delegato, John Cryan, non ha chiesto un intervento del Governo nel processo per i mutui subprime», ha inoltre specificato la banca tedesca, smentendo le indiscrezioni del fine settimana, riportate dalla rivista “Focus”, su una richiesta da parte di Cryan di una mediazione diplomatica del caso subprime.

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