Così Salvini scappa… dalla sua scorta

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-11-27

Le lamentele della polizia per la difficile tutela del capo del Carroccio

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Matteo Salvini ha una scorta ma non sembra gradirla molto. Il Corriere della Sera racconta oggi i carteggi tra le autorità di polizia a proposito dell’argomento a Milano, che risalgono a quando ancora Tronca era prefetto nel capoluogo meneghino. Racconta oggi Gianni Santucci:

l tema è «sensibile», ma secondo quanto risulta al Corriere, sono almeno tre le note arrivate sulla scrivania dell’ex prefetto Francesco Paolo Tronca (l’ultima, la più recente, sarebbe successiva alla nomina di Tronca a commissario straordinario del Comune di Roma). Quelle note sono alla base dei richiami formali che il prefetto stesso ha poi comunicato al segretario della Lega. Il tema sicurezza è uno storico campo di battaglia e polemica leghista. Da tempo Salvini ha stretto una sorta di alleanza con Gianni Tonelli, numero uno del Sindacato autonomo di polizia (Sap), per denunciare tagli e carenze su dotazioni e formazione delle forze dell’ordine. Proprio Tonelli è stato ospitato sul palco delle ultime due più importanti manifestazioni della Lega (ottobre 2014 a Milano e Marzo 2015 a Roma) e ha sparato a zero contro il governo Renzi e il ministro Alfano.

salvini isis
Ma qual è il rapporto di Salvini con la polizia di Stato e gli agenti che hanno l’obbligo di tutelarlo? Il Corriere lo racconta così:

Partenze improvvise, scarsa comunicazione, viaggi anticipati senza avvertimento; varie questure d’Italia che cercano di inseguire e recuperare il segretario nei suoi spostamenti (cosa accaduta anche a novembre 2014, quando Salvini fu aggredito a Bologna). Il principio di cui s’è discusso tra questura e prefettura di Milano è semplice: alla scorta per motivi di sicurezza non si può rinunciare, uomini e mezzi della polizia restano comunque impegnati per il servizio, ogni giorno. Anche quando, lasciati senza informazioni, si «appostano» sotto la sede della Lega e, per svolgere il loro dovere istituzionale, provano comunque ad agganciare la «personalità».

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