Così Renzi potrebbe fare il suo governo di scopo dopo il voto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-23

Il premier medita di rimanere in sella per la legge elettorale e per portare il paese alle urne tra l’aprile e l’estate 2017

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Maria Teresa Meli, che negli ultimi tempi si era occupata della prospettiva di un proseguimento del governo Renzi anche dopo il referendum, oggi sul Corriere racconta in che modo si potrebbe circostanziare questa evenienza subito dopo i risultati delle urne:

Dunque il premier è su di giri, ma gli ultimi sondaggi pubblicati preannunciavano una sconfitta del Sì. E anche se Renzi è convinto che «i piani B vanno bene per gli eunuchi e non per me», a Palazzo Chigi e al Nazareno si stanno attrezzando per ogni evenienza. In caso di una vittoria del No di misura, con i Sì al 47-48 per cento, il pallino, secondo i suoi sostenitori, è ancora nelle mani del premier. E quel pallino scivola giù verso le elezioni anticipate. Ieri lo ha detto anche il solitamente cauto Lorenzo Guerini a Bloomberg: «Se c’è la volontà politica, possiamo lavorare su una nuova legge elettorale in breve tempo e andare alle elezioni entro l’estate del 2017».
Il vicesegretario ha poi precisato che le sue parole sono state «forzate» e che naturalmente ogni decisione «spetta a Mattarella», ma tra i renziani si parla addirittura di una data non troppo lontana: aprile 2017. Il problema, però, è come riuscire a fare la riforma senza andare per le lunghe e senza far «logorare» Renzi. Sarà possibile raggiungere questo obiettivo quando non si sta più a Palazzo Chigi? E ancora, c’è la legge di Bilancio da mandare in porto al Senato, sarà opportuno farlo in un vuoto di potere? Si potrà fare tutto questo con un governo Padoan in cui il Pd non entrerebbe organicamente? O c’è un’altra possibile soluzione?

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I sondaggi sul referendum di Piepoli per La Stampa (18 novembre 2016)

L’altra soluzione, spiega il Corriere, è lasciare in sella il governo Renzi il tempo necessario per fare una legge elettorale e poi portare il paese di nuovo alle urne in un lasso di tempo che va dall’aprile all’estate 2017:

L’altro giorno David Ermini, renziano di provatissima fede, spiegava ad alcuni colleghi: «Matteo è molto responsabile, anche perché, comunque vada il referendum, rimarrà lui l’unico credibile e questa credibilità se la giocherà alle elezioni. Se vince il No ha davanti due strade, andarsene e fare il segretario, oppure tornare alla guida del governo, se lo richiamano perché non riescono a venire a capo di niente, un po’ come è successo con Napolitano». Non per fare «inciuci», ma per fare un governo alle sue condizioni, con un chiaro programma (in cui ci sarebbe anche la riforma elettorale) e con l’orizzonte delle elezioni anticipate.
Questo non significherebbe farsi dare il reincarico subito dopo le dimissioni. Ma aspettare e costringere la politica a guardarsi in faccia e a vedere che non c’è alternativa a Renzi e all’attuale maggioranza. Il premier è conscio della situazione: «Mi chiederanno di restare, perché non c’è un altro vero leader alternativo, possono fare solo un governicchio…», ha detto ai suoi. Però, non ha ancora dato una chiara indicazione. Pubblicamente ripete che «se vince il No io non sarò della partita», ma sottolinea anche che «non si può andare al G7 di maggio con un governicchio».

Leggi sull’argomento: Cosa c’è di strano nel voto degli italiani all’estero al referendum

 

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