Così Renzi spende senza l'ok dell'UE

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-12-09

Pochi, maledetti e subito: i due miliardi per la sicurezza e sulla cultura finiranno nella legge di stabilità senza aspettare il voto della commissione a marzo. Dopo l’analisi sull’Unione Europea migliore alleata di Marine Le Pen, il premier sembra deciso a fare, oltre che a parlare

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Dalle parole ai fatti? Dopo l’analisi sull’Unione Europea migliore alleata di Marine Le Pen, Matteo Renzi sembra deciso a fare anche qualcosa per combattere l’austerità che ha costruito il successo di Marine Le Pen e del Front National alle elezioni regionali in Francia, partendo dalle spese per sicurezza e cultura annunciate nelle scorse settimane. Per coprire le misure per la sicurezza il governo sarebbe orientato a portare nel 2016 il deficit al 2,4%, così come già autorizzato dal Parlamento cui presenterebbe comunque una relazione visto che cambiano i saldi. Il pacchetto, secondo fonti di maggioranza, non arriverebbe quindi in due tempi e non avrebbe, così come l’Ires, il vincolo dell’ok Ue alle clausole di flessibilità.

Pochi, maledetti e subito

Il governo conta di utilizzare per il pacchetto sicurezza/cultura solo 2 dei 3,2 miliardi disponibili e che inizialmente era stato destinati ad anticipare il taglio dell’Ires nel 2016 e ad altre misure per la crescita. Ripercorrendo le tappe all’indietro, va ricordato che originariamente Bruxelles aveva affidato a Roma il compito per il 2016 di portare il deficit all’1,4% del Pil. Poi la scorsa primavera era arrivata la prima deroga, l’ok alla flessibilità per le riforme che ha consentito al governo di alzare il target all’1,8%. A fine settembre nella Nota di aggiornamento del Def l’esecutivo ha alzato ulteriormente l’asticella, chiedendo nuova flessibilità per le riforme (0,1% addizionale) e per gli investimenti (0,3%) in modo da far salire il deficit fino al 2,2%. In più, sempre nel Def, Roma si è appellata alla flessibilità per i migranti, da poco richiesta anche dall’Austria, indicando che se fosse stata creata una clausola l’Italia avrebbe chiesto un altro sconto dello 0,2% sul deficit, arrivando al 2,4%. Gia’ a ottobre Renzi era stato tentato dal colpo di mano di far salire subito il deficit al 2,4% con la legge di stabilità senza concordarlo con la Ue, mettendo Bruxelles di fronte al fatto compiuto. A frenarlo era stato il ministro Padoan che consigliava maggior prudenza considerando la flessibilità già ottenuta. Alla fine il premier aveva quindi deciso di confermare il deficit al 2,2% nella legge di stabilità ma vincolando un ulteriore margine dello 0,2% al via libera Ue alla clausola migranti. Ora pero’ il governo non intende più aspettare e conta di procedere senza l’autorizzazione di Bruxelles che comunque non arriverebbe prima di primavera.

renzi deficit ue
L’infografica del Sole 24 Ore su come cambia la manovra (9 dicembre 2015)


Fare e parlare

Insomma il premier sembra deciso a fare, oltre che a parlare.  Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha annunciato anche un intervento a favore della fascia più debole dei risparmiatori colpiti dal recente salvataggio di quattro piccole banche. Il ricorso a un fondo di Welfare punta a superare le nuove regole di Bruxelles, che impediscono di usare aiuti di Stato quando istituti di credito diventano insolventi.  Padoan non intende portare a Bruxelles proposte destinate ad essere bocciate in base alla normativa dell’Unione europea sugli aiuti di Stato, come successo con il primo piano di salvataggio di Banca Marche, Etruria, CassaFerrara e CassaChieti. Anche se sul problema è in corso una sollevazione contro la Germania, che ha fatto approvare alla Commissione Ue salvataggi di sue banche per centinaia di miliardi e poi ha promosso vincoli per impedire gli stessi interventi agli altri Paesi. Il problema però è sempre lo stesso: uno spostamento di decimali non cambierà di molto la situazione. Con la spesa per interessi in ribasso il governo avrebbe oggi le carte in regola per fare molto di più. E soprattutto per destinare il denaro agli investimenti invece che (meglio: oltre che) alle spese del pacchetto sicurezza. Questo però Renzi non lo fa.

Leggi sull’argomento: Marine Le Pen, Matteo Renzi e il gioco al massacro dell’Europa

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