Così gli stranieri vanno via dall'Italia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-11-26

E al tempo stesso aumentano gli italiani che decidono di emigrare. Fotografia di un paese bloccato che non riesce a crescere

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Crisi immigrazione in Italia? Più o meno, perché stando a quanto ci dice l’ISTAT nel rapporto “Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente” sono sempre meno gli stranieri che arrivano in Italia. I dati del 2014 parlano chiaro, rispetto all’anno precedente ci sono state 30 mila iscrizioni all’anagrafe dall’estero in meno, un dato che in termini percentuali si traduce i un -9,7%. Se confrontiamo il numero di iscrizioni al registro anagrafico del 2014 con quello del 2007 il calo è ancora più vertiginoso: -47,3% pari a 249 mila persone in meno. .
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Meno stranieri in arrivo

Il 2007 viene utilizzato come metro di paragone per due motivi: in primo luogo è l’anno di ingresso nell’Unione Europea di Romania e Bulgaria, evento che ha notevolmente aumentato gli arrivi di cittadini romeni e bulgari nel nostro Paese. In secondo luogo è l’anno precedente all’inizio della crisi economica che ha fatto notevolmente contrarre l’economia italiana. Il motivo per cui questa non è proprio una buona notizia è che negli ultimi vent’anni l’afflusso migratorio in Italia ha rappresentato il principale fattore di crescita demografica. In buona sostanza grazie all’arrivo di cittadini stranieri il nostro Paese è riuscito a mantenere positivo il saldo demografico e a mitigare gli effetti negativi della de-natalità. Se però nel 2010 erano arrivati in Italia 448 mila cittadini stranieri nel 2014 il numero si è ridotto notevolmente, sono stati infatti 278 mila gli arrivi nel corso del 2014. Tra i flussi in entrata nel 2014 la cittadinanza più rappresentata è la rumena (51 mila ingressi), seguita dalle comunità marocchina (18 mila), cinese (16 mila) e bengalese (13 mila). Nonostante ciò il contributo degli immigrati al saldo demografico rimane fondamentale dal momento che offre un contributo che l’ISTAT definisce più che positivo (con un più 69mila unità) alla differenza tra nascite e decessi. Non va così bene per gli italiani dove il saldo naturale è in deficit, in salita nel 2014 a – 165 mila unità.
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Più italiani che lasciano il Paese

Sempre più italiani invece scelgono di emigrare, una tendenza in aumento costante da diversi anni. Secondo l’Istat il profilo dell’emigrante tipo è quello di una persona molto giovane, dove il 50% è di età compresa tra i 15 e i 39 anni. Ad andare all’estero sono stati, nel 2014, 136 mila persone, delle quali solo 47 mila erano cittadini stranieri che lasciavano il nostro Paese. Una crescita del 8,2% rispetto al 2013, il doppio di cinque anni fa. I principali Paesi di destinazione per i cittadini italiani sono quelli dell’Europa occidentale: Germania (14 mila emigrati), Regno Unito (13 mila), Svizzera (10 mila) e Francia (8 mila). Ci sono però anche coloro che decidono di tornare dall’estero, un numero molto inferiore rispetto a quelli che scelgono di partire, se infatti ad andarsene dall’Italia sono stati – nel 2014 – 88.859 italiani ne sono tornati appena 29.271. Ad andarsene sono sì i laureati e le persone con un titolo di studio più alto ma anche coloro che sono in possesso di un diploma. Le zone dalle quali si emigra di più sono la Sicilia e il Nord Italia, in particolare le zone di confine di Imperia, Bolzano e Trieste dove è possibile un’emigrazione “a corto raggio”.
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Ma il rapporto dell’Istat restituisce l’immagine di un paese bloccato anche sul fronte dell’immigrazione interna dove si è tornati ai valori più bassi mai registrati negli ultimi anni, ovvero a quelli del 2009.

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