Cosa succede se un presidente di Regione si dice pronto a raddoppiare il numero dei migranti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-04-16

Figliolo, una volta qui era tutta campagna elettorale (cit.): Marcello Pittella ha il coraggio di rispondere all’emergenza e i suoi cittadini. Che però non la prendono tanto bene

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Marcello Pittella, presidente della Regione Basilicata, è un politico coraggioso. Di fronte alla battaglia più impopolare per ogni politico e a un’emergenza nazionale come quella dei migranti che arrivano, si è detto pronto a raddoppiare il numero di posti disponibili per l’accoglienza. E l’ha fatto proprio nel giorno in cui le Regioni italiane, con alcune in corsa per la campagna elettorale, hanno invece detto “no grazie” al Viminale per i 6500 posti in più necessari.
 
COSA SUCCEDE SE UN PRESIDENTE DI REGIONE SI DICE PRONTO A RADDOPPIARE IL NUMERO DEI MIGRANTI
Marcello Pittella ha esposto le ragioni della sua scelta in una lunghissima lettera pubblicata su Facebook:

Dinanzi alla nuova tragedia che in queste ore si sta consumando nel Mediterraneo, con i barconi della speranza trasformati in bare galleggianti e i cadaveri dei migranti buttati in pasto ai pescecani, l’Italia e l’Europa non possono voltare la testa dall’altra parte o, ancora peggio, come taluni propongono, chiudere a doppia mandata la porta dell’accoglienza.
A fronte di uno Stato che si dice pronto a fare la propria parte e che, attraverso il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, si appella alla solidarietà nazionale, le Regioni non possono abdicare alla propria dignità istituzionale, rinunciando ad affrontare, con rigore e senso di responsabilità, un problema di natura umanitaria che riveste, al contempo, una grande valenza economica e sociale.
I migranti che sbarcano sulle nostre coste non sono il frutto di una pestilenza biblica. Né vanno considerati come i nemici non dichiarati di un benessere conquistato a fatica, e come tali da bloccare alle frontiere con gli strumenti che sono propri di un Paese in guerra.
Se c’è una guerra da combattere e vincere è quella contro la povertà, da un lato, e contro l’egoismo, il cinismo e la facile demagogia politica, dall’altro, tanto in Italia quanto in Europa.
Non si tratta di fare del buonismo a buon mercato. Ma di affrontare, con la consapevolezza che è propria delle Istituzioni democratiche, il tema vero del terzo millennio. Che è quello del rapporto tra sviluppo sostenibile e solidarietà, in un mondo globalizzato in cui non c’è frontiera che tenga quando la fame e la disperazione sono la molla che fanno muovere grandi masse da un punto all’altro del pianeta.
Le Regioni d’Italia, ed in particolare quelle del Sud, chiamate più di altre, in questi anni, a svolgere il ruolo di “front office” dell’accoglienza, faranno proprio, ne sono sicuro, l’appello del Governo. E lo faranno non solo perché a chiederlo sono Renzi, la Chiesa, il Papa, la nostra stessa coscienza. Lo faranno perché conviene al Mezzogiorno. Conviene alle Regioni del Sud fare da “ponte” tra il Nord Africa e l’Europa, in un processo virtuoso di integrazione e sviluppo.

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Dove si trovano i migranti nelle strutture di accoglienza (Corriere della Sera, 16 aprile 2015)

 

Da questo punto di vista, la Basilicata dà, sin d’ora, la propria disponibilità a raddoppiare, al termine di un percorso programmato con Ministero, Prefetture e Comuni, il numero dei migranti attualmente ospitato sul territorio regionale.
Siamo pronti a passare, a regime, da mille a duemila unità. Distribuendo i migranti, in piccoli gruppi omogenei, in tutti, o quasi, i paesi della regione. Facendoli accogliere dalle cooperative che operano nei nostri Comuni. Creando quindi anche nuove opportunità di lavoro per i nostri giovani e chiedendo, a chi verrà ospitato, di rendersi utile e di sottoporsi ad un percorso di formazione per imparare un mestiere e con esso anche la lingua italiana.
La Basilicata è pronta a fare da Regione-pilota, perché sa di avere le competenze per farlo, a valle della costituzione di un Organismo di coordinamento per gli immigrati e rifugiati, istituito con delibera di giunta dello scorso 24 febbraio e della nuova legge regionale sui rifugiati attualmente all’esame del Consiglio. E perché sa che oltre alle competenze vi sono la passione, il coraggio e la voglia di tanti sindaci, amministratori locali, Caritas, Cri, volontari di mettersi in gioco per diventare punto di riferimento in Italia e nel Mezzogiorno grazie ad un grande piano di accoglienza di lavoratori, rifugiati e minori.
Ce la faremo? Io penso di sì. Specie se, come credo, potremo contare sulla collaborazione del Ministero dell’Interno e sulla disponibilità, peraltro mai venuta meno in questi anni, delle Prefetture di Potenza e Matera.
Soprattutto, ce la possiamo fare sedendoci intorno ad un tavolo, per affrontare, in modo organico, tutti i problemi sul tappeto, partendo, per esempio, dalla destinazione dell’ex “Cie” di Palazzo: una struttura nata per essere una sorta di “carcere” che sarebbe utile trasformare in un Centro di accoglienza plurimo con non meno di 180 posti letto. Un posto dignitoso nel quale accogliere quasi il doppio di quei 100 migranti che, secondo il piano del Governo, dovrebbero a breve giungere in Basilicata.
Per cominciare, non mi pare poco

sbarchi 6500 posti
Il totale degli sbarchi negli ultimi anni (Corriere della Sera, 15 aprile)

LE REAZIONI
Sulla pagina Facebook di Pittella i commentatori si confrontano sulla proposta del Presidente della Regione. Alcuni sono nettamente contrari all’idea di Pittella, secondo il vecchio adagio benaltrista secondo il quale sarebbero ben altri i problemi della Basilicata che non c’è alcun bisogno di farsi carico dell’ulteriore problema dell’accoglienza dei migranti. Meglio pensare ai cittadini lucani, dicono alcuni utenti, e ai loro di problemi e mettere finalmente da parte questo buonismo che non è in grado di risolvere i problemi. Lo spauracchio dell’arrivo di terroristi ovviamente non è una questione di secondo piano, il rischio insomma è quello di tirarsi la zappa sui piedi.
pittella commenti - 1
Oltre a questo c’è il problema dei migranti lucani che continuano ad abbandonare la loro terra perché non vengono loro offerte delle alternative che li convincano a rimanere:
pittella commenti - 3
C’è anche chi riconosce i pregi e le virtù del gesto coraggioso di Pittella una “lezione di stile e di umanità” ai vari Maroni e Zaia. Altri invece, pur approvando l’apertura delle porte della Basilicata ai migranti (magari ricordando che la Basilicata è stata ed è una terra d’emigrazione verso altre zone d’Italia)
pittella commenti - 4
fanno presente che un conto è parlare di accoglienza un altro è dotarsi delle strutture e degli strumenti necessari per poter accogliere degnamente i profughi che sbarcano sulle nostre coste.
pittella commenti - 2
Se è vero quindi che non possiamo più voltare la testa da un’altra parte e sicuramente il gesto di Pittella dà un contributo importante per mettere in moto un cambiamento non solo delle politiche d’accoglienza ma anche per cambiare i toni del dibattito che si fa sulla pelle dei migranti. D’altra parte è anche vero che bisogna mettere in atto una serie di meccanismo in grado di tutelare sia i cittadini italiani sia i migranti che troppo spesso vengono accolti in modo improvvisato. L’Italia, si sa, è il paese delle emergenze, e l’immigrazione non fa certo eccezione; uscire dalla situazione emergenziale è possibile ma dev’essere un’azione coordinata e non imposta dall’alto dal Governo (che ne trarrebbe anche un vantaggio immediato spuntando una delle armi elettorali di Salvini). Non possiamo continuare fare affidamento sulla “buona volontà” di qualche Presidente di Regione o del politico locale di turno. Tanto più che nel caso di Pittella questa sua uscita rischia solo di compromettere, agli occhi dei suoi detrattori, l’immagine già offuscata dalla condanna della Corte dei Conti di Potenza arrivata gennaio 2015 per seimila euro di rimborsi illeciti ottenuti tra il 2009 e 2010.

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