Cosa succederà agli italiani nei Panama Papers

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-04-05

«Gli 800 connazionali? Li aspetta una profonda tribolazione», dice il viceministro Zanetti. L’occasione per un’immunità con penale nell’ennesima voluntary disclosure

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Sono 800 i nomi degli italiani nei Panama Papers e molti fanno parte del gruppo dei grandi evasori: hanno trasferito fondi nel centroamerica per fuggire dalla Svizzera prima degli accordi firmati da Berna sul segreto bancario e si sono sottratti anche alla voluntary disclosure offerta dal governo per dichiarare i capitali nascosti e messi al riparo dal fisco. Adesso, con il trasferimento dei denari dall’estero, è possibile contestare anche il reato di autoriciclaggio, ma per il governo ora il problema è cercare di capire come poter entrare in possesso dei documenti di Panama: all’epoca della Lista Falciani, di cui la Cassazione ha sancito l’utilizzabilità. Enrico Zanetti, viceministro all’Economia, in un’intervista al Corriere della Sera è piuttosto chiaro sugli italiani nei Panama Papers:

Sicuro che pagheranno?
«Se hanno sbagliato sì. Sul contrasto all’evasione fiscale internazionale questo governo ha condotto una delle azioni più decise negli ultimi due anni. Su altri fronti abbiamo razionalizzato, come sulle sanzioni penali, che erano populisticamente esagerate, ma sull’evasione internazionale abbiamo varato norme molto più stringenti e pesanti. Sappiamo che questa è una leva fondamentale per avere maggior equità nel sistema fiscale che non può accanirsi solo contro la piccola evasione domestica».
Che cosa rischia in concreto un contribuente italiano che figura in quegli elenchi?
«La presenza di contribuenti italiani in queste liste che stanno venendo fuori non li qualifica di per sé come evasori. Ma sono dati oggettivamente interessanti sui quali la nostra amministrazione finanziaria andrà sicuramente a fare qualche accertamento, e sicuramente ne salteranno fuori delle belle».
Sono utilizzabili le informazioni di questo tipo come elemento di accusa?
«Già con la lista dei contribuenti stranieri con i conti nella banca svizzera Hsbc, trafugata da Hervè Falciani, si è posto il problema, ma la Corte di Cassazione ha sancito la piena utilizzabilità di questi elementi, acquisiti anche in modo irrituale, nell’ambito dei procedimenti di natura tributaria. Non sono prove, ma elementi dai cui partire per fare accertamenti»

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Cosa sono i Panama Papers: l’infografica di Repubblica (4 aprile 2016)

Certo, la strada più semplice sarebbe quella del condono con multa: offrire l’immunità a chi accetta di pagare una penale pur di mettersi finalmente in regola. Sarebbe l’ennesima occasione, dopo i rientri dei capitali ideati dall’allora ministro Giulio Tremonti e la «voluntary disclosure» del governo di Matteo Renzi. Intanto il quotidiano Indian Express, che fa parte del consorzio,rivela la storia di due società che fino ai primi anni duemila hanno ricevuto provvigioni per la fornitura e l’assistenza postvendita di sistemi elettronici all’aviazione e alla marina militare indiana da parte della Elettronica spa, controllata dalla famiglia Benigni (35,3%), Finmeccanica (31,3%) e dalla francese Thales (33,3), il cui socio di riferimento è lo Stato francese. Si tratta di Intertrade Enterprise Limited (Ipe), con sede nelle Bahamas e appartenente a un personaggio indiano, e della Intertrade Pojects Consultants Limited (Ipc), basata a Dublino (Irlanda) ma registrata a Panama da Mossack Fonseca. Secondo il quotidiano, dietro questi affari si nasconderebbero presunte «tangenti» non meglio specificate. «Nessuna azione o iniziativa irregolare», protesta la società romana che sostiene di aver avuto rapporti solo con la Ipc per contratti, «datati tra il 1996 e il 2004, legati alla fornitura di parti di ricambio relative ad apparati precedentemente ceduti» al governo indiano da un’altra società che poi è stata acquisita dalla Elettronica spa nel 1992». A rivelare presunti affari offshore connessi alla società di calcio dell’Inter è ancora un quotidiano del consorzio, l’irlandese Irish Times, secondo il quale tra le carte panamensi farebbero capolino, oltre ai nomi di una ventina di attuali ex calciatori del passato e del presente, tra cui il fuoriclasse del Barcellona Leo Messi, vecchi e nuovi proprietari di club di calcio del calibro dell’italiana Inter e dell’argentina Boca Juniors. Dal club filtra una «assoluta tranquillità».

Leggi sull’argomento: L’Inter nei Panama Papers

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