Cosa succede ad Unicredit (e le voci su SocGen)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-14

L’ipotesi di una fusione per dare vita a un grande italo-francese di respiro europeo sta circolando con insistenza negli ambienti finanziari. Ma l’istituto di credito smentisce e bolla il tutto come speculazioni

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Avvio in forte rialzo per Unicredit che è subito sospesa per eccesso di volatilità. Per il titolo, il guadagno teorico è del 5%. A spingere su Piazza Cordusio sono le indiscrezioni su una possibile aggregazione con SocGen che a Parigi sale del 2,45% a 40,76 euro. C’è forse Sociètè Generale nel futuro di Unicredit. L’ipotesi di una fusione per dare vita a un grande italo-francese di respiro europeo, secondo diverse fonti riportate dall’agenzia di stampa ANSA, sta circolando con insistenza negli ambienti finanziari, di pari passo con i rumours apparsi nel fine settimana su un aumento di capitale di grande taglia, superiore ai 10 miliardi di euro, per la banca di Piazza Gae Aulenti. Mentre l’istituto non commenta, le fonti sottolineano come un’aggregazione, pur non scevra da rischi, sia tornata fra le opzioni. Centrale sarà poi la soluzione per la cessione dei crediti deteriorati.

Cosa succede ad Unicredit (e le voci su SocGen)

 
La banca ha già smentito in qualche modo le voci su una fusione con SocGen, bollandole come speculazioni di mercato. La Reuters invece scriveva sabato che l’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, punterebbe ad una emissione azionaria “in doppia cifra” che dovrebbe arrivare a 13 miliardi di euro per finanziare l’aumento di capitale. L’emissione azionaria superiore ai 10 miliardi sarebbe ben accetta dai regolatori anche se i principali azionisti potrebbero essere costretti a ridurre le loro quote. Unicredit interpellata non commenta. In questi giorni Mustier sta conducendo una revisione di tutti gli asset in vista della presentazione del suo piano il prossimo 13 dicembre.

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Jean Pierre Mustier, AD di Unicredit

Nei primi nove mesi il gruppo di Piazza Gae Aulenti ha visto l’utile salire di quasi il 15% a 1,8 miliardi, mentre ha registrato nel trimestre, un calo di quasi il 12% (sullo stesso periodo dello scorso anno) a 447 milioni di euro. Migliorato il capitale. Nel frattempo Unicredit ha ceduto il 30% di FinecoBank ed è in trattativa “con potenziali acquirenti” per vendere Pioneer Investments. Tra i pretendenti per l’asset management, che ha duemila dipendenti in 28 Paesi e un patrimonio gestito di circa 225,8 miliardi di euro, ci sono Poste in sinergia con Cdp e Anima, Ameriprise (attraverso la controllata in Uk Threadneedle), la francese Amundi e gli australiani di Macquarie. Mentre sembrerebbe più sfumata la posizione degli inglese di Aberdeen, interessati alle sole attività negli Stati Uniti. Sulla ricapitalizzazione è pronta ad intervenire anche la Fondazione Cariverona che è il primo socio italiano con il 2,7%, precisando però “di voler vedere prima i numeri”. Le prossime quattro settimane per Unicredit dovrebbero essere decisive anche per quanto riguarda i dossier delle cessioni di Pioneer e di Banca Pekao: già nelle prossime ore potrebbe essere definita la short list con i pretendenti ammessi alla fase finale per la società di asset management con Amundi e la cordata composta da Poste Italiane, Cdp e Anima segnalate come in prima fila. Secondo gli analisti di Equita Sim, un aumento di capitale da 12 miliardi di euro per Unicredit unito alle cessioni di Pioneer e Pekao porterebbe il common equity tier 1 al 14,2%.

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