Cosa sbaglia l'Italia nell'accoglienza dei profughi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-04-26

Vitto e alloggio senza lavorare né studiare: è l’assistenzialismo dei centri di accoglienza. In Germania c’è l’obbligo ai corsi di lingua e chi non adempie vede il ritiro progressivo dei benefici

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Vitto e alloggio senza lavorare né studiare, al contrario della Germania e di altri paesi dell’Unione Europea. Così Federico Fubini sul Corriere della Sera di oggi sintetizza gli errori dell’Italia nell’accoglienza dei profughi: troppo assistenzialismo senza impegni per gli ospiti. Che a lungo andare, come spiega l’aneddoto raccontato nell’articolo, si abituano e ne sfruttano i vantaggi:

Fofana sorride con indolenza. «Voglio essere un rifugiato», è la sua posizione. In due anni un piccolo avvocato locale — Vibo Valentia è prossima al record europeo per densità di legali nella popolazione — ha presentato per lui una serie di domande di asilo. Cento euro l’una, pagate con l’argent de poche dell’accoglienza. Tutte respinte fino al ricorso attuale, pendente da mesi, ma Fofana non ha mai fatto lo sforzo di imparare una parola d’italiano. Ha capito anche lui che questo Paese, per inerzia, sta riproducendo con i migranti le peggiori tare dell’assistenzialismo degli anni 70 e 80 del secolo scorso.
Forse è la sola risposta che la macchina amministrativa sia in grado di fornire nell’emergenza, se non altro perché è quella che conosce già. Questo è il welfare che dà qualcosa in cambio di niente. È un sistema che distribuisce vitalizi e protezione senza pretendere dai beneficiari lo sforzo di imparare un mestiere, né le leggi o la lingua del Paese ospitante, o anche solo senza chiedere loro una mano a tenere pulita la strada comunale qui fuori. Una perla del Mediterraneo come Briatico ne avrebbe un gran bisogno, ora che ha di nuovo un sindaco accusato di concorso in associazione mafiosa.

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Cosa sbaglia l’Italia: l’accoglienza dei profughi (Corriere della Sera, 26 aprile 2016)

Qual è la differenza con la Germania?

La cancelliera ha spiegato che l’obiettivo è rendere più facile per chi richiede asilo accedere al mondo del lavoro. Non renderli alienati, passivi e depressi, con un futuro da accattoni o da manovalanza criminale. Il modo per farlo è superare il welfare paternalista e chiedere ai migranti qualcosa in cambio di qualcos’altro. Lo Stato federale tedesco li nutre e alloggia, proprio come lo Stato italiano versa anche una piccola diaria a chi arriva senza documenti chiedendo asilo politico. In contropartita però la Germania pretende dagli stranieri alcuni impegni specifici: obbligo di frequenza a corsi di lingua, cultura e legislazione tedesca, con regolari verifiche dell’apprendimento; per chi non adempie c’è il ritiro progressivo dei benefici. La grande coalizione di Merkel prevede anche ciò di cui avrebbero tanto bisogno Briatico e molte altre municipalità italiane che ospitano i migranti: piccole somme in più, magari un euro l’ora, a chi svolge lavoretti per la comunità locale.

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