Cosa sappiamo del virus Zika

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-01-27

Il punto sulle ipotesi che lo Zika possa causare malformazioni durante la gravidanza. Per quanto riguarda la trasmissione per via sessuale i casi registrati sono soltanto due (nel 2008 e nel 2013)

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Il virus Zika è l’infezione dell’anno, meno letale di Ebola che ci ha tenuto compagnia tra 2014 e 2015, in questo inizio 2016 il “virus venuto dal Brasile” tiene banco su tutti i giornali. Il virus Zika viene generalmente trasmesso dalla puntura delle zanzare Aedes aegypti, non è naturalmente presente in Europa e non vi sono evidenze scientifiche di trasmissione da uomo a uomo. Al momento la maggior parte dei casi di contagio è stata registrata in Brasile in Europa tre casi sono stati registrati in Regno Unito e stando a quanto riporta il Time un cittadino danese sarebbe il primo caso di Zika sul continente.

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I sintomi del virus Zica includono febbre, congiutivite, eritema, mal di testa e dolori articolari

Il virus Zika e il legame con le nascite di bambini affetti da microcefalia

In America le cose vanno decisamente peggio, sono 24 i paesi (tra i quali Costa Rica, Isole Vergini, Repubblica Domenicana e Messico) nei quali è stata confermata la presenza del virus. Per Zika non esiste al momento alcun vaccino o profilassi, ma non è questo il motivo che ha spinto gli esperti del CDC a lanciare l’allarme in vista dell’arrivo del virus negli Stati Uniti (ipotesi che viene considerata altamente probabile). Non esiste un trattamento farmacologico specifico ma Zika si può curare semplicemente stando a riposo, bevendo molta acqua e facendo ricorso ad analgesici per alleviare il dolore. L’unica forma di prevenzione consigliata è quella di evitare le punture di zanzara (essendo il principale vettore del virus) sia indossando un abbigliamento adatto sia provvedendo a disinfestare le abitazioni. Anche se non è una malattia mortale e altamente contagiosa Zika sta allarmando le autorità sanitarie, dai Centri statunitensi per la prevenzione e controllo delle malattie Cdc all’Organizzazione mondiale della sanità, perché sembra colpire in maniera grave i feti nel grembo di donne infettate: gli esperti indicano infatti un possibile legame del virus con la comparsa di gravi patologie nei neonati, come la microcefalia fetale che, caratterizzata da uno sviluppo minore del cranio, può determinare seri ritardi cognitivi e problemi alla vista e all’udito. «Al momento il problema più importante è che sembra che ci siano bambini, nati da donne che hanno avuto l’infezione durante la gravidanza, che hanno presentato una microcefalia.Il virus Zika nel 25% dei casi decorre in maniera asintomatica, nella maggior parte dei casi la sintomatologia è lieve e si manifesta con febbricola, esantema, congiuntivite», spiega però Antonio Chirianni, Presidente della Simit, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, Direttore Dipartimento Malattie Infettive ed Urgenze Infettivologiche – Azienda Ospedaliera Ospedali dei Colli “Monaldi-Cotugno-CTO” Napoli. Il legame è stato ipotizzato proprio in Brasile dove è stato registrato un numero anomalo di nascite di bambini affetti da microcefalia proprio in concomitanza con la diffusione del virus. L’anno scorso infatti oltre un milione e mezzo di persone sono state contagiate da Zika e il numero di parti con microcefalia è stato di 3.500 quando generalmente nel paese sudamericano ne vengono registrati poco più di un centinaio all’anno. Non si tratta però unicamente di una correlazione statistica, alcuni ricercatori hanno infatti riscontrato la presenza di Zika in due bambini nati microcefali e morti 24 ore dopo il parto. Il virus Zika è stato individuato anche in donne che avevano avuto aborti spontanei. Una situazione analoga a quella registrata durante una precedente epidemia di Zika esplosa nella Polinesia Francese. C’è da dire che non si tratta di ipotesi conclusive ma solo di osservazioni preliminari e anche il CDC è molto cauto nel dire che esiste una certezza scientifica (parla invece di forti evidenze) a proposito del rapporto tra Zika e malformazioni neonatali la CNN riporta una dichiarazione di Lyle Peteresen, Direttore della del dipartimento del CDC che studia le malattie trasmesse da vettori non umani, che spiega che il feto può essere contagiato dal virus: «What we now know, is that fetuses can be infected with the virus. That’s not new for infectious diseases, but it is new for this virus» dal momento che durante i primi mesi di sviluppo il feto è molto delicato allora il CDC ha invitato alla prudenza le donne che hanno in programma una gravidanza. In un comunicato il CDC sottolinea che si tratta di test eseguiti solo su due casi mentre il 15 gennaio il dipartimento della salute delle Hawaii ha rilasciato un comunicato dove si dice che una donna – che aveva contratto il virus durante un viaggio in Brasile a maggio 2015 –  ha dato alla luce un bambino affetto da microcefalia. Nel frattempo però in alcuni paesi (ad esempio El Salvador) è stato ufficialmente chiesto – a titolo precauzionale – alle donne di non rimanere incinte per evitare eventuali danni al feto perché secondo alcuni ricercatori il virus rimane attivo nel corpo della donna per almeno 12 giorni.

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I casi di virus Zika in Italia e nel mondo (Corriere della Sera, 25 gennaio 2015)

Le vie di trasmissione del virus

Fino ad oggi quel poco che si sapeva del virus – che benché raro è noto dal 1947 – era che la trasmissione poteva avvenire solo tramite le zanzare infette o che avevano punto persone già contagiate dallo Zika. Altre possibili vie di contagio (che secondo il CDC sono più rare) sono dalla madre al figlio durante il parto, e – questa è l’ipotesi di cui abbiamo parlato qui sopra – durante la gravidanza. A quanto pare invece il virus non viene trasmesso durante l’allattamento (anche qui non c’è la certezza assoluta), ragione per cui gli esperti invitano le donne a non smettere di allattare al seno anche nei paesi dove Zika è endemico. In questi ultimi giorni però hanno iniziato a circolare ipotesi scientifiche riguardanti la trasmissione dello Zika tramite il sangue e i rapporti sessuali non protetti. Il riferimento non è recente ma riguarda due soli casi. Il primo è stato registrato durante l’epidemia di Zika nella Polinesia Francese del 2013: lo sperma e le urine di un uomo di 44 anni originario di Tahiti hanno dato esito positivo al test per lo Zika anche se il virus non era presente nel sangue. Nel 2008 invece Brian Foy aveva contratto lo Zika durante un soggiorno in Senegal. Una volta tornato a casa, in Colorado, la moglie era stata contagiata anche se non era stata punta da nessun insetto. Per entrambi i casi il sospetto – ma non la certezza – è che il virus si sia trasmesso durante i rapporti sessuali.
 
 

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