Cosa prevede il DDL Sprechi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-03-17

La parola d’ordine è SprecoZero, cosa sono le eccedenze alimentari? Chi può donare e chi potrà beneficiarne? In che modo il Parlamento vuole promuovere una nuova cultura alimentare nelle scuole sensibilizzando contro lo spreco di alimenti e risorse

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È arrivato ieri alla Camera il cosiddetto “DDL Sprechi” ovvero la proposta di legge avanzata dalla deputata PD Maria Chiara Gadda contente misure tese alla riduzione degli sprechi alimentari e per semplificare la possibilità di effettuare donazioni a quelle associazioni che si occupano di assistere e fornire cibo a coloro che versano in stato di necessità. Il provvedimento, dal titolo Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi, mira a incentivare la cessione delle eccedenze alimentari (ovvero i prodotti rimasti invenduti) idonee al consumo umano (quindi non scadute) da parte degli operatori del settore facilitando le donazioni a favore degli enti privati senza scopo di lucro che svolgono un’attività assistenziale alle persone “indigenti”.
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La legge sulla donazione delle «eccedenze alimentari»

Il testo in discussione alla Camera dovrebbe essere approvato in questi giorni e prevede anche una serie di norme per la gestione delle eccedenze alimentare che si rivelassero non idonee al consumo umano. In quei casi quei prodotti potranno essere destinati al sostegno vitale di animali oppure, in ultima istanza, ad autocompostaggio o a compostaggio di comunità con metodo aerobico. Il cibo, anche quello in scadenza o scaduto è un bene prezioso, una risorsa che non può e non deve essere sprecata. La legge stabilisce quindi una definizione di eccedenze alimentari, si tratta di tutti quei

i prodotti alimentari, agricoli e agro-alimentari che, fermo restando il mantenimento dei requisiti di igiene e sicurezza del prodotto, sono, a titolo esemplificativo e non esaustivo: invenduti o non somministrati per carenza di domanda; ritirati dalla vendita in quanto non conformi ai requisiti aziendali di vendita; rimanenze di attività promozionali; prossimi al raggiungimento della data di scadenza; rimanenze di prove di immissione in commercio di nuovi prodotti; invenduti a causa di danni provocati da eventi meteorologici; invenduti a causa di errori nella programmazione della produzione; non idonei alla commercializzazione per alterazioni dell’imballaggio secondario che non inficiano le idonee condizioni di conservazione;

In sostanza quindi tutta la merce esteticamente “non conforme” o non idonea alla vendita perché danneggiata potrà essere ceduta a titolo gratuito a quelli che la nuova normativa definisce “soggetti concessionari”, cioè tutte quelle associazioni (immaginiamo ad esempio i vari “banchi alimentari” che raccolgono cibo per gli indigenti) che poi lo distribuiranno sul territorio a chi ne avrà necessità. Il DDL sprechi non riguarda solo la grande distribuzione e i prodotti confezionati perché prevede anche la cessione a titolo gratuito delle eccedenze di prodotti agricoli in campo o di prodotti di allevamento e consente anche ai produttori artigianali o industriali, la ristorazione organizzata, inclusi gli agriturismi, e la ristorazione collettiva di donare la produzione in eccesso.
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Inoltre vengono disciplinate le modalità di cessione dei  prodotti finiti della panificazione e i derivati degli impasti di farina rimasti invenduti 24 ore dopo la produzione (ovviamente si parla di quei prodotti che non necessitano di essere conservati in un frigorifero). Potranno infine essere donati anche prodotti farmaceuticiA proposto della legge il Ministero per le politiche agricole e forestali aveva diramato nei giorni scorsi un comunicato stampa dove spiegava che l’obiettivo del Ministero è quello di arrivare nel 2016 a recuperare un milione di tonnellate di eccedenza, il doppio di quanto viene recuperato annualmente in Italia. Secondo i dati diffusi dal Ministro Lorenzo Martina ogni anno il fenomeno dello spreco del cibo vale – in Italia – quasi 12 miliardi di euro. Uno spreco non solo di cibo ma anche di denaro che può e deve essere evitato.
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L’educazione alimentare e la promozione della cultura del cibo sano

Ma la legge non riguarda solo l’atto pratico della donazione delle eccedenze e vengono stanziati tre milioni di euro (grazie ad un emendamento in Commissione di Matteo Mantero del M5S) per l’anno 2016 al fine di istituire un fondo “destinato al finanziamento di progetti innovativi, anche relativi alla ricerca e allo sviluppo tecnologico nel campo del confezionamento dei prodotti alimentari, finalizzati alla limitazione degli sprechi e all’impiego delle eccedenze, con particolare riferimento ai beni alimentari e alla loro destinazione agli indigenti”. La speranza è che questi finanziamenti possano essere aumentati negli anni a venire. Anche l’educazione alimentare nelle scuole è uno dei punti cardine della legge che prevede l’attivazione presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado di percorsi mirati all’educazione a una sana alimentazione e a una produzione alimentare ecosostenibile, “nonché alla sensibilizzazione contro lo spreco degli alimenti e sugli squilibri esistenti a livello nazionale e internazionale nell’accesso al cibo“. È stato invece bocciato in Aula ieri l’emendamento presentato dal M5S riguardante la possibilità di finanziare la  promozione dello stile alimentare vegetariano tramite la diffusione dell’utilizzo “di prodotti agroalimentari ecologici, a base preferibilmente vegetale, provenienti da filiera corta e a chilometro utile”. Nonostante un certo accordo tra le parti durante l’esame del testo in Commissione il Movimento 5 Stelle rimane su una posizione molto critica a proposito del DDL Sprechi perché sono stati bocciati tutti gli emendamenti concernenti l’olio di palma. I deputati del pentastellati avrebbero voluto l’introduzione di norme più severe in materia di etichettatura dei prodotti confezionati con olio di palma. Il movimento avrebbe voluto che venisse imposto l’obbligo di indicare sull’etichetta i danni per la salute del consumo di prodotti con olio di palma, il problema è che la questione riguardante questo prodotto molto usato nell’industria agroalimentare (soprattutto ma non solo nella produzione di merendine) è molto più complessa di così.
 
 
 
 

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