Cosa è successo a cena tra Tsipras e la Merkel

di Faber Fabbris

Pubblicato il 2015-03-22

L’iniziativa di Tsipras di un ‘vertice a otto’ (con Juncker, Dijsselbloem, Draghi, Merkel, Tusk, Merkel e Hollande) era stata presentata come una mossa disperata, un’ultima spiaggia di un governo ormai pronto a capitolare. Invece è stato lo spostamento sul terreno politico della questione economica, irrisolubile nella logica tecnocratica-liberista fin qui dominante

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La conclusione del vertice dei capi di Stato e di governo del 19 marzo può considerarsi un netto successo – non scontato – per il governo greco, e segna lo sblocco di una grave situazione di stallo. La spirale di tensione era salita a livelli altissimi poco prima della riunione, con minacce quasi esplicite verso il governo di Atene. In una lettera confidenziale al governo greco, Declan Costello (rappresentante della Commissione Europea nella commissione negoziale), aveva definito un atto ‘unilaterale’ e contrario agli accordi del 20 febbraio il primo ddl del governo Tsipras, approvato dal parlamento il 18 marzo. Nella legge, riallaccio e gratuità della corrente elettrica, buoni pasto e sovvenzioni alle famiglie più povere. Lo stesso Tsipras ha dichiarato alla Camera: “Come rispondere a certi tecnocrati che ci chiedono di congelare i nostri provvedimenti, quando a soffrire il freddo sono migliaia di famiglie, che vivono senza elettricità? La risposta la diamo oggi, in parlamento, con l’attività legislativa, innalzando una barriera di sovranità e dignità nazionale”.
 
IL SENSO DELLA MISSIVA
Il tiepido Moscovici era stato costretto a correre ai ripari cercando goffamente di neutralizzare il senso della missiva. Paradossalmente, questo e altri recenti eccessi hanno contribuito al sensibile cambiamento di tono da parte dei ‘creditori’, che non potevano più coprire incursioni così smaccate contro la sovranità di uno Stato dell’UE. L’iniziativa di Tsipras di un ‘vertice a otto’ (con Juncker, Dijsselbloem, Draghi, Merkel, Tusk, Merkel e Hollande) era stata presentata come una mossa disperata, un’ultima spiaggia di un governo ormai pronto a capitolare. Invece è stato lo spostamento sul terreno politico della questione economica, irrisolubile nella logica tecnocratica-liberista fin qui dominante. Del resto, i più ‘politici’ fra gli interlocutori di Tsipras (Juncker e Merkel) hanno avuto buon gioco a innalzare il rango del dibattito, atteggiandosi a provvidenziali risolutori. Il comunicato finale è -come sempre- piuttosto cabalistico ed ermetico. In soldoni, l’esito della lunga riunione (oltre 4 ore) lo si è potuto dedurre dalla conferenza stampa di Jean Claude Juncker, che ha annunciato lo sblocco di 2 miliardi di euro in favore della Grecia (da riserve di bilancio UE) per interventi sulla crisi umanitaria e contro la disoccupazione giovanile (in Grecia al 60%). Non è un dettaglio che Juncker abbia utilizzato esplicitamente l’espressione ‘crisi umanitaria’, coniata da Syriza per denunciare gli esiti catastrofici delle politiche di austerità in Grecia, e accuratamente evitata da alcuni leader europei, se non addirittura dileggiata.
 
LA GRECIA E LA BCE
La cifra non è lontana dagli 1,9 miliardi di profitti realizzati dalla BCE con i rendimenti dei bond greci, che Atene reclama, ma Draghi non sblocca. Nella conferenza stampa di venerdì pomeriggio, Tispras ha sintetizzato l’esito dell’incontro, che è servito a dipanare le divergenze interpretative dell’accordo del 20 febbraio. Punto non da poco, viste le cacofonie dei vertici europei e la posta in gioco. Non ci sarà, ha precisato il primo ministro greco, una quinta ‘revision’ (cioè ulteriore tappa dell’extending and pretending, finora imposto dalla troika); la Grecia sarà padrona delle riforme che saranno attuate, ed è stato ribadito il metodo di lavoro: le trattative politiche fra politici (il ‘Gruppo di Bruxelles’), quelle tecniche fra tecnici. Sembrano punti neutri, poco eloquenti, ma significano un corso del tutto diverso rispetto a quello imposto dalla Troika al governo Samaras (e che Scahuble e Dijsselbloem pretendevano esplicitamente di mantenere): leggi dettate per email al parlamento di Atene; voti militarizzati di migliaia di pagine di testi legislativi in poche ore; ispezioni libere dei rappresentanti dei creditori nei ministeri. Per Tsipras questo stato di sovranità limitata è finito col nuovo governo: “Trattiamo, ma allo stesso tempo abbiamo cominciato a governare; discutiamo, ma allo stesso tempo approviamo le leggi. Abbiamo già cominciato a fare le riforme, sforzandoci non solo di riportare il Paese alla normalità, ma di recuperare gli anni perduti”.
 
LA PARTITA RIAPERTA
«Alcuni di voi» ha detto il primo ministro greco rivolto ai giornalisti “hanno valutato negativamente l’iniziativa del vertice a otto. Ne usciamo non solo più fiduciosi, ma certi che esistano oggi possibilità nuove nel difficile quadro dell’Unione Europea”. “Oggi” ha aggiunto, “abbiamo rimesso sui binari l’accordo del 20 febbraio”. “Continueremo, assieme alle istituzioni, a costruire un rapporto di fiducia, procedendo in una direzione diversa da quella seguita dalla Grecia negli ultimi cinque anni”. Rispondendo poi ai giornalisti, Tsipras ha confermato la fiducia totale de governo nell’operato del ministro delle Finanze Varoufakis, e smentito le voci allarmistiche su imminenti problemi di liquidità della Grecia (che ha pagato tutte le scadenze di febbraio e marzo dei prestiti in corso). “Ci sono forze interessate che alimentano queste voci, per destabilizzare il quadro politico ed economico del Paese. Invito i greci ad ignorarle, e a fare prova di sangue freddo. I governi non cadono a causa delle macchinazioni o delle pressioni esterne. I governi cadono quando perdono il sostegno popolare”.
La battaglia per un riorientamento delle politiche economiche in Europa è appena all’inizio. Ci saranno nuove frizioni e contrasti. L’esito non è scontato. È certo però che la Grecia di Tsipras ha riaperto con coraggio e serietà la partita.

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