Cosa c'è nel piano di Tsipras

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-07-09

Dodici miliardi è il totale del pacchetto di riforme proposto dal premier greco. Aumenta l’IVA per molti prodotti ma resta al 13% per le isole. Le proposte di riforma delle pensioni e gli aumenti delle tasse sul lusso e sulle società. La linea della sinistra del partito e la “solidarietà” dell’opposizione

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Dodici miliardi. Queste sarebbero le dimensioni del piano di Alexis Tsipras che il primo ministro greco presenta stasera all’Unione Europea. Un piano di riforme (a cominciare da quella delle pensioni), tagli di spesa e nuove tasse, sarebbero 47 pagine stavolta ben dettagliate, scritte sulla falsariga dell’ultimo piano Juncker e con l’assistenza di esperti francesi. Ma la questione degli anni non è secondaria: se si fosse trattato di impegni da portare avanti in appena due anni (di cui la metà del primo già passata), si sarebbe pensato a un piano lacrime e sangue. In tre anni la situazione è maggiormente gestibile.
 
COSA C’È NEL PIANO DI TSIPRAS 
Il pacchetto di riforme è stato messo a punto da Tsipras e dal suo vice Yannis Dragasakis, dal ministro delle Finanze Euclides Tsakalotos e dal ministro dell’Economia Stathakis prima di essere presentate agli altri ministri. Durante l’incontro Tsipras ha parlato anche di ricerca di un accordo con i creditori; tra i critici durante la riunione il ministro dell’Enegia Panagiotis Lafazanis, uno dei leader della sinistra interna di Syriza. Lo stesso Lafazanis aveva detto in mattinata che il governo non avrebbe firmato altri memorandum: il peso delle proposte del governo è pari a circa dodici miliardi in totale di misure, di cui 8 miliardi che erano inclusi nel piano respinto dagli elettori greci nel referendum di domenica. Secondo i piani il governo avrebbe dovuto presentare le proposte giovedì in Parlamento, ma a questo punto il voto probabilmente arriverà venerdì sera, quando però sarà anche chiaro l’orientamento dell’Unione Europea e il giudizio sulla proposta. Secondo alcune fonti alla stesura del piano hanno partecipato anche tecnici del governo francese e della Commissione UE, per assicurarsi della congruità del piano rispetto alle aspettative europee. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano greco Naftemporiki e riportato dal Sole 24 Ore, ci sarebbero cambiamenti significativi nei sistemi fiscale e pensionistico. In particolare l’Iva resterebbe articolata su tre aliquote: 6% per farmaci, libri e teatro, 13% per hotel, energia, prodotti freschi e prodotti alimentari essenziali, gli altri prodotti alimentari, ristoranti e tutto il resto 23%. Resterebbe lo sconto del 30% per le isole, che resta una “linea rossa” per Tsipras. Secondo i calcoli del giornale greco, l’aumento dell’Iva sui prodotti alimentari aumenterebbe il loro prezzo dell’8,85% immediatamente, i prezzi degli alberghi aumenterebbe del 6,1%. Sarebbe confermata la tassa sulla proprietà immobiliare assai contestata nel 2015 e nel 2016 (varrebbe 2,65 miliardi), aumenterà la tassa di solidarietà, quella sul lusso e quella sulle società. Si prevedono criteri più stretti per le dichiarazioni sull’attività di agricoltore.
 
LE PENSIONI E LE SCADENZE
Per le pensioni il governo di impegnerebbe ad attuare pienamente la legge che prevede un sostegno di base e proporzionato per chi ne ha diritto da gennaio 2015, ma si rinvia l’attuazione del principio zero deficit per le pensioni supplementari. Inoltre di prevederebbero “strette penalizzazioni” per scoraggiare il pensionamento anticipato. L’età pensionabile per tutti a 67 anni (a 62 anni per chi ha quarant’anni di contributi).  E ancora: la Grecia chiede in cambio bassi livelli di avanzi primari fino al 2018, una ristrutturazione del debito attraverso l’ESM e senza la partecipazione del Fondo Monetario Internazionale, l’erogazione immediata di fondi, un programma di investimenti della Banca Europea degli Investimenti, oltre a una legislazione concordata con l’OCSE per cancellare gli oligopoli. Mancano solo tre giorni prima del vertice europeo di domenica, quello che in caso di mancato accordo potrebbe sancire l’avvio di una qualche sorta di procedura di espulsione, esplicita o meno, della Grecia dall’euro. La riunione dei leader dell’area euro è stata calendarizzata per domenica alle 16. Alle 18 sarà seguita dal Consiglio dei capi di Stato e di governo di tutta l’Ue a 28. Domani intanto partirà la valutazione tecnica preliminare. Sabato mattina si proseguirà con l’euro working group e dalle 15 con l’Eurogruppo dei ministri delle Finanze. Per rimarcare il clima di fiducia e reciproco rispetto tra le parti, il portavoce di Juncker ha fatto sapere che il piano non è firmato. Quanto ci avrà guadagnato o perso la Grecia, nonostante la questione degli otto miliardi su dodici segnalata da Lafazanis, non sarà possibile valutarlo finché non si conosceranno con certezza i tempi del piano (due anni o, come sembra più probabile, tre) e il dettaglio delle misure che Tsipras ha proposto con l’eventuale ridiscussione e le altre richieste dell’Unione Europea.
 
LA SOLITUDINE DI ALEXIS (E LA MANO… TESA DELL’OPPOSIZIONE)
Nel frattempo il giornale greco in lingua inglese Ekathimerini, non vicino a Tsipras, ha pubblicato un editoriale in cui ha descritto la solitudine del primo ministro, e spiegato che Tsipras si trova in questo momento davanti a una serie di possibilità. La prima opzione prevede il rigetto finale di qualsiasi accordo con la conseguenza di farsi sbattere fuori dalla zona euro; può invece firmare un accordo, e trovarsi così in conflitto con la sinistra di Syriza; oppure può fuggire dall’accordo dimettendosi ed indicendo nuove elezioni, con una piattaforma politica che preveda le mani libere nella trattativa fino al suo abbandono. Poi il giornale analizza le possibili conseguenze della scelta: la prima scelta eviterebbe il conflitto nel partito ma porterebbe la Grecia a un futuro molto incerto. La seconda strada è più difficile, spiega il quotidiano vicino alle ragioni del sì nel referendum, ma è quella che garantirebbe al paese di restare nella zona euro e proseguire (?) sulla strada dello sviluppo e della stabilità. La terza scelta apparirebbe come una via di fuga dalle difficoltà immediate, ma nel breve periodo gli stessi problemi si ripresenterebbero. Ekathimerini chiude dicendo che se Tsipras dovesse scegliere la seconda strada “e combattere per tutti i greci”, che vinca o che perda, troverà molti più alleati di quelli che perderà. Molti di più, conclude sibillinamente e forse evocando un cambio di maggioranza per il governo di Tsipras, “di quanti lui possa immaginare”. Messa così, sembra un’offerta politica di sostegno nei confronti di uno Tsipras più moderato, che potrebbe così perdere l’ala sinistra di Syriza ma sostituirla con un altro appoggio politico. Fantascienza, per ora. Il piano verrà presentato domani al comitato parlamentare di Syriza. In serata dovrebbe arrivare il voto del Parlamento. E magari proprio lì però le ipotesi si potrebbero trasformare in realtà.

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