Cosa c'è dietro la lavagna di Matteo Renzi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-05-15

Studenti e sindacati hanno preso appunti e rispondono punto per punto alla lezione alla lavagna fatta da Matteo Renzi qualche giorno fa. Le critiche dei sindacati alla riforma della scuola. E la corsa disperata per trovare un accordo prima del blocco degli scrutini

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La Rete degli Studenti Medi ha pubblicato un video in cui risponde a quello di Matteo Renzi dove il Presidente del Consiglio in maniche di camicia e gessetti colorati spiegava i punti salienti della sua riforma della scuola, la Buona Scuola. Nel video Renzi si dichiarava contento che la scuola fosse finalmente al centro della discussione, “la cosa più importante di tutte“.

LE CRITICHE DEGLI STUDENTI A RENZI
L’apertura di Renzi al confronto stride con il fatto che, ad esempio, i commenti al video siano chiusi e soprattutto con le modalità con cui sono stati condotti gli incontri con le parti. Il 13 maggio infatti (lo stesso giorno in cui è stato pubblicato il video di Renzi) i ministri Madia, Giannini e Boschi avevano incontrato gli studenti che evidentemente ne erano usciti insoddisfatti e con molte perplessità:

L’incontro di oggi è stato un incontro di facciata. Non abbiamo ricevuto nessuna risposta: se non si cambiano le fondamenta del disegno di legge Buona Scuola sarà ancora mobilitazione per una scuola che sia ‪#‎buonaxdavvero‬!

Da qui probabilmente la decisione di affrontare il Presidente del Consiglio con le sue stesse armi, pubblicando un breve video in cui si enunciano le criticità della riforma della scuola. Nel video Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete degli Studenti Medi denuncia come il disegno di legge sia orientato alla creazione di una scuola delle diseguaglianze, ad esempio la chiamata degli insegnanti, che rischia di creare scuole di serie A e scuole di serie B. Anche le risorse destinate al diritto allo studio contribuiscono a creare differenze tra gli studenti di diverse parti d’Italia. Nel complesso la riforma lede l’autonomia scolastica e impoverisce la scuola pubblica lasciando studenti e insegnanti senza gli strumenti necessari per fare una buona scuola.

IL FACT CHECKING DELLA CGIL
Anche la CGIL dopo aver minacciato il blocco degli scrutini fa le pulci al disegno di legge sulla Buona Scuola. Nel documento della CGIL ritorna la scarsa disponibilità del Presidente del Consiglio ad un confronto con le parti, anche se dice che è un bene che la scuola sia tornata al centro del dibattito pubblico poi svilisce il valore di questo dibattito.

Si dice aperto al confronto, che non ha la verità in tasca. Ma allora perché non parla direttamente con i sindacati e con chi nella scuola vive? Negli incontri, ai quali non si presenta, fa dire che comunque l’impianto del disegno di legge sulla scuola non cambia. È questa la sua idea di confronto? Chi vuole dialogare non mantiene un comportamento sprezzante nei confronti dei lavoratori che hanno scioperato e delle organizzazioni che li rappresentano. Organizzazioni che non boicottano ma fanno proposte, che hanno il sostegno e il consenso del mondo della scuola e chiedono di cambiare radicalmente il disegno di legge della brutta scuola e di rinnovare il contratto nazionale.

Dubbi vengono sollevati dal sindacato anche per quanto riguarda il ruolo centrale all’interno del sistema scolastico che Renzi dichiara di voler restituire ai docenti. Questo solo a parole, perché poi nella sostanza dei fatti la riforma darebbe molto più potere ai dirigenti scolastici. La riforma prevede che i dirigenti scolastici possano gestire le risorse umane, tecnologiche e finanziarie. Le scuole avranno un organico potenziato (garantito dal piano straordinario di assunzioni) per coprire tutte le cattedre vacanti, rispondere alle nuove esigenze didattiche, organizzative e progettuali, potenziare l’offerta formativa, fronteggiare la dispersione scolastica, rendere la scuola più inclusiva, eliminare le supplenze. Le scuole potranno indicare il loro fabbisogno di docenti e strumenti per attuare i Piani dell’offerta formativa, che diventano triennali e sono predisposti dai presidi, sentiti gli insegnanti, il Consiglio di istituto e le realtà territoriali. Verrà istituito anche un Portale unico dei dati della scuola con la pubblicazione di tutti i dati relativi al sistema di istruzione.

scuola trattativa come va
Scuola, come va la trattativa (Il Sole 24 Ore, 13 maggio 2015)

Ed ancora, il Governo promette che non verranno fatti tagli ma in realtà, accusa la CGIL, Renzi toglierà 450 milioni di euro al comparto. Pure la promessa di dare più soldi ai docenti probabilmente non potrà essere mantenuta, si parla non solo di aumentare gli stipendi (per quello ad esempio ci sarebbe bisogno di una revisione del contratto di lavoro che manca da sei anni) ma soprattutto dei fondi destinati alla formazione del personale docente:

I 40 milioni per la formazione sono una goccia nel deserto rispetto a quanto si spendeva per la formazione prima dei tagli.
I 200 milioni da dare ai più meritevoli non solo creeranno divisioni e un clima negativo fra i docenti, ma sono meno di un terzo di quanto già si dava con il Fondo di istituto ai docenti più impegnati (ben 700 milioni sono stati sottratti al fondo di istituto, levando risorse all’autonomia e sottraendo risorse a chi si voleva impegnare di più). E poi cosa c’entra in tutto questo il consiglio di istituto?
I 500 euro personali per comprare libri o andare al cinema andrebbero invece messi a disposizione di una formazione obbligatoria e ben fatta.

Secondo studenti e sindacati quindi la riforma della scuola non restituirà centralità al sistema educativo e culturale. C’è da dire però che negli ultimi vent’anni proprio i sindacati hanno fatto poco per difendere la scuola, gli studenti e il personale. Al di là degli scioperi stagionali il sindacato ha sempre usato la scuola come strumento per poter fare la voce grossa portando a casa sempre molto poco. Se i docenti e i precari sono privi di tutele la colpa è senza dubbio di chi sta al Governo (che a sua volta darà la cola alla Crisi) ma i sindacati non possono fare finta di non avere alcuna responsabilità né di aver usato la scuola per il proprio tornaconto.
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