Il complotto dei prof deportati al Nord non esiste

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-10

In questi giorni è andata in scena la protesta dei professori meridionali, “costretti” alla “deportazione” dall’assegnazione di molte cattedre al Nord. Tra le ipotesi circolate nei giorni scorsi anche quella di un “complotto” dell’algoritmo che ha assegnato le cattedre. Ma i numeri dicono il contrario

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In questi giorni è andata in scena la protesta dei professori meridionali, “costretti” alla “deportazione” dall’assegnazione di molte cattedre al Nord. Tra le ipotesi circolate nei giorni scorsi anche quella di un “complotto” dell’algoritmo che ha assegnato le cattedre. Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di oggi spiega che però non c’era molto da fare per evitare questa situazione: 8 insegnanti su 10 sono del Mezzogiorno però lì c’è solo un terzo delle cattedre disponibili. “Non per un oscuro complotto anti meridionalista: perché gli alunni delle «primarie» e delle scuole di I° grado sono oggi mezzo milione in meno di vent’anni fa“, spiega il Corriere.

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I numeri dei professori e dei posti disponibili dal dossier Tuttoscuola (Corriere della Sera, 10 agosto 2016)

Il complotto dei prof spostati al Nord non esiste

 
I numeri sono riassunti nella tabella che vedete qui sopra. Un dossier della rivista Tuttoscuola evidenzia che al Sud c’è un’eccedenza di 16.500 docenti rispetto ai posti disponibili. La regione con più prof trasferiti nel Nord Italia è la Basilicata, seguita da Calabria e Sicilia.

«Solo il 37% degli studenti italiani risiede al Sud, Isole incluse (18 anni fa era il 47%); mentre ben il 78% dei docenti coinvolti in questa tornata di trasferimenti è nato nel Meridione». Risultato: la scuola italiana è come una «grande nave con un carico molto più pesante a prua (il Nord del Paese), che fa scivolare gradualmente verso quella prua una quota crescente del personale, collocato in misura preponderante a poppa (al Sud)». E non c’è algoritmo che, quella nave, possa raddrizzarla. Almeno in tempi brevi. Il guaio è che, prima ancora della frana 2013/2015, con più morti che nascite come non accadeva dalla influenza spagnola del 1918, il Sud subisce da tempo un’emorragia demografica.
Conseguenza: «Meno studenti, meno classi attivate, meno personale docente. Confrontando i dati degli alunni iscritti nelle scuole del primo ciclo nel 1997-98 con quelli degli anni successivi, risulta una flessione costante». Nel ‘97-‘98, ad esempio, gli iscritti meridionali alle materne, alle elementari e alle medie erano 2.032.338 cioè il 46,6% del totale nazionale. Quest’anno 1.586.589, pari al 37,5%. Quasi mezzo milione, come dicevamo, in meno. Contro un aumento parallelo di 320.809 alunni al Nord. Di qua +14%, di là -22%.

Quindi, se i docenti meridionali sono 30.692 ma i posti a disposizione al Sud sono 14.192: «Come possono 14.192 sedi accogliere 30.692 insegnanti?».

Il complotto e la demografia

I professori “in più” rispetto ai posti disponibili nel Mezzogiorno sono 16500, quelli che mancano al Nord sono 17mila. Con addirittura un picco del 64,3% di insegnanti in eccesso in Sicilia, che copre da sola oltre un terzo dei docenti costretti ad andarsene dalla propria regione. Ma, spiega sempre il Corriere, qualche errore può essere stato commesso: perché magari qualcuno è stato danneggiato a vantaggio di altri, oppure nessuno: se, ad esempio, un pugliese finisce in Sicilia e un siciliano in Puglia è evidente che c’è qualcosa che non va visto che entrambi potevano essere accontentati senza troppi problemi e rimanere ciascuno nella propria regione. Anche perché il trasferimento viene spesso richiesto a persone non più giovani. Ma, a parte questo, c’è ben poco da dire.
 

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