Il complice di David Ali Sonboly

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-25

Un giovane afgano, considerato a conoscenza del piano per la strage del tedesco di origini iraniane, è stato arrestato dalla polizia. Indagini su un post su Facebook. Ritrovato un documento in cui Sonboly rivendica la strage

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Un sedicenne di nazionalità afgana, amico di Ali Sonboly, è stato arrestato con l’accusa di non aver denunciato i piani dell’autore della strage di Monaco di Baviera di venerdì scorso. In un comunicato, le forze di sicurezza del capoluogo bavarese affermano che il giovane era stato interrogato già subito dopo la sparatoria. L’adolescente si era “presentato spontaneamente presso le forze dell’ordine poco dopo la crisi di follia omicida ed era stato interrogato sui suoi rapporti” con il killer. Le verifiche condotte nel frattempo, spiegano ancora gli inquirenti, “hanno mostrato contraddizioni nelle sue dichiarazioni” e portato al suo arresto per “mancata denuncia di un crimine”. Per la polizia c’è insomma il fondato sospetto che il giovane conoscesse il progetto omicida dell’amico e per questo le forze speciali si sono recate oggi presso la sua abitazione nel quartiere di Laim per portarlo in carcere.

Il complice di David Ali Sonboly

La polizia di Monaco sta anche verificando se il giovane afgano sia l’autore di un post su Facebook, pubblicato subito dopo la strage, simile a quello diffuso su un falso profilo, presumibilmente creato da Sonboly, nel quale, per attrarre più persone possibili nel luogo dell’agguato, veniva reclamizzata una promozione con cibo gratis presso il McDonald’s ubicato nel centro commerciale teatro della sparatoria. In particolare, all’attenzione degli inquirenti c’e’ un post in cui si annuncia “un incontro presso un complesso di cinema vicino la stazione centrale di Monaco”. La polizia di Monaco ha lasciato intendere inoltre che il giovane afgano, dopo la strage, avrebbe postato lui su Facebook quel messaggio simile a quello pubblicato da Sonboly. Il quale  pensava alla sua strage dall’inizio della scorsa estate. Vedeva un esempio in Anders Breivik, l’autore dell’eccidio di Utoya, di cui proprio venerdì ricorreva il quinto anniversario. Nel pc del ragazzo sono state trovate immagini di Breivik, ma anche di una sua recente visita a Winnenden, nei pressi di Stoccarda, dove nel 2009 uno studente 17enne uccise 15 persone in una scuola. In un anno ha preparato la propria azione, si è procurato sul “dark web” una pistola e proiettili in quantità: nel luogo della strage la polizia ne ha trovati 58 esplosi mentre altri 300 sono stati rinvenuti, non utilizzati, all’interno dello zainetto del killer.

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David Ali Sonboly (primo a sinistra) in una foto di classe (Corriere della Sera, 25 luglio 2016)

Ha creato un falso profilo Facebook con cui ha attirato gente nel ‘fast food’ solitamente affollato da giovani migranti e rifugiati, invitando probabilmente anche quelli che nel 2012 lo avevano deriso e fatto oggetto di atti di bullismo nella scuola dove non è riuscito a diplomarsi. Poi è arrivato al McDonald’s e ha seminato morte e dolore. Solo due sono state le vittime tedesche; due altre erano turchi con passaporto tedesco, un ungherese, un turco, un greco, un kosovaro ed uno era un apolide. Trentacinque sono i feriti di cui una decina gravi. In serata, poi, c’è stato un importante passo avanti nelle indagini. Nel Paese, intanto, si infiamma il dibattito sulle armi. Il ministro dell’Interno De Maiziere promette “più rigore” sull’acquisto e una accurata indagine su come il killer di Monaco, “una persona psicologicamente labile” si sia procurata una pistola.

Il testamento di David Ali Sonboly

Ali Sonboly aveva scritto un “manifesto”, una specie di testamento. Lo ha detto il capo della Polizia criminale bavarese Robert Heimberger. Molto potranno aggiungere le analisi del computer che, secondo la polizia, Ali usava spessissimo per videogiochi violenti e che, soprattutto, ha usato per comprare la Glock con la quale l’altro giorno ha sparato al centro commerciale. Si è scoperto che era un’arma dismessa e modificata per essere usata durante spettacoli teatrali e che però ha subito una seconda trasformazione che ne ha recuperato l’utilizzo originario. Alla fine qualcuno contattato via Internet, nella rete nascosta del «dark web», l’ha venduta ad Ali assieme a più di 300 proiettili trovati in gran parte nello zainetto.

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