Combattere la corruzione con le chiacchiere

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-03

Subito dopo l’esplosione dell’inchiesta su Mafia Capitale Matteo Renzi ha promesso nuove norme contro la corruzione, e ha approvato un disegno di legge quasi un mese fa dando poi il tutto in pasto al Parlamento. Un bell’esempio di governo ai tempi nostri: ora i partiti potranno scannarsi per mesi alla ricerca di un accordo sui …

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Subito dopo l’esplosione dell’inchiesta su Mafia Capitale Matteo Renzi ha promesso nuove norme contro la corruzione, e ha approvato un disegno di legge quasi un mese fa dando poi il tutto in pasto al Parlamento. Un bell’esempio di governo ai tempi nostri: ora i partiti potranno scannarsi per mesi alla ricerca di un accordo sui termini delle norme, e l’urgenza del provvedimento finirà annacquata nella marea di chiacchiere. E di battutine simpatiche, come l’invito alle toghe a fare più sentenze e meno interviste arrivato dopo le perplessità espresse dai magistrati. Anche se invece quelle evidenze andrebbero discusse, spiega oggi Giovanni Bianconi sul Corriere:

La proposta di prevedere sconti di pena per i «pentiti» della corruzione, ad esempio, non viene solo da pubblici ministeri e giudici, ma anche da esponenti del Pd (e della stessa corrente di Renzi): spezzare il legame di omertà tra chi indebitamente paga e chi viene indebitamente pagato è un modo per raggiungere più facilmente la prova del patto occulto, e per rendere più conveniente la denuncia. Ed è un appello costantemente ripetuto dal presidente dell’Autorità anticorruzione Raffele Cantone, magistrato della cui nomina il capo del governo fa continuo sfoggio per dimostrare la determinazione dell’esecutivo su questo terreno. Ma allora perché non dare seguito ai suoi consigli? Il meccanismo «premiale» era contenuto nei disegni di legge entrati al Consiglio dei ministri di metà dicembre, ma poi è scomparso. Evidentemente per contrasti tra i partiti della maggioranza, che sarebbe bene superare durante la discussione per trasformare la proposta in legge.

SELFIE MATTEO RENZI BARBARA D'URSO
Invece nulla. Mentre si attende lo scoppio del nuovo scandalo per accusare il parlamento di averle insabbiate, le norme sono ancora un compitino incompleto, sul quale il Parlamento dovrà intervenire per forza proprio a causa della scarsa applicazione del governo. Da una parte l’esecutivo carica Senato e Camera di lavoro, dall’altra sorride in favore di flash mentre racconta che il suo lo ha fatto, e che ora tocca agli altri agire. Uno scaricabarile che già si è visto in azione, e che fa parte della cifra stilistica del governo ai tempi di Renzi. Combattere la corruzione con le chiacchiere: chissà se è davvero questo il metodo giusto.

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