Fido è vivo e clonato!

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-09-09

«Gli manca solo la parola», «i cani sono migliori degli uomini», «la morte di [inserire nome del cane] è il dolore più grande della mia vita, molto più della morte dei miei amici». Ora per voi c’è il rimedio che aspettavate: la clonazione!

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«Gli manca solo la parola», «i cani sono migliori degli uomini», «la morte di [inserire nome del cane in genere indistinguibile da quello che potrebbe essere tuo fratello] è il dolore più grande della mia vita, molto più della morte dei miei amici». «Tanto quanto un essere umano e come un figlio». Oppure: «PER NOI QUESTI [chi minaccia, fa male o uccide un cane] SONO ASSASSINI! Assassini di affetti, assassini di esseri viventi, assassini di innocenti indifesi; questa gente per noi sono solo vigliacchi», leggevo ieri cercando tutt’altro.
 
È COME MIO FIGLIO![pullquote]L’odio per l’uomo e l’amore per le bestie sono una pessima combinazione[/pullquote]
Al posto del cane può esserci un gatto o un altro animale domestico o addomesticato. Alcuni trattano il proprio animale domestico come il figlio che non hanno avuto o che è ormai cresciuto. Mi ricordo la proprietaria di un levriero afgano che aveva il set di spazzole e asciugamani con il nome del cane ricamato o inciso: Yuma. Le parlava – era una «signorina», non so se anche vergine – e le chiedeva il parere su molti argomenti. Io avrò avuto 8 o 9 anni e mia madre non mi aveva mai ricamato il nome su un asciugamano. Per fortuna. Io avrò avuto 8 o 9 anni e quella signora mi sembrava un po’ suonata e Yuma mi sembrava come quei bambini infilati in un vestito inamidato che vorrebbero rotolarsi nel fango o andare a fare il bagno: «devi aspettare 3 ore dopo aver mangiato!». D’altra parte Madame Adelaide Bonfamille aveva lasciato tutti i suoi beni ai gatti di casa e Scat Cat e la sua banda suonavano il miglior jazz in circolazione. Qualche anno dopo, leggendo E l’uomo incontrò il cane di Konrad Lorenz, mi sono tornate in mente Yuma e la sua padrona leggendo: «Ma colui che, deluso e amareggiato dalle debolezze umane, toglie il suo amore all’umanità per darlo a un cane o a un gatto, commette senza dubbio alcuno un grave peccato, vorrei dire un atto di ripugnante perversione sociale. L’odio per l’uomo e l’amore per le bestie sono una pessima combinazione». Mi è sembrata anche una buona risposta alla gerarchia di dolori per la morte di un animale umano e non umano. Poi, certo, un dispiacere è un dispiacere, e come stato mentale è soggettivo e personale. Tuttavia può essere analizzato, soprattutto una volta che è stato esplicitato e accompagnato da un giudizio: «i cani sono migliori degli uomini». Che poi non si fa un buon servizio a un cane trattandolo come fosse un umano proprio come non gli si farebbe un favore trattandolo come un anfibio.

Madame Adelaide Bonfamille
Madame Adelaide Bonfamille con Duchessa

 
CANI FAMOSI[pullquote]She’s the one who taught me what love is[/pullquote]
Nel novembre 2012 Fiona Apple sospese il suo tour per la malattia del cane Janet: «She slept in bed with me, her head on the pillow, and she accepted my hysterical, tearful face into her chest, with her paws around me, every time I was heartbroken, or spirit-broken, or just lost, and as years went by, she let me take the role of her child, as I fell asleep, with her chin resting above my head. […] She’s my best friend and my mother and my daughter, my benefactor, and she’s the one who taught me what love is». Una lista che mi ha fatto tornare in mente quando Antoine Doinel dice alla moglie che lo sta lasciando perché lui l’ha tradita: «Sei la mia sorellina, sei mia figlia, sei mia madre…» e lei gli risponde: «Avrei voluto essere la tua donna». La scorsa primavera Miley Cyrus scrisse della morte del suo amato Floyd – il cui muso poi si è fatta tatuare sul fianco. Nelle settimane successive ci sono state: le foto del cuscino con la faccia di Floyd; lo scaffale dedicato a Floyd; la maglietta con Floyd e molte manifestazioni di nostalgia e inconsolabile dolore.
Miley Cyrus e Floyd
Miley Cyrus e Floyd

 
L’IMMORTALITÀ
Fino a qualche tempo fa i modi per manifestare smodatamente un attaccamento canino che mischiava elementi di antropomorfizzazione e di delusione adolescenziale nei confronti dell’umanità – la «pessima combinazione» – erano limitati ai reiterati lamenti funebri, alle promesse di «mai più un altro animale, mai più un dolore simile!» o alla realizzazione di altarini in memoria.
Oggi c’è una soluzione miracolosa: la clonazione. Sono molti gli animali clonati: pecore, bisonti, tori, cavalli e animali domestici. Cani e gatti, soprattutto.
 
BOOGER E SIR LANCELOT[pullquote]Avrei fatto qualunque cosa per riavere il mio cane![/pullquote]
Lo scorso aprile è nato il primo cane clonato in Inghilterra: i padroni avevano vinto una specie di lotteria («This one-off film follows a unique competition in which one lucky British dog owner will win the chance to have their beloved pooch cloned», The £60,000 Puppy: Cloning Man’s Best Friend, Channel 4). Un paio di anni fa Nina e Edgar Otto hanno pagato 155,000 dollari per clonare Sir Lancelot, il loro labrador morto improvvisamente. «Avrei fatto qualunque cosa», ha detto Edgar (in The Return of Sir Lancelot, nella serie tv I cloned my pet, TLC). Ci sono molti altri casi, basta cercare «pet cloning» o «dog cloning».
Ribadita l’ovvia premessa che ognuno fa quello che vuole con i propri soldi, la clonazione del proprio animale domestico si basa su un (auto)inganno o sull’ignoranza di come funziona la clonazione. Su un’allucinazione alimentata dal dolore della perdita irrimediabile. Sull’illusione di potervi rimediare. Certo, se l’intenzione è quella di avere un altro gatto con il pelo di quell’esatto punto di grigio o un cane con la stessa macchia bianca sul petto allora la strada è quella giusta – anche se ce ne potrebbero essere di più semplici e meno costose. Ma pensare che quello sarà Ciccio che è morto, Ciccio redivivo allora no, è una scemenza.
Bernann McKinney con Booger
Bernann McKinney con Booger

 
MA MISSYTOO NON SOMIGLIA PER NIENTE A MISSY![pullquote]Il clone accoglie l’anima dell’animale morto per riportarlo in vita.[/pullquote]
Se vi sembra inverosimile, dovreste leggere quello che racconta John Woestendiek nel libro Dog, Inc.: The Uncanny Inside Story of Cloning Man’s Best Friend. Molte persone pagano nella speranza di riavere indietro proprio il loro cane. Il clone accoglierebbe l’anima dell’animale morto per riportarlo in vita. Nonostante i soldi e le speranze, il clonato non sarà il vostro cane. Non solo perché non avrà nemmeno lo stesso DNA: il DNA mitocondriale sarà diverso, e il cane morto sarà meno uguale al cane clonato di quanto lo siano due gemelli. Il resto del patrimonio genetico è certamente rilevante come lo è nel determinare le caratteristiche dei caratteri e delle predisposizioni delle diverse razze, per esempio. Inoltre le variabili che fanno di un cane ciò che è sono molteplici: modalità di allevamento e apprendimento, interazioni con gli essere umani e con gli altri cani e tutto quello che determina il carattere di un cane (e pure di un animale umano). «MissyToo non ha niente a che fare con Missy», aveva protestato la padrona. Gli estimatori di Stephen King potrebbero provare a scoraggiarvi agitando il fantasma del Pet Sematary. “Lasciate perdere, vi torna indemoniato!”. Chissà, magari la magia è un’arma più potente della razionalità. In ogni modo il clonato non sarà il vostro cane soprattutto perché il vostro cane è morto. E se avete più di 15 anni forse fareste meglio a cercare risposte diverse.

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