Le chiacchiere stanno a zero. Come la crescita

di Guido Iodice

Pubblicato il 2014-07-30

Gli ultimi dati Istat sulla produzione industriale italiana (-1,2% a maggio rispetto ad aprile e -1,8% tendenziale, con un calo del fatturato dell’1% e degli ordinativi del 2,5%) sono una doccia fredda sulle speranze di ripresa. Tutt’altro che inaspettata. Persino la Germania vede una sostanziale stagnazione negli ultimi mesi, colpevole la bassa crescita del commercio …

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Gli ultimi dati Istat sulla produzione industriale italiana (-1,2% a maggio rispetto ad aprile e -1,8% tendenziale, con un calo del fatturato dell’1% e degli ordinativi del 2,5%) sono una doccia fredda sulle speranze di ripresa. Tutt’altro che inaspettata. Persino la Germania vede una sostanziale stagnazione negli ultimi mesi, colpevole la bassa crescita del commercio con i paesi extraeuropei che aveva sinora “trainato” la locomotiva tedesca. L’illusione di salvarsi dalla crisi affidandosi alla domanda estera – mentre tutti i paesi emergenti rallentano – sta svanendo persino per la Germania. A maggior ragione per l’Italia.
A questa si accompagna l’altra illusione del momento, quella di un ammorbidimento delle politiche di austerità, che non arriverà se non con il contagocce. La proposta di scomputare gli investimenti dal calcolo del deficit è ancora vista come un “trucco” in sede europea ed è notizia di questi giorni che il governo sarebbe persino intenzionato a tagliare i cofinanziamenti. E, ancora, come prevedibile il bonus di 80 euro non sta producendo risultati sui consumi, un po’ perché chi lo riceve ha più di un motivo per tenerlo ben stretto e non spenderlo, un po’ perché gli 80 euro sono in parte coperti con altre tasse e tagli alla spesa. Insomma, se a parole si parla di “riforma keynesiana” nei fatti si fa l’esatto opposto. Che sia un inganno, un bluff, una messa in scena ad uso e consumo dei media italiani, del resto, lo si capisce dal fatto che il presidente del Consiglio è arrivato a sostenere che l’Europa ci concederà flessibilità di bilancio se riformeremo il Senato e la legge elettorale, argomenti che a Bruxelles non interessano nessuno (per la verità neanche in Italia).
Mentre attendiamo dall’Europa la gentile concessione a spendere i nostri soldi, è probabile che alla fine dell’anno la crescita del PIL sia di nuovo negativa. Bankitalia lo mette in conto e persino Padoan ha dovuto ammettere che le ottimistiche previsioni per il 2014 non verranno rispettate. La qual cosa significa che sarà necessaria una nuova manovra di aggiustamento – altre tasse, altri tagli – per raggiungere il pareggio di bilancio strutturale nel 2015.
I nodi stanno venendo al pettine e la luna di miele di Renzi con gli elettori potrebbe finire prima del previsto e senza molto preavviso.

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