«Che avevano da ridere Renzi e Obama?»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-26

La famiglia di Giovanni Lo Porto chiede chiarezza al governo dopo la morte del cooperante. «Obama ha impiegato quattro mesi per dare la notizia. E non capisco Renzi che lo difende. Venga a casa mia il premier, così gli racconto come mi hanno trattato in questi anni»

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La famiglia di Giovanni Lo Porto ora all’attacco del governo italiano e di quello statunitense. Dopo le notizie e i punti ancora oscuri dell’accaduto, è durissimo Vito Lo Porto, il padre che ha lasciato da tempo il modesto appartamento di via Pecori Giraldi, e sono altrettanto duri la moglie Giusy e gli altri tre figli raccolti in quell’angolo malato ai confini di un quartiere a rischio come Brancaccio. Il Corriere della Sera raccoglie uno sfogo durissimo della famiglia Lo Porto:

Messaggio sferzante, scritto ieri con una biro sul quadernone di un nipotino: «Non capiamo i come e i perché della sua morte ma pretendiamo che il governo faccia ora completa chiarezza sulla vicenda». Ed ancora: «Siamo stati rassicurati dalla Farnesina e aspettavamo con fiducia il suo ritorno ed ora si scopre che i fatti erano diversi. Giancarlo poteva e doveva essere liberato…». Pur cercando di stemperare le critiche alla Farnesina, Giuseppe, la moto Ape della pescheria ambulante parcheggiata davanti casa, esplode: «Lo sapevano che Giancarlo era in quella zona. Se non ci fosse stato il raid con i droni, mio fratello non sarebbe morto. Gli Usa hanno sbagliato. Non sono stati i talebani ad ucciderlo ma gli americani, altrimenti Obama non avrebbe chiesto scusa».
E da Pistoia gli fa eco il padre che quelle scuse considera«ipocrite»: «Obama ha impiegato quattro mesi per dare la notizia. E non capisco Renzi che lo difende. Venga a casa mia il premier, così gli racconto come mi hanno trattato in questi tre anni». Un racconto carico di pena per quest’uomo di 67 anni, da 15 alloggiato in un condominio ricavato da un antico convento dei padri cappuccini: «Trattato con fastidio dalla prefettura di Pistoia dove trovavo sempre porte chiuse. “Ma lei non deve venire qui, deve chiamare la Farnesina”, mi disse una volta un carabiniere. Il ministero degli Esteri? Mai sentito. Se non, con grave ritardo, per dirmi che mio figlio eramorto. Ma lo avevo già saputo da un mio collega della Misericordia, l’arciconfraternita dove faccio il volontario: “Apri Internet”. Ho scoperto così che mio figlio era stato massacrato».

giovanni lo porto padre
Il messaggio scritto dalla famiglia Lo Porto e pubblicato dal Corriere (26 aprile 2015)

Ancora più dure le parole riportate dal Fatto Quotidiano:

Io con Renzi non c’ho mai parlato. Forse ha telefonato alla mia famiglia (Lo Porto e la moglie sono separati, ndr), ma non lo so. E a questo punto non mi interessa nemmeno. Non credo che Renzi avrà mai la sensibilità di chiamarmi, o venirmi a trovare a Pistoia. Però mi sembra impossibile che lui e Obama non sapessero che mio figlio fosse morto. Sono convinto che ne fossero a conoscenza entrambi e che abbiano deciso di fingere di non sapere, con un tacito accordo. Probabilmente hanno voluto prendere tempo. Le cronache e le fotografie del loro incontro a Washington riportano ampi sorrisi e pacche sulle spalle. Crede davvero che potessero nascondere un’informazione del genere?I politici sono anche attori, sanno fare la loro parte. Sorridevano come due fratellini. Èuna mancanza di rispetto, ma non sono sorpreso. Renzi mi dà l’idea di un fanciullo, un bimbo un po’ viziato, che ama giocare. Spero davvero che non lo sapesse, non voglio credere che non riesca a rispettare una tragedia familiare. Ma ripeto: non ho mai avuto il piacere di parlare col signor Renzi. A questo punto non è importante. Quel che è fatto, è fatto: mio figlio non tornerà indietro. Spero solo che riportino a casa il suo corpo.

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