C'è un grande complotto nella testa di Jean Marie Le Pen

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-01-18

A Parigi per Charlie Hebdo hanno operato i servizi segreti in combutta con le autorità francesi, secondo il papà di Marine Le Pen

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Nella testa di Jean Marie Le Pen c’è grossa crisi. L’Independent ci racconta che Le Pen, fondatore e presidente a vita del Front Nazional, ha detto a un giornale russo che il massacro di Charlie Hebdo potrebbe essere stato opera di un servizio segreto in collaborazione o con la connivenza delle autorità francesi. Jean Marie Le Pen, che in Italia qualcuno non troppo sveglio vede come il futuro della destra italiana, ha così dato credito alle teorie del complotto che circolano su internet, secondo le quali l’attacco è stato opera di agenti americani o israeliani che cercano di fomentare una guerra civile tra l’Islam e l’Occidente.
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IL GRANDE COMPLOTTO NELLA TESTA DI JEAN MARIE LE PEN
I suoi commenti – solo parzialmente ritrattati ieri in un’intervista al quotidiano francese Le Monde – hanno provocato indignazione tra i politici francesi. E faranno anche infuriare Marine Le Pen , la figlia e successore come leader del FN, che ha cercato di prendere le distanze dalle osservazioni provocatorie del padre all’interno del lavoro di pulizia che la Le Pen porta avanti da anni allo scopo di rendere digeribile l’accozzaglia di fascistoni che è però la base del partito. Le Pen ha lasciato la guida del FN tre anni fa, ma rimane presidente a vita. Ha fatto le osservazioni in un’intervista con la Komsomolskaia Pravda , un quotidiano che aveva già accusato gli Stati Uniti per il terrorismo in Francia. «Il colpo a Charlie Hebdo somiglia a un’operazione dei servizi segreti, anche se non ne abbiamo le prove», ha detto Le Pen, il quale a sua volta somiglia un po’ a un triceratopo anche se non ne abbiamo le prove (cit.). «Io non credo che sia stata autorizzata dalle autorità francesi, ma loro hanno permesso che questo crimine venisse commesso. Il che, però, per ora è solo una supposizione», ha continuato Le Pen, per il quale sarebbe necessario, forse, mettere una tassa sulle ipotesi.
 

Il percorso di fuga dei fratelli Kouachi (Corriere della Sera, 9 gennaio 2015)
Il percorso di fuga dei fratelli Kouachi (Corriere della Sera, 9 gennaio 2015)

LA CARTA D’IDENTITÀ DI KOUACHI
Per giustificare le sue fantasie, Le Pen ha tirato di nuovo fuori la storia della carta d’identità lasciata in macchina dai fratelli Kouachi dopo la strage di Charlie Hebdo, e lo ha paragonato alla storia del passaporto di Mohamed Atta: un perfetto caso di stile complottista. Le Pen ha fatto altre due osservazioni provocatorie nell’intervista. Ha detto che il milione e mezzo di persone che ha marciato a Parigi domenica scorsa non erano “Charlies”, ma “Charlie Chaplin” (cioè, dei clown). Ha anche detto che ci sono venti milioni di musulmani in Francia – tre o quattro volte rispetto alle cifre accertate. A Le Monde Le Pen, come tutti i coraggiosoni, ha nascosto oculatamente la mano, dicendo di non ricordare di aver parlato di servizi segreti con il giornale russo. La linea ufficiale del partito è tutt’altra: secondo il Fronte Nazionale i responsabili vanno ricercati in quelli che hanno voluto l’immigrazione interna, anche se i Kouachi erano nati a Parigi. Il partito ha anche proposto la pena di morte contro i terroristi, e l’effetto di deterrenza nei confronti di jihadisti kamikaze che già sono votati al martirio ve lo lasciamo immaginare. Thierry Meyssa, papa delle teorie cospirazioniste, ha detto che i massacri sono stati ordinati dai Teocon americani, mentre un sito americano ha detto che i fratelli Kouachi stavano lavorando per l’intelligence francese.
 

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