Una legge salva-Silvio nella riforma del fisco?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-04

Una norma scritta male all’origine dell’ennesimo scontro politico sul Patto del Nazareno. Ma la questione delle interpretazioni rimane aperta. Mentre il governo continua a mettersi nei guai da solo. Tafazzi era un dilettante?

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Come al solito, è tutta una questione di interpretazioni. Il Fatto Quotidiano ieri e Repubblica oggi hanno parlato di una norma nella riforma del fisco, l’articolo 19 bis, che stabilisce che non si viene più puniti se IVA o imposte sui redditi evase non superano il 3% dell’imposta sul valore aggiunto o dell’imponibile dichiarato. Una norma che non figurava nel testo uscito dal ministero dell’Economia ma è stata invece inserita nella redazione definitiva che è comparsa poco prima di entrare nel Consiglio dei ministri. Una soglia parametrata, ha scritto il Fatto stamattina che mette in difficoltà anche i vertici dell’Agenzia delle Entrate, compresa la neodirettrice Raffaella Orlandi che aveva anche partecipato all’ultima Leopolda. Perché l’intervento avrà effetto non solo per il futuro, ma anche per i processi in corso e quelliormai conclusi per effetto del “favor rei”, per cui le disposizioni penali favorevoli valgono anche per il passato. Non solo, lanorma è stata scritta in modo dasanare non solo i reati di infedeltàfiscale, come l’evasione,ma anche la Frode fiscale. Su un miliardo di reddito si può evadere o frodare il fisco fino a 30 milioni di euro.
 
UNA LEGGE SALVA SILVIO NELLA RIFORMA DEL FISCO?
Nel frattempo è scoppiato il classico scaricabarile tra uffici. I tecnici di Padoan dicono che quella norma non l’hanno voluta loro e puntano il dito su Palazzo Chigi. Versione opposta nelle stanze di Renzi. Il “pacco” è arrivato così dal Mef, il testo è stato votato articolo per articolo, con Padoan presente e votante, Renzi voleva alzare le pene, il Guardasigilli Orlando gli avrebbe fatto notare che così si sbilanciava la piramide degli altri reati. Alla fine è rimasta così. Con l’ambiguità su Berlusconi. Spiega il Fatto:

E QUI ENTRA in gioco Berlusconi. L’altro contraente del patto del Nazareno (oltre Renzi, s’intende) è stato condannato per aver evaso il fisco, negli anni 2002 e 2003, per circa 7 milioni di euro, attraverso ammortamenti gonfiati dei diritti televisivi acquistati. È il residuo di una somma ben maggiore – i pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro avevano calcolato in 368 milioni di dollari la cifra gonfiata ai fini dell’evasione fiscale – via via erosa dai tempi della prescrizione. Stando alla sentenza, nel 2002 l’importo evaso è di 4,9 milioni di euro su un reddito dichiarato di 397 milioni: l’1,2%. Sul 2003 si tratta invece di 2,4 su 312 milioni di euro:lo 0,7%. In entrambi gli anni la soglia del 3% non viene raggiunta. La percentuale è ancora più bassa se calcolata sul reddito vero (e non dichiarato), che per entrambi gli anni è superiore di qualche milione di euro. In questo modo il reato di frode non sussiste, e si paga solo la sanzione amministrativa. Cosa comporta? In gergo tecnico si chiama “incidente di esecuzione”: vista l’estinzione del reato, il condannato fa richiesta al tribunale,e il giudice fa decadere la sentenza di condanna. E con essa, in questo caso, non solo i servizi sociali – cui Berlusconi è stato assegnato – ma anche la pena accessoria, cioè l’interdizione (e quindi la decadenza da Senatore).È già successo ad altri condannati illustri, grazie proprio alle riforme berlusconiane (come quella sul falso in bilancio).

E Franco Coppi, avvocato di Berlusconi, rincara la dose su Repubblica nel pezzo di Liana Milella:

Per Franco Coppi «la legge si può ben applicare a Berlusconi», basta soltanto il ben noto incidente di esecuzione, che consente di cambiare le sorti anche di una sentenza definitiva se viene approvata una legge molto più favorevole al condannato rispetto alla precedente. InveceNicolò Ghedini, storico difensoredell’ex premier, la pensa all’oppostoed è convinto che il piccolocomma in questione si applichisolo alle dichiarazioni infedeli,mentre non sarebbe utilizzabileper i delitti che hannovisto l’ex Cavaliere condannato,cioè la frode fiscale. Idem per lefatture false. Stessa opinione diCoppi invece per il presidente dell’Anm Rodolfo Maria Sabelliche, appena letta e approfondita la norma dice «di non avere dubbi sul fatto che la non punibilità di applichi anche ai reati di frode e che sia retroattiva».

Un tema da giuristi? Matteo Renzi, intervistato da Repubblica, dice che quella di Berlusconi è una condanna definitiva e quindi questo esclude qualsiasi soglia di rientro nella casistica di cui sopra.
 
UN PROBLEMA DI INTERPRETAZIONI
E in effetti ci sono molti dubbi da questo punto di vista. Luigi Ferrarella sul Corriere ricorda che quando nel 2000 fu depotenziato il reato di falso in bilancio, ciò avvenne inserendo nella struttura dell’articolo di legge le soglie sotto le quali esso diventava non più penalmente punibile, e con la sentenza Giordano la Cassazione a Sezioni Unite prese atto che si dovevano revocare tutte le condanne per falsi in bilancio di entità inferiori alle soglie introdotte nelle vecchia norma dalla nuova:

La legge Renzi, invece, da un lato non inserisce le soglie nella struttura dell’articolo che si occupa della frode fiscale, ma dall’altro lato etichetta con lo strano nome di «clausola di non punibilità» un elemento – come la soglia – che oggettivamente diventa un elemento strutturale del reato. Ambiguità palese se si pensa che, tipicamente, le clausole di non punibilità sono esterne e sopravvenute al reato, come ad esempio la ritrattazione che salva dalla falsa testimonianza.
La soglia del 3 per cento interessa Berlusconi? Sì, perché, al netto delle molte prescrizioni che avevano già cancellato parecchie accuse, alla fine la condanna Mediaset era stata sotto la soglia: 4,9 milioni evasi su 410 di imponibile nel 2002 e 2,6 su 312 nel 2013.
Berlusconi potrebbe chiedere al Tribunale di revocare la condanna definitiva e cancellarne gli effetti. Tra i quali quello che gli sta più a cuore non è tanto la fine dei servizi sociali, che comunque terminerebbe di scontare a fine febbraio, ma il ritorno alla vita politica, dalla quale è escluso per 6 anni dalla legge Severino che però come presupposto ha appunto l’esistenza di una sentenza di condanna definitiva.

Un tribunale potrebbe in effetti dare ragione all’ex Cavaliere, ma si tratterebbe comunque di interpretazioni. Il problema però è sempre lo stesso: una norma scritta male e poco chiara, rischia di avere effetti indesiderati per chi l’ha approvata. Ora c’è tempo per cambiarla e renderla inattaccabile. Ma rimane che la svolta buona dovrebbe dotarsi di tecnici maggiormente dotati. Prima che si finisca per abolire il sole per decreto.
Edit: Matteo renzi stoppa il decreto.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi “ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri. La proposta tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l’approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015”. Lo rende noto il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, su Facebook, in merito ai decreti delegati sul fisco.

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