Caro Cirque du Soleil ti scrivo

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2015-01-22

L’Expo pagherebbe 8 milioni al Cirque du Soleil, ma c’è chi protesta e si indigna. Per tutte le ragioni sbagliate

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L’ho riletta un paio di volte la lettera di Ilaria Drago e ancora non sono sicura di aver capito bene (Follie di Expo 2015: lettera di un’artista italiana al Cirque du Soleil). La lettera comincia così.
Cirque du Soleil 1
«Siamo in tanti. Artisti. Teatranti, danzatori, poeti, performer, autori. Tanti davvero. E bravi!»?! «Siamo in tanti, bravi davvero, a non avere accesso agli spazi, ai teatri, ai progetti grandi. Figuriamoci a quelli internazionali!»?! «Siamo tanti, davvero, e bravi!». È totalmente assente qualunque ipotesi che non preveda il mondo cattivo e «mafioso», Mi si escludeva e simili per giustificare l’impossibilità di fare il lavoro «per cui siamo nati» (in che momento della nostra esistenza veniamo a sapere di cosa si tratta?). «Siamo bravi» e voi non ci meritate, forse vi spaventiamo. Siamo bravi eppure senza sovvenzioni non sopravviviamo, nemmeno una volta, nemmeno per sbaglio. Siamo tanto bravi eppure non abbiamo abbastanza spettatori disposti a pagare (il mercato, questa orrida bestia). Andiamo avanti.
Cirque du Soleil 2
«Ho trovato sconvolgente, un ennesimo atto di ignoranza e irresponsabilità da parte del nostro Paese», perfino «violento». E, naturalmente, vergognoso. Un gesto in sé spietato. Pur ammettendo che il Cirque du Soleil valga tutti i soldi (perché dunque la vergogna e la spietatezza? Perché vanno privilegiati gli indigeni? Perché non arrivano alla fine del mese e quindi vanno sostenuti? Perché i figli vanno mantenuti fino a 85 anni?). E ancora: «Quello che mi turba ancora di più è immaginare che nessuno di quelli che ha scelto Cirque sappia dei talenti e delle ricchezze artistiche del proprio Paese e perciò abbia scelto con superficialità, senza porsi neppure il dubbio. Non dico di non ospitarvi, siete dei graditissimi ospiti, ma dico che dovremmo per lo meno condividere questa ricchezza economica – che evidentemente c’è quando si vuole! Dico che il Paese che ospita Expo dovrebbe avere il coraggio di mostrare quel che ha e se anche avesse poco dovrebbe avere il coraggio di mostrare quel poco che ha! Invece di fingere tra fumo, lucine, fuochi artificiali e giochi di magia, di essere tanto ricco!».
Insomma, facciamo alla romana!
Cirque du Soleil 3
Siccome qualcuno potrebbe ancora avere dei dubbi ripetiamolo: «siamo in tanti qui, in tanti artisti italiani bravi davvero». E cosa chiediamo? «Di mostrare quanto il valore della vostra Arte, della vostra etica e della vostra umanità sia grande! […] di mostrare quanto un evento artistico, seppur meraviglioso e di indubbio valore, non sia fondato sulla morte di centinaia di artisti italiani, anziché sul rispetto “AllaVita”!» (la vostra Arte, il rispetto “AllaVita”). E come? Non accettando l’invito!
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Nella migliore delle ipotesi ci troviamo davanti a un protezionismo artistico un po’ ingenuo, ove non c’è nemmeno lo spazio per un dubbio: ma non è che saremmo meno bravi di loro, cioè molto molto meno bravi? Non è che magari il pubblico preferisce andare a vedere il Cirque du Soleil? E ancora: non è che la lagna «se il mondo non fosse tanto evidentemente ingiusto noi saremmo imperatori» somiglia, negli effetti, ai richiami di Konrad Lorenz alle sue oche (ovvero: ai primi richiami quelle rispondevano, poi si rompevano le palle e, infastidite, lo ignoravano)?
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