Cantone dice che la Bindi ha sbagliato ma non sa perché

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-03

In un’intervista tragicomica a Repubblica il responsabile dell’Anticorruzione accusa a vanvera la presidente della Commissione Antimafia

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Raffaele Cantone, capo dell’Anticorruzione del governo Renzi, rilascia un’intervista a Repubblica in cui accusa ingiustificatamente Rosi Bindi per la lista degli impresentabili. Gli argomenti di Cantone sono risibili perché accusa la Bindi di “istituzionalizzare” gli impresentabili attraverso una lista dimenticando che questa decisione non l’ha presa la presidente della Commissione, ma i partiti che hanno votato il regolamento nel settembre 2014 dando quei poteri all’Antimafia. Cantone accusa la Bindi di aver fatto il suo dovere in base a un regolamento votato da tutti i partiti quando lo stesso Cantone era già nella sua funzione. Ma all’epoca stette zitto:

Intanto, l’era De Luca comincia con la querela alla Bindi. Cosa pensa della blacklist dell’Antimafia?
«Mi faccia fare una premessa. Credo che l’onorevole Bindi, nonostante non avesse una specifica esperienza, stesse facendo benissimo il suo lavoro, con quella capacità di impadronirsi degli argomenti e della complessità dei nodi cheè propria dei politici di alto livello: una volta gliel’ho anche riconosciuto alla presenza del premier. Ma questa vicenda degli impresentabili è stato, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale».
Perché snatura la funzione dell’Antimafia?
«Per vari motivi. Primo: è rischiosa e fuorviante la logica di “istituzionalizzare” gli impresentabili,i quali per loro stessa natura possono essere candidabili, eleggibili, non indagatieppure non idonei a entrare nella pubblica amministrazione, ad esempio per spregiudicato trasformismo; oppure perché è più grave che un politico si accompagni costantemente a persone dell’area grigia o a pregiudicati, rispetto alfatto di essere rinviato a giudizio per un abuso qualunque. Secondo: in questo modo, si rischia di produrre un’eterogenesi dei fini; cioè, di dareil bollino blu a tantissimi che, non vedendosi inseriti in quella lista, si sentono pienamente legittimati. E infine, perché questo porta la commissione antimafia e la sua fondamentale, indiscutibile direi sacra funzione, a fare e a parlare di altro. La commissione deve studiare, cogliere nessi, indagare fenomeni».
Se l’aspettava che De Luca l’avrebbe querelata?
«Sì, lo aveva detto. Anzi, da cittadino mi augurerei che come governatore De Luca sarà puntuale e preciso con tutte le altre promesse

raffaele cantone
Nella seconda parte della risposta incriminata, Cantone dice poi che con il metodo scelto dalla commissione e votato nel settembre 2014 da tutti i partiti senza che lui si lamentasse fino a oggi rimangono fuori i politici che hanno frequentazioni con mafiosi e più condanne. Ma dimentica che mentre le condanne possono essere certificate, le frequentazioni sono molto più aleatorie. Secondo il suo ragionamento, infatti, se il ministro dell’Interno Alfano venisse fotografato al matrimonio di un boss mafioso dovrebbe entrare nella lista degli impresentabili anche se magari non ci sono prove che Alfano sapesse che l’uomo era un boss. Cantone propone insomma di abolire una lista fatta con le condanne e di farla per sentito dire. Insomma, un bel guazzabuglio legale per una risposta “politica” e furba che fa di Cantone oggi un uomo di parte e non delle istituzioni. Peccato per lui.

Leggi sull’argomento: Perché sugli impresentabili ha ragione la Bindi

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