Il candidato AFD indagato perché vende svastiche

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-22

L’indagato è Rolf Mueller, candidato numero uno dell’Alternativa per la Germania (Afd) nel Saarland, la regione occidentale dove si voterà il 26 marzo aprendo una tornata di elettorale di primavera con altre due consultazioni a maggio

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Un candidato di punta regionale del partito populista tedesco Afd è indagato perché vende svastiche e altri reperti nazisti nel suo negozio di antiquariato. Lo riferiscono i media tedeschi. L’indagato è Rolf Mueller, candidato numero uno dell’Alternativa per la Germania (Afd) nel Saarland, la regione occidentale dove si voterà il 26 marzo aprendo una tornata di elettorale di primavera con altre due consultazioni a maggio, precisa il sito del settimanale Die Zeit.

Il candidato AFD indagato perché vende svastiche


La procura di Saarbruecken indaga per uso di simboli di organizzazioni incostituzionali, in pratica il commercio di decorazioni naziste con svastiche e il cosiddetto “denaro del lager“, banconote create per gli internati del campo di concentramento di Theresienstadt. Mueller, il cui vero nome proprio è Rudolf (come Hess, il ‘delfino’ di Adolf Hitler), sostiene di non aver commesso alcun reato e che il commercio di queste memorabilia soprattutto ad americani e francesi rappresenta solo una minima parte della sua attività. La vendita di simili oggetti non è proibita, scrive la Zeit ricordando però il divieto, previsto dall’articolo 86 del Codice penale tedesco, di mostrare svastiche o diffonderle. Intanto un neoeletto al parlamento regionale di Berlino per l’Afd, Kay Nerstheimer, ha rinunciato a far parte del gruppo del partito a causa della sua passata appartenenza a una formazione di estrema destra islamofoba, la “German defence league”. Anche perché su di lui c’è dell’altro. Sui social network Nerstheimer ha definito i rifugiati dei “vermi disgustosi”, “parassiti che si vogliono nutrire della linfa vitale tedesca”, ha giustificato lo sterminio nazista e appoggiato tesi revisioniste di varia natura. “Se tolleriamo idee simili nel partito, avremo seri problemi di credibilità”, ha dichiarato Alice Weidel, membro del consiglio federale dell’AfD al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. Per ora, comunque, Nerstheimer, non è stato espulso dal partito, che pur ha riconosciuto di essere stato al corrente dei suoi trascorsi. In generale, nella Sarre, tutti i vertici dell’AfD sono sospettati di aver avuto legami molto stretti con gruppi dell’estrema destra. Entrambi i casi illustrano molto bene la duplice anima del movimento, diviso tra una corrente estremista e una più moderata. L’AfD, presente in 10 su 16 parlamenti regionali, respinge la definizione di “estrema destra” e la gran parte dei media tedeschi finora non le ha affibbiato questa etichetta, particolarmente infamante in un Paese perseguitato dal suo passato nazista. Alle elezioni di domenica scorsa nella città-stato di Berlino, l’AFD ha ottenuto il 14,2% dei consensi, pari a 25 seggi.

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