«Camerata, camerata, fregatura assicurata»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-05

Pietrangelo Buttafuoco sul Fatto bastona i “neri” della Capitale colti con le mani nel sacco

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Pietrangelo Buttafuoco, storica firma di punta dell’intellighenzia di destra, oggi sul Fatto Quotidiano gliele canta e gliele suona agli uomini della destra romana che sono stati beccati a fare “affari” con Buzzi e Carminati:

Luca Gramazio, esponente di punta della destra capitolina, in un’intercettazione dice: “Lassù qualcuno ci ama”. Per “Ama” si sottintende l’Azienda municipalizzata ambiente. E quella di questo ex ragazzo di Ann on è solo una spiritosaggine ma un lapsus rivelatore di un destino politico: avere ridotto la destra, a Roma, in una pagina del grottesco. Camerata, camerata, fregatura assicurata. Non lo sapevate, vero? È il mantra che attraversa l’onda di disonore di questi giorni. Pensate: quelli che ripetevano “Mussolini e i suoi furono appesi a testa in giù in Piazzale Loreto senza che un solo soldo cadesse dalle loro tasche”; anni di persecuzioni; ragazzi tratti dal piombo negli anni dell’odio; lo sguardo di Giorgio Almirante, infine, gettati nel pozzo buio della vergogna. Appunto, lo sguardo di Almirante: “Noi vi possiamo guardare negli occhi”, questo era lo slogan del Msi, il partito della legge e dell’ordine. La fiaccola del Fronte della Gioventù, la stessa che campeggia nella foto che riunisce Paolo Borsellino con i ragazzi missini, a Siracusa, soffocata da uno di loro: il futuro sindaco di Roma, Gianni Alemanno, responsabile di un omicidio politico, la buonafede. Quella di chi, da destra – in una posizione scomoda, minoritaria– sapendo di perdere sempre s’intignava nell’ossessione delle “Mani pulite”.

pietrangelo buttafuoco
E alla fine ricorda i bei tempi del fascismo:

È successo che la generazione degli sdoganati, convocati nella stanza del potere, s’è data alle bustarelle. Appunto: camerata, camerata, fregatura assicurata. Non era così, non è mai stato così. Enrico Endrich, fascista e già podestà di Cagliari, eletto nel Msi nel 1952, contesta la legge per l’indennità di pensione per i parlamentari e si dimette per protesta: “Essere deputati è un dovere politico, non un mestiere”. Alla sua morte, la vedova, rifiuta la reversibilità. Altra tempra, altri tempi. Non vi possiamo più guardare negli occhi.

ALEMANNO INTANTO QUERELA TUTTI

“Dopo la lettura dei giornali di oggi ho deciso di querelare per diffamazione il sindaco Ignazio Marino, Francesco Merlo per un articolo pubblicato su ‘La Repubblica’ e Pietrangelo Buttafuoco per un articolo pubblicato sul ‘Il Fatto Quotidiano'”. Lo dichiara in una nota Gianni Alemanno. “Sia nelle dichiarazioni del Sindaco sia negli articoli pubblicati dai due commentatori si da infatti per scontato che io abbia richiesto attaverso Buzzi voti all’ndrangheta per le elezioni europee del 2014. Basta leggere l’ordinanza del gip Flavia Costantini per comprendere che non c’e’ nessun fondamento concreto in queste affermazioni. Io mi sono limitato a chiedere un aiuto elettorale a Salvatore Buzzi nella sua veste di esponente della cooperazione sociale e quando questi non era inquisito e neppure lontamemente sospettato di un qualsiasi collegamento con gruppi mafiosi”, aggiunge la nota dell’ex sindaco di Roma. “Cosi’ come ho fatto con altri esponenti di organizzazioni di categorie, la mia richiesta rientrava in una lecita attivita’ di raccolta di consenso. E’ evidente che se questa mia richiesta poi e’ stata canalizzata da Buzzi nei confronti dell’ndrangheta cio’ deriva solo da una sua autonoma scelta di cui io non sono stato fatto neppure lontanamente partecipe. E in ogni caso, come ho gia’ evidenziato, basta guardare i riscontri delle preferenze per comprendere che in realta’ nessun supporto e’ stato portato a me e tanto meno alla lista di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale nei comuni di maggior radicamento dei clan ndranghetisti: a Limbadi ho preso solo 5 preferenze su 981 votanti e al comune di Nicotera 14 preferenze su 1901 votanti”, conclude Alemanno.

Leggi sull’argomento: Luca Gramazio: l’amico di Casapound accusato di essere il collegamento tra mafia e politica

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