BSI: vi faccio vedere come si scioglie una banca

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-24

L’autorità dei mercati svizzera cancella l’istituto di credito del Canton Ticino con l’accusa di riciclaggio. Si parla di quattro miliardi di dollari fatti sparire da un fondo sovrano malese: tra i maggiori sospettati c’è il premier della Malaysia. Accusato di essersi appropriato 687 milioni di dollari di fondi pubblici, dirottati sui suoi conti all’estero

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BSI era la banca più antica del Canton Ticino e dal 1998 al 2014 era stata di proprietà di Generali. Oggi l’Autorità di sorveglianza dei mercati finanziari svizzera, la FINMA, ha decretato il suo scioglimento. Che avverrà all’interno dell’acquisizione dell’istituto da parte di EFG International, che l’ha comprata dall’investment bank brasiliana Big Pactual, ma con regole durissime: ovvero a condizione che venga inglobata completamente e sciolta in tutte le sue divisioni entro dodici mesi, dopo i quali non esisteranno unità bancarie indipendenti di BSI e l’istituto verrà integrato in una realtà con funzioni di controllo senza che i quadri dirigenti sotto accusa possano entrare in posizioni chiave della banca compratrice.

BSI: vi faccio vedere come si scioglie una banca

Che cosa è successo? Anche l’autorità di sorveglianza di Singapore, dove la banca operava regolarmente, ha ordinato oggi all’istituto di chiudere e per un motivo chiarissimo: un totale di quattro miliardi di dollari appartenenti al fondo sovrano malese 1MDB sono “spariti”, accrediti su conti esteri di cui è impossibile rintracciare il beneficiario. Il fondo 1MDB (1Malaysia Development Berhad) fu istituito nel 2009 per sostenere i principali nuovi sviluppi economici e sociali in Malaysia. Lo scorso anno, le autorità svizzere aprirono un’inchiesta su 1MDB che nel frattempo aveva accumulato debiti per 10,15 miliardi di euro. Ad aprile 1MDB è andato in default per non aver rimborsato 50 milioni di dollari di interessi scaduti su un’emissione di bond del 2012 da 1,75 miliardi di dollari, garantita dal fondo sovrano di Abu Dhabi Ipic. Il fondo è accusato di essersi appropriato illegalmente del denaro di diverse aziende pubbliche malesi e di averlo in parte smistato, prima delle elezioni del 2013, anche sui conti del premier Razak. Su queste operazioni di riciclaggio nel settembre scorso l’Fbi ha aperto un’inchiesta e altre indagini sono in corso in Svizzera, a Singapore, a Hong Kong, negli Emirati Arabi Uniti e in Lussemburgo. Anche in Malesia si è aperta un’inchiesta parlamentare per far luce sul riciclaggio di denaro del fondo. Il premier malese è stato accusato di essersi appropriato 687 milioni di dollari di fondi pubblici, dirottandoli sui suoi conti all’estero. L’inchiesta interna sul premier si è arenata all’inizio di quest’anno, quando Razak è stato scagionato dal procuratore generale dall’accusa di corruzione.
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Secondo il capo della magistratura malese i soldi sarebbero una donazione della famiglia reale saudita e il premier li avrebbe in parte restituiti, in quanto non utilizzati. Sempre il capo della procura malese ha precisato che i reali sauditi avrebbero regalato i soldi al premier per promuovere un Islam moderato. Secondo il procuratore generale della Svizzera ci sono “fondate indicazioni che i fondi delle aziende statali della Malaysia siano stati oggetto di appropriazione indebita”. Parte del denaro, secondo la tesi di Michael Lauber, sono stati trasferiti in conti correnti svizzeri controllati da ex responsabili pubblici malaysiani e attuali ed ex responsabili degli Emirati Arabi Uniti. In tutto ciò la BSI nel periodo dal 2011 al 2015 non è riuscita a identificare i responsabili di una serie di operazioni bancarie “dubbie” svolte dal fondo per un totale di centinaia di milioni di dollari, e che coinvolgono una serie di personalità politicamente esposte nel paese. Secondo il Financial Times la banca accettava allegramente come spiegazione quella di un “regalo” quando arrivavano fondi per venti milioni di dollari, mentre in un altro caso un accredito di 98 milioni di dollari è stato accettato senza alcun tentativo di comprendere da dove arrivasse il denaro.

Un regalino da 20 milioni di dollari

L’istituto è quindi accusato di controlli carenti riguardo al riciclaggio di denaro. “Un’eccessiva fame di rischio e irragionevolezza hanno portato alla fine di una banca”, ha dichiarato il direttore della Finma Mark Branson in una teleconferenza, specificando la Bsi era già stata avvisata dalle autorità nell’autunno del 2013, per iscritto, del rischio di riciclaggio e corruzione. Nonostante il chiaro avvertimento, i quadri dirigenti hanno deciso di continuare gli affari più dubbi, ha detto Branson. Presumibilmente, si trattava di rapporti di lavoro troppo lucrativi per essere interrotti, ha aggiunto. “Noi, così come i nostri colleghi di Singapore, siamo arrivati alla conclusione che la banca doveva essere sciolta”, ha dichiarato ancora Branson. La BSI potrà essere acquisita, come detto, dalla EFG International, a condizione che venga integrata completamente e poi sciolta entro dodici mesi. Non esisteranno quindi più unita bancarie indipendenti di BSI. Assieme alle decisioni di FINMA, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha aperto un procedimento penale contro l’istituto. In una nota diramata stamane – riferisce l’agenzia di stampa svizzera Ats – BSI indica che il CEO della banca, Stefano Coduri, ha annunciato le sue dimissioni con effetto immediato. Al suo posto subentra Roberto Isolani, attuale membro del consiglio di amministrazione, che dovrà assicurare la perfetta integrazione di BSI in EFG International. La convenzione di acquisto conclusa con la brasiliana BTG Pactual, attuale proprietaria di BSI, comprende un’indennità in relazione a questo procedimento. “La multa e la sanzione porteranno a una riduzione del prezzo di acquisto”, precisa EFG Intrernational. E BTG Pactual chiederà un rimborso in contanti a Generali per l’acquisto del 2014 perché secondo i brasiliani le contestazioni si riferiscono al periodo precedente all’acquisizione.

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