Billie Holiday, 7 aprile 1915: nascita di una stella

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-07

Cento anni sono passati dalla nascita di una delle più grandi stelle del jazz di tutti i tempi: il 7 aprile 1915 a Filadelfia vedeva la luce Eleonora Fagan, in arte Billie Holiday. Nata da genitori non sposati, Sarah Julia Fagan e il musicista Clarence Holiday, prese il cognome d’arte dal padre e il nome …

article-post

Cento anni sono passati dalla nascita di una delle più grandi stelle del jazz di tutti i tempi: il 7 aprile 1915 a Filadelfia vedeva la luce Eleonora Fagan, in arte Billie Holiday. Nata da genitori non sposati, Sarah Julia Fagan e il musicista Clarence Holiday, prese il cognome d’arte dal padre e il nome come omaggio all’attrice Billie Dove. Iniziò la sua carriera di cantante ad Harlem nei club. Nel 1933 il produttore John Hammond le fece incidere alcuni brani con l’orchestra di Benny Goodman. Un paio d’anni dopo le incisioni con Terry Wilson cominciarono a far conoscere la sua voce in giro per l’America.

Nel 1936 cominciò a registrare dischi con il suo nome, e a collaborare con grandi nomi del jazz come Count Basie e Lester Young, che la soprannominò Lady Day (poi titolo di una canzone di Lou Reed per l’album Berlin). Fu tra le prime cantanti nere ad esibirsi con musicisti bianchi, e il suo impegno antirazziale si sostanziò nella canzone Strange Fruit (riferito a un uomo di colore ucciso e appeso a un albero dai razzisti).

Dopo un breve matrimonio e la morte della madre, Billie Holiday apparve nel film-musical New Orleans accanto a Louis Armstrong e continuò a realizzare incisioni in cui alternava canzoni inedite e reinterpretazioni particolari di standard jazz come Body and Soul e Summertime, nelle quali brillava per la sua interpretazione “da fiato”. Nel corso del 1954, durante una tournée in Europa, cantò anche in Italia, a Milano, dove il pubblico non apprezzò la sua performance e fece interrompere l’esecuzione dopo cinque brani. Successivamente venne organizzata un’esibizione per cultori del jazz dove la Holiday ebbe la sua rivincita con il nostro pubblico.

Dipendente da alcool e droghe, Billie Holiday morì per cirrosi epatica a soli 44 anni, qualche mese dopo la morte di Lester Young, il sassofonista che l’aveva accompagnata tante volte nelle sue performance e poi oggetto di un tributo da parte di Charlie Mingus con il brano Goodbye, Pork Pie Hat. “La signora canta il blues” è il titolo della sua autobiografia pubblicata nel 1956.
 

Foto di copertina: “Billie Holiday, Downbeat, New York, N.Y., ca. Feb. 1947 (William P. Gottlieb 04251)” di William P. Gottlieb

Potrebbe interessarti anche