Basta con questi profughi che ci rubano il lavoro di portatori di santi!1!

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-27

La Stampa di Torino oggi racconta una bella storia che arriva da Nomaglio: a causa dell’assenza di altri volontari per una processione, i giovani nigeriani che si trova nel paese come profughi in quanto scampati ai massacri di Boko Haram si sono offerti di dare una mano: Gli anziani del piccolo paesino di Nomaglio mai …

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La Stampa di Torino oggi racconta una bella storia che arriva da Nomaglio: a causa dell’assenza di altri volontari per una processione, i giovani nigeriani che si trova nel paese come profughi in quanto scampati ai massacri di Boko Haram si sono offerti di dare una mano:

Gli anziani del piccolo paesino di Nomaglio mai avrebbero immaginato di vedere portare in processione per le vie lastricate di porfido la statua del patrono San Bartolomeo da dei ragazzi di colore. Invece Thomas, Matthew, Edvin, Evans e gli altri giovani nigeriani di religione cristiana, scampati ai massacri di Boko Haram e salpati per l’Italia due mesi fa, ne sono stati entusiasti. Quando hanno visto che si faceva fatica a trovare volontari per portare il santo, hanno chiesto loro, insieme al parroco don Nicola Alfonsi, di poter dare una mano e sfilare, passando davanti alle case colorate dai vasi di fiori e di fianco al «bornel» la vecchia fontana in pietra sulla quale si affaccia la targa che ricorda il partigiano Emilio Linty «caduto sotto il fuoco nemico» nel dicembre del ’44.

novaglio profughi

«L’abbiamo interpretato come segno di gratitudine, di rispetto verso le nostre tradizioni, ma anche di voglia di una rapida integrazione – ammette Ellade Peller, eletta per sei volte sindaco del Comune all’imbocco della Serra, famoso per la sagra della castagna che si svolge la terza domenica di ottobre –. Magari qualcuno dei miei concittadini avrà storto un po’ il naso, ma non importa. Perché anche Nomaglio è un paese di migranti, non lo dobbiamo scordare». In questa fetta di Eporediese, a fine ’800 ci abitavano più di mille persone. Molte se ne andarono in cerca di fortuna verso la Francia, l’America o la grande città e oggi, in mezzo alle 300 anime che sono rimaste, tornano in estate e nei week end i nipoti e i pronipoti di chi partì.

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