Banche, chi paga il conto del rinvio dei salvataggi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-06-05

Lucrezia Reichlin sul Corriere: se non si interviene credito in crisi per anni

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Lucrezia Reichlin sul Corriere della Sera torna oggi sulla mancata pulizia dei bilanci delle banche dell’eurozona: l’economista spiega quali meccanismi permetterebbero di togliere i crediti deteriorati con una gestione europea:

Le risorse necessarie ad affrontare il problema non sono grandi. Gli analisti stimano che il costo complessivo della pulizia dei bilanci delle banche della eurozona sia tra i 35 e i 70 miliardi, cioè tra circa lo 0,35 e lo 0,7 del Pil dell’Unione. Tuttavia i costi sono ingenti per i singoli istituti e, data la concentrazione geografica, per alcuni Paesi. Per questo, e poiché la leva nazionale non è consentita, sarebbe ovvio agire a livello europeo mettendo in moto gli strumenti esistenti dell’Unione bancaria e completando quelli ancora non finalizzati.
Le varie agenzie europee dovrebbero essere coinvolte nel processo seguendo il principio: risorse europee ma anche governo del processo a livello europeo. Come potrebbe avvenire? Il regolatore unico europeo (la Bce) dovrebbe richiedere svalutazioni aggressive e forzare le banche ad assumere le perdite che ne conseguirebbero. Un fondo apposito dovrebbe poi ricapitalizzarle e governare il processo di aggregazione degli istituti anche a livello intraeuropeo e di razionalizzazione del sistema bancario, mentre i crediti deteriorati dovrebbero essere venduti ad una «bad bank».

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Ma la Reichlin spiega anche che l’Europa preferisce chiudere gli occhi e aspettare che passi la nottata:

La bad bank potrebbe essere finanziata attraverso un prestito del European Stability Mechanism come nel caso spagnolo ma la sua gestione dovrebbe essere europea per far sì che i crediti deteriorati possano essere venduti a prezzo di mercato e che i rischi siano contenuti. È questa l’Unione bancaria adeguata ad affrontare questa nuova crisi che minaccia la ripresa nella zona euro. Ma non facciamoci illusioni, il consenso per intraprendere questa via non c’è. Abbiamo fatto un primo passo, ma non abbiamo completato il progetto. Resta quindi solo una strada, la solita: procrastinare e chiudere un occhio sperando che il problema passi. Il regolatore, per evitare un bagno di sangue, tollererà un processo lento per la gestione dei crediti deteriorati.
Questi ultimi continueranno a pesare sui bilanci per anni, disincentivando le banche a concedere nuovi prestiti e erodendo la loro profittabilità. Sperando che una crisi sistemica sia evitata, con conseguenze per tutti ma con esiti ineguali per i Paesi dell’Unione, ci si rassegnerà alla stagnazione. La strada del rimandare il problema invece di affrontarlo da subito è quello che l’Europa ha scelto in tutte le occasioni: dalla prima crisi bancaria e sovrana post 2008, alla Grecia. Lo sta facendo ancora una volta nelle condizioni di oggi. Bisognerebbe cominciare a domandarsi quale sia il prezzo di questa strategia.

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