Banca Popolare di Vicenza, le indagini e il bilancio in rosso

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-11

Anche l’ex dg Sorato tra gli indagati per concorso in estorsione a proposito della vendita di azioni dell’istituto avvenuta in occasione dell’aumento di capitale. Intanto i vertici incontrano i soci

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Anche Samuele Sorato ex direttore generale di Banca Popolare di Vicenza figura fra le sedici persone sulle quali la Procura della Repubblica di Prato sta indagando per concorso in estorsione a proposito della vendita di azioni dell’istituto avvenuta in occasione dell’aumento di capitale che venne completato nel 2014. Il nome di Sorato e di altri quattro dipendenti di Banca Popolare di Vicenza si è aggiunto alla dozzina di funzionari e quadri dell’istituto operanti in Toscana e in particolare a Prato. Su di essi la Procura indaga da mesi ipotizzando che la vendita di parte delle azioni dell’istituto sia avvenuta previa minaccia di ritiro di affidamenti in essere, con grave pregiudizio per i clienti. In alcuni casi sarebbe stata la stessa banca a finanziare l’acquisto delle azioni da essa emesse

Banca Popolare di Vicenza, le indagini e il bilancio in rosso

Nel frattempo circa 500 persone hanno partecipato a Conegliano, negli spazi “Zoppas Arena”, all’incontro con i soci fissato dai vertici della Banca Popolare di Vicenza “per discutere i temi riguardanti il futuro e le prospettive della banca”. L’appuntamento giunge all’indomani della presentazione dei dati preliminari del bilancio 2015, numeri che hanno evidenziato, fra l’altro, una perdita di 1,4 miliardi ed una caduta della raccolta per 8,8 miliardi (-19,4%), segnale della disaffezione dei risparmiatori e della clientela in generale verso l’istituto. Le domande prevalenti rivolte dai presenti a presidente e amministratore delegato, Stefano Dolcetta e Francesco Iorio, hanno riguardato principalmente le possibilità di tutela degli azionisti penalizzati dalla forte contrazione del valore dei titoli decisa negli ultimi mesi e gli scenari che potrebbero aprirsi una volta completato il percorso che porterà l’istituto alla quotazione in Borsa. Nonostante il diffuso stato d’animo di preoccupazione e di risentimento verso i precedenti amministratori, nel corso dell’incontro non si sono registrate intemperanze. La Banca Popolare di Vicenza archivia l’anno più nero della sua storia con una perdita di 1,4 miliardi di euro, quasi triplicata rispetto al mezzo miliardo del 2014. Il risultato risente di 2,3 miliardi di rettifiche e accantonamenti, generati dalla profonda pulizia di bilancio imposta dalla Bce e necessaria per rendere l’istituto ‘presentabile’ agli investitori in vista dell’aumento di capitale da 1,5 miliardi e della quotazione a Piazza Affari. Rispetto al primo semestre, le perdite sono aumentate di 350 milioni, ancora una volta a causa dei finanziamenti ai soci per far sottoscrivere gli aumenti varati nel 2013 e nel 2014. Terminata la ricognizione da parte dal nuovo amministratore delegato, Francesco Iorio, si scopre che il totale dei prestiti ‘correlati’, cioè legati all’acquisto dei titoli, sono ammontati a 1,086 miliardi (1,139 miliardi se si considerano le posizioni con anomalie nell’operatività su azioni proprie), con un costo per la banca – tra rettifiche e accantonamenti – pari a quasi 820 milioni.

Crediti e svalutazioni

Nel complesso le perdite su crediti sono state pari a 1,33 miliardi, la svalutazione dei fondi Athena e Optimum sono costate 171 milioni, le rettifiche degli avviamenti 335 milioni e gli accantonamenti al fondo rischi e oneri 513 milioni. Migliora il livello di copertura dei crediti deteriorati, salito al 42,4% dal 37,9% di fine 2014, e qualche segnale positivo è arrivato anche dalla crescita (+1,7%) dei ricavi ‘core’ (margine di interesse e commissioni). A preoccupare, invece, sono i dati sulla raccolta. “La disaffezione di soci e clienti” a cui aveva accennato Iorio ieri, tradotta in numeri, significa un calo del 19,4% della raccolta totale (-8,8 miliardi di euro, a 36,5 miliardi) e del 23,3% di quella diretta. Una riduzione che la banca mette “in relazione” alla bufera giudiziaria che ha travolto la Bpvi, con le perquisizioni dello scorso settembre, e ai timori sugli effetti dell’approvazione del decreto Salva-banche. A cavallo di fine anno l’indicatore di tenuta della liquidità a breve (Lcr) è crollato a 47,5%, per riprendersi e stabilizzarsi nel corso di gennaio, tornando sopra l’80%. La ‘fuga’ delle masse ha avuto impatti anche sul piano industriale: nonostante la conferma dei target di utile, la Popolare di Vicenza ha rivisto al ribasso le previsioni di oneri operativi e al rialzo quelle del costo del credito, compensandole in parte con maggiori efficienze. Anche per i ‘cugini’ di Veneto Banca il 2014 è stato un anno da dimenticare. La perdita è ammontata a 882 milioni e i timori sul futuro dell’istituto, che dovrà varare un aumento da 1 miliardo contestualmente alla quotazione in Borsa, hanno avuto un impatto significativo sui depositi. A fine dicembre la raccolta totale è diminuita del 4,2% sul 2014 e del 3,9% da settembre (a quota 38,8 miliardi), mentre quella diretta è scesa a 22,5 miliardi (-8,6% su anno e -5,9% nell’ultimo trimestre). Per accelerare nella definizione delle opzioni strategiche a disposizione è stato conferito un mandato di advisor a Ubs, che affiancherà Rothschild. “Alla luce dell’atteso consolidamento che coinvolgerà il settore bancario italiano – spiega una nota – il Cda intende lavorare fin da ora per poter cogliere le opportunità strategiche che si presenteranno nei prossimi mesi”.

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