Banca Etruria, Tiziano Renzi e le aziende "amiche" in conflitto d'interessi

di dipocheparole

Pubblicato il 2015-12-18

Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera racconta particolari molto interessanti a proposito dell’indagine della procura di Arezzo su Banca Etruria, in cui l’ex presidente, Lorenzo Rosi, e l’ex membro del Consiglio di amministrazione, Luciano Nataloni, sono accusati dalla Procura di Arezzo di «omessa comunicazione di conflitto d’interessi»

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Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera racconta particolari molto interessanti a proposito dell’indagine della procura di Arezzo su Banca Etruria, in cui l’ex presidente, Lorenzo Rosi, e l’ex membro del Consiglio di amministrazione, Luciano Nataloni, sono accusati dalla Procura di Arezzo di «omessa comunicazione di conflitto d’interessi». I due avrebbero sfruttato il loro ruolo per ottenere finanziamenti. La storia va a incrociarsi con quella della Egnazia Shopping Mall e con il padre di Matteo Renzi, Tiziano.

Nel dossier sulla terza ispezione, i funzionari di palazzo Koch individuano tra i problemi che hanno causato il dissesto proprio numerose pratiche di finanziamento. E tra l’altro scrivono: «Non è stata approfondita la convenienza della banca nel compiere le operazioni, né effettuato un confronto tra le condizioni applicate e quelle di mercato». Poi elencano le situazioni anomale e dichiarano: «Come è emerso dalla documentazione delle pratiche di fido relative al campione ispettivo, le sopra citate carenze rilevano a vario titolo, in particolare, per il dottor Nataloni e per il dottor Lorenzo Rosi».
Al primo sono riconducibili la Immofin srl nel settore alberghiero; la Td Group spa «specializzata nell’installazione di macchine per ufficio, mainframe e personal computer»; il Gruppo Casprini per la «compravendita di beni immobili effettuata su beni propri»; la Etruria Investimenti spa «esercente l’attività di costruzioni di edifici residenziali e non». A Rosi fanno invece capo la Città Sant’Angelo Outlet Village spa «esercente l’attività di affitto di aziende»; la Castelnuovese cooperativa per la «costruzione di edifici residenziali e non». Insieme figurano invece nella Città Sant’Angelo Sviluppo spa per la «compravendita di beni».

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L’infografica che riepiloga l’intreccio di società e il collegamento con Tiziano Renzi (Corriere della Sera, 18 dicembre 2015)

Le verifiche effettuate dal Nucleo Tributario consentono però di allungare questo elenco inserendo anche altre aziende collegate:

E dunque le verifiche sono state estese a «Cd holding srl», «Cdg srl», alla «Praha Invest srl», tutte nel settore immobiliare; alla «Naos srl» che fabbrica mobili e alla «Gianosa srl» specializzata nelle attività gestionali. L’affare degli outlet Snodo centrale per ricostruire gli affari compiuti con i soldi di Banca Etruria è la «Castelnuovese» di cui Rosi è stato presidente fino a luglio 2014. È stato infatti accertato che proprio quella ditta ha costruito a Pescara l’outlet Città Sant’Angelo, destinatario di un ulteriore finanziamento. Un fido che risulta «incagliato».
La costruzione e la gestione degli outlet sembra essere ormai diventata la nuova attività di Rosi, amministratore unico della «Egnatia Shopping Mall» dove figurano tra i soci proprio la «Castelnuovese» mentre il socio di riferimento è la «Nikila Invest», a sua volta titolare di una quota del 40 per cento nella «Party srl»: socio è Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio, mentre la madre Laura Bovoli è amministratore unico.

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