Se l'avvocato diventa giudice

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-09-08

La riforma di Renzi vuole snellire i tribunali civili. Partendo da un cambio di ruolo per i difensori dei litiganti. Ma loro non sembrano essere tanto d’accordo

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Gli avvocati diventano giudici. Il decreto legge varato dal governo il 29 agosto riporta una serie di novità sul ruolo dell’avvocato nel processo civile, tutte incentrate sul tentativo di togliere lavoro ai tribunali per trasferire le responsabilità nelle mani dei principi del foro. Nel dettaglio, si parla di affidare agli avvocati la responsabilità della gestione diretta del contenzioso, sanzioni pesanti contro le liti temerari e persino gli sgravi fiscali per chi sceglierà riti alternativi a quello ordinario della giustizia civile, come l’istituto dell’arbitrato. Servirà a molto: per il recupero di un credito, per il risarcimento danni da infortunio stradale o per sancire la fine di un rapporto coniugale.
 
SE L’AVVOCATO DIVENTA MEDIATORE

Nel codice già esistono una serie di possibilità di mediazione tra le parti per togliere o non far nemmeno finire la lite davanti al giudice. La cosiddetta negoziazione assistita, ad esempio, come esito ha un accordo tra le parti la cui attestazione di conformità viene effettuata dall’avvocato tramite l’asseverazione. Di solito si comincia con un invito a trattare e a rispondere entro trenta giorni mandato da una parte all’altra, con spiegazione della controversia e dei rischi legati ad essa. In questo grafico di Italia Oggi vediamo come funziona la negoziazione, dall’invito a controparte fino all’accordo o alla causa:

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La negoziazione degli avvocati in uno schema riassuntivo pubblicato da Italia Oggi (8 settembre 2014)

Quando è firmato, l’accordo ha titolo esecutivo e può essere utilizzato anche in futuro in caso una delle parti non lo rispetti. Scrive il quotidiano:

La negoziazione può riguardare qualunque controversia su diritti disponibili. In alcuni casi sarà condizione di procedibilità. Si tratta delle controversie in materia di risarcimento del danno da circolazione di veicoli e natanti e di recupero crediti (a qualunque titolo) fino a 50 mila euro. In questi casi la parte, tramite il suo avvocato, deve invitare l’altra parte a stipulare una convenzione di negoziazione assistita. Solo se la controparte non risponde all’invito o se non si arriva a un accordo, si potrà intentare una causa davanti al giudice.

Rispetto alla “vecchia” media-conciliazione,  non ci sono sanzioni in caso di omessa informazione nel rapporto tra avvocato e cliente. Per richieste di pagamento fino a 50mila euro e il risarcimento danni da incidente stradale, prima di rivolgersi al giudice sarà obbligatorio tentare di ricomporre la controversia con la mediazione di un avvocato. Il ministero della Giustizia calcola che in questo modo il flusso in entrata diminuirà di circa 60mila cause l’anno. La negoziazione assistita varrà anche per separazioni e divorzi. Ma chi vuole dirsi addio potrà presentarsi direttamente davanti all’ufficiale di stato civile, a condizione però che non ci siano di mezzo né figli minori né figli maggiorenni portatori di handicap. I procedimenti in entrata nei tribunali dovrebbero così diminuire di altri 80mila l’anno. Per le cause pendenti sia in primo grado che in appello, ad eccezione di quelle in materia di lavoro e sui diritti indisponibili, le parti potranno chiedere di promuovere un arbitrato. Il lodo avrà valore di sentenza. E gli arbitri saranno scelti tra avvocati iscritti all’Albo da almeno tre anni. Non solo: per disincentivare i ricorsi inutili o dilatori, è stata prevista la regola generale del «chi perde paga».
COSA NE PENSANO IL MINISTRO E L’AVVOCATO

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando dice che spera che le prime leggi vadano in vigore entro i primi mesi del 2015, e parla anche di fisco. La novità degli sgravi fiscali sarà contenuta in un emendamento al decreto in discussione nei prossimi giorni: «E’ giusto perché i cittadini che alleggeriscono il sistema consentono un risparmio che deve essere recuperato», ha sottolineato il ministro. Orlando ha anche parato le critiche di chi ha definito la sua riforma una sorta di privatizzazione della giustizia civile: «La vera privatizzazione c’è oggi, nel momento in cui la giurisdizione non è in grado di dare tempi accettabili ai processi e quindi chi non può aspettare finisce per soccombere». Orlando ha rivendicato il suo lavoro, allontanando gli spettri di un patto stretto con Silvio Berlusconi per non toccare i temi più sensibili: «Noi ci confrontiamo con tutte le opposizioni, non solo con Berlusconi», ha spiegato il ministro, ricordando che se «le vicende personali di Berlusconi avessero questo maggior peso, allora non ci sarebbero state le critiche di Forza Italia su temi cruciali», come la prescrizione o il falso in bilancio. Questo perché l’intento «non è di fare una cosa contro o a favore dell’ex premier, ma qualcosa che sia in grado di evitare che i processi su reati di grande rilevanza non finiscano nel nulla». Dunque, avanti tutta con la riforma senza compromessi o trattamenti di favore: «Mi rendo conto – ha detto Orlando – che c’è la spinta da parte dei magistrati, o di una parte di essi, a mantenere cosi’ le cose, ma non credo si possa parlare in alcun modo di una volontà punitiva». E la «priorità delle priorità», ha concluso, anche se resta il nodo degli organici: “Siamo arrivati a un vuoto di 9.000 unità, in alcune realtà siamo al di sotto della soglia di sopravvivenza». «Per me gli avvocati dovrebbero fare gli avvocati e basta», dice l’avvocato Daniele Minotti, «così, ad una prima occhiata, sorge il sospetto che la mediazione degli avvocati sia un modo per dare soldi a soggetti politici che si sono già organizzati a tal fine, un po’ come la mediaconciliazione», aggiunge.

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