ATAC, così i sindacalisti truccavano i concorsi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-08-16

I candidati riuscivano ad ottenere domande e risposte delle prove che si sarebbero svolte nei giorni successivi. I precedenti di un disonorevole passato e gli strani guasti che hanno funestato i trasporti nella Capitale

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Le ultime tre procedure pubbliche concorsuali di ATAC sono state bloccate, ufficialmente per anomalie. Le “anomalie”, oggetto di un esposto presentato alla Procura di Roma dal direttore generale Marco Rettighieri, riguardano il fatto che gli ispettori aziendali hanno scoperto uno scambio di informazioni tra i partecipanti al concorso e i rappresentanti delle sigle sindacali: i candidati riuscivano ad ottenere domande e risposte delle prove che si sarebbero svolte nei giorni successivi.

ATAC, così i sindacalisti truccavano i concorsi

La storia è stata raccontata ieri dal Messaggero: sotto la lente dei pm ci sono decine di messaggi. Tutti più o meno dello stesso tenore. «Ce l’hai le domande per domani?», chiede il candidato. «Eccole», risponde il sindacalista di turno, allegando i quesiti che da lì a qualche ora sarebbero apparsi nei moduli della selezione:

Le irregolarità accertate dalle indagini coinvolgono quattro attivisti di Cisl e Uil, piú una decina di concorsisti. Alcuni di loro, messi davanti al contenuto, difficilmente equivocabile,delle e- mail, hanno ammesso di avere ricevuto “in anteprima” gli argomenti dei test. E, con le loro testimonianze,hanno reso ancora più schiaccianti le prove a carico dei sindacalisti. I tre concorsi sospesi interessavano una cinquantina di dipendenti. Il più importante avrebbe dovuto reperire quindici capitreno da assegnare alla Roma-Viterbo, una linea perennemente in carenza di organico. Il bando era stato indetto il 17 novembre del 2015 ed è stato sospeso soltanto alla fine di giugno. I macchinisti a caccia di promozione, però,si erano già trasferiti da quasi quattro mesi nella Tuscia. Tanto erano sicuri della progressione. A bloccare le promozioni facili ci ha pensato Rettighieri, dopo avere «riscontrato una serie di campanelli d’allarme che non potevo assolutamente sottovalutare», come spiegò nella lettera di sospensione delle procedure.

Ora i magistrati dovranno scoprire se si è trattato di un episodio o se si tratta di una rete che ha controllato le assunzioni all’interno di ATAC. Racconta il Messaggero però che il tutto non sembra tanto una novità all’interno del sindacalismo dei trasporti romano:

In questo lavoro di ricostruzione, puó sicuramente aiutare una “confessione” fatta poche settimane fa da Micaela Quintavalle, autista-pasionaria, che nel 2013, in rotta con le sigle confederali, ha fondato un suo movimento che sta togliendo tesserati (e potere) ai rappresentanti della Triplice.Cosa ha detto la Quintavalle, 37 anni, arruolata dalla municipalizzata nel 2007? Ha raccontato di essersi cimentata tre volte con il concorso per entrare in Atac. Senza risultati. «Poi mi sono iscritta al sindacato emi hanno assunto». «Avevo tutti i titoli – ha spiegato – Non ho pagato nessuno. Poi però ho fatto la tessera della Cisl e ho partecipato nuovamente alla selezione pubblica. Appoggiata da loro, sono entrata». Un segreto di Pulcinella, in realtà, in un’azienda dove su 12mila dipendenti, oltre 350 risultano imparentati con i sindacalisti interni (erano 161 i rappresentanti delle Rsu fino al 2014, poi sono stati ridotti a 127). Mogli, fratelli, cugini, soprattutto figli. A bordo di Atac, per anni, c’è stato posto per tutti. Anche se proprio questa infornata continua di assunzioni a chiamata diretta – quasi sempre per incarichi amministrativi, ben lontani dai faticosi turni nella cabina di guida di un bus – ha contribuito a ingrossare la mole dei debiti (1,3 miliardi di euro, secondo l’ultimo bilancio) che da anni rende l’azienda del Tpl della Capitale sull’orlo del default.

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La sindacalista ATAC e le assunzioni (fonte)

I precedenti di ATAC

D’altro canto il malcostume e il malaffare regnano nella politica romana dei trasporti, visto che il senatore PD Stefano Esposito, quando era assessore a Roma, con una lettera ufficiale chiese all’azienda di perdonare gli autisti protagonisti dello sciopero bianco che aveva fatto impazzire i romani costretti a vedere saltare le corse della metro. Esposito aveva fatto anche i nomi dei dirigenti ATAC inadeguati, ma durante tutto il periodo del suo assessorato non li aveva licenziati, per poi chiedere a Tronca di farlo. Di recente la Guardia di Finanza è passata in ATAC per acquisire documentazione sui permessi sindacali irregolari di cui i sindacalisti avrebbero usufruito (aumentando del 10% il monte ore a disposizione). Sotto la lente della Procura è finito il monte ore che la partecipata del Campidoglio, quasi 12mila dipendenti di cui 350 imparentati proprio con i sindacalisti, ha concesso a rappresentati delle corporazioni interne: oltre 100mila ore di permessi l’anno. Utilizzati, almeno in parte, per stipendiare lavoratori che anziché mettersi al volante di un bus o nella cabina di guida di un treno della metro, si sono assentati per ragioni sindacali senza averne diritto. In tutto, le sigle avrebbero «sforato» di circa 10mila ore. A tanto infatti ammonta la sforbiciata già messa in atto dall’attuale direttore generale, Marco Rettighieri, il primo a consegnare, proprio su questo tema, un esposto a piazzale Clodio. Per tutti e 45 i dipendenti è già stato avviato un procedimento disciplinare che potrebbe portare dritto alla risoluzione del contratto. Anche se, proprio per “salvare” i proprio attivisti, diverse sigle hanno deciso di pagare una sostanziosa penale, da oltre 400mila euro, proprio per rimborsare Atac delle quote di stipendio che i sindacalisti avrebbero percepito negli anni durante le assenze ingiustificate. Solo Cgil e Cisl,hanno riversato nelle casse di via Prenestina oltre 200 mila euro.

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ATAC ai raggi X (Il Messaggero, 5 agosto 2016)

L’azienda ha anche avviato una ricognizione sul curioso caso dei guasti riparati due volte, che insieme all’aumento improvviso dei malfunzionamenti (+60%) sono cominciati proprio quando l’ATAC ha cominciato a tagliare i permessi sindacali (ridotti del 10%, eh?) e ha messo a gara le mense aziendali che prima venivano gestite da una società dei sindacati senza contratto.

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