Anis Amri agente segreto tra i jihadisti?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-22

Una ricostruzione quasi surreale di un giornale tedesco: Amri sarebbe stato scarcerato prima del previsto perché «scelto dai servizi segreti italiani Aisi» come una potenziale spia da infiltrare in sospette cellule jihadiste in Italia

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Anis Amri, l’attentatore dei mercatini di Natale di Berlino, poteva essere rimandato in Tunisia nel 2011 ma sarebbe invece stato scarcerato prima del previsto perché scelto dai servizi segreti come potenziale spia da infiltrare nelle cellule jihadiste in Italia. La notizia, quasi surreale e fornita da fonti anonime dei servizi segreti, viene dal giornale domenicale tedesco Welt am Sonntag ed è ripresa oggi da Repubblica.

Riavvolgiamo il nastro: Anis Amri sbarca in Italia il 4 aprile 2011, sull’onda della Primavera araba. È senza documenti, dichiara di esser nato il 22 dicembre 1994. Millanta di essere minorenne, per bloccare ogni tentativo di espulsione, ma non lo è perché è nato esattamente due anni prima, nel 1992. Resta dunque in Italia, partecipa alla rivolta di Lampedusa, viene condannato e incarcerato in più prigioni, si radicalizza in cella. Nel 2015, a pena scontata, l’Italia cerca di espellerlo.
Ma, come detto più volte nelle ultime settimane, la Tunisia non riconosce Amri come suo cittadino. E qui arriva la prima accusa della Welt am Sonntag. Perché, in vari documenti giudiziari e protocolli di polizia che risalgono fino all’ottobre 2011 e che il giornalista Helmar Büchel sostiene di aver visto in esclusiva, la data di nascita di Amri è corretta: 1992. Questo perché la Tunisia lo avrebbe riconosciuto come suo cittadino già il 24 giugno 2011.

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Anis Amri in Italia (La Repubblica, 22 dicembre 2016)

Quando, secondo la ricostruzione della Welt, le autorità di Tunisi, dopo un incontro con la famiglia del terrorista di Berlino, avrebbero rilasciato e inviato il certificato di nascita di Amri al consolato tunisino di Palermo, che a sua volta lo avrebbe girato alle autorità italiane, come dimostrebbero i documenti visionati da Büchel.

Scrive la Welt am Sonntag: «Il governo italiano ha sempre taciuto su questo», eppure la Tunisia avrebbe praticamente riconosciuto Amri come suo cittadino già nel 2011. E quindi anche quattro anni dopo, nel 2015, Amri avrebbe potuto essere espulso facilmente verso la Tunisia. Alla richiesta di particolari da parte del giornalista tedesco, il console tunisino avrebbe reagito così: «Stia lontano da questo caso». Ma c’è di più. Secondo la Welt am Sonntag, Amri sarebbe stato scarcerato prima del previsto perché «scelto dai servizi segreti italiani Aisi» come una potenziale spia da infiltrare in sospette cellule jihadiste in Italia.
Possibile, nonostante il profilo già radicalizzato del futuro “soldato del Califfato”? Secondo la Welt am Sonntag sì, anche se poi Amri sarebbe sfuggito al radar degli 007. E cita a sostegno della sua tesi due diverse fonti dei servizi segreti italiani molto vicine all’inchiesta in corso su Amri. Tesi che, dovesse essere confermata, «costringerebbe il governo italiano a chiarire non solo davanti all’opinione pubblica tedesca ma anche alla famiglia dell’italiana uccisa nell’attentato». E cioè Fabrizia di Lorenzo, vittima della furia terrorista mentre faceva compere in un mercatino di Natale.

Leggi sull’argomento: Cosa c’entra Anis Amri con l’olio tunisino? Ve lo spiega Manlio Di Stefano

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