Anche Draghi si chiede se la UE può reggere

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-04-07

Il presidente è chiarissimo: la BCE farà tutto quello che è in suo potere, ma non ha il potere di fare tutto da sola. E punta il dito sui governi: «Mentre la ripresa economica è proseguita a ritmi diversi nei vari paesi dell’area dell’euro, gli sforzi volti a sostenere l’offerta e aumentare la capacità di tenuta delle economie sono stati generalmente limitati»

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“Le prospettive per l’economia mondiale sono circondate da incertezza. Dobbiamo fronteggiare persistenti forze disinflazionistiche. Si pongono interrogativi riguardo alla direzione in cui andrà l’Europa e alla sua capacità di tenuta a fronte di nuovi shock”. È quanto si legge nella prefazione di Mario Draghi del rapporto Bce 2015. “Le misure adottate dalla Banca Centrale Europa negli ultimi anni hanno “ribadito che, anche dinanzi a forze disinflazionistiche su scala mondiale, la Bce non si piega a un livello di inflazione eccessivamente basso”, dice Draghi, ricordando che gli “effetti avversi si sono intensificati agli inizi del 2016, rendendo necessario, da parte nostra, un orientamento ancora più espansivo della politica monetaria”.

Anche Draghi si chiede se la UE può reggere

Oltre alle persistenti forze che spingono l’inflazione al ribasso, Draghi segnala nuovamente il problema politico della “direzione in cui andrà l’Europa e alla sua capacità di tenuta a fronte di nuovi choc”. In tale quadro, l’impegno della Bce a onorare il mandato conferitole “continuerà a rappresentare un’ancora di fiducia per i cittadini d’Europa”. Il governatore è chiarissimo: la BCE farà tutto quello che è in suo potere, ma non ha il potere di fare tutto da sola. “Mentre la ripresa economica è proseguita a ritmi diversi nei vari paesi dell’area dell’euro, gli sforzi volti a sostenere l’offerta e aumentare la capacita’ di tenuta delle economie sono stati generalmente limitati nel 2015. Come gia’ nell’anno precedente, il ritmo di attuazione delle riforme strutturali e’ rimasto lento, nonostante le modifiche apportate durante il Semestre europeo del 2015 al fine di accrescere la titolarita’ nazionale delle riforme e incoraggiarne l’attuazione”, si legge nel rapporto Bce 2015. “Per quanto riguarda gli ambiti di intervento – prosegue il rapporto – l’attenzione si e’ rivolta soprattutto al rafforzamento delle condizioni strutturali (in particolare attraverso miglioramenti della legislazione in materia di insolvenza), a politiche attive dell’impiego più efficaci e all’abbassamento del cuneo fiscale sul lavoro. Minori sforzi sono stati dedicati alla riduzione delle tutele e al potenziamento della concorrenza nei settori dei servizi protetti, al miglioramento della pubblica amministrazione e all’aumento della flessibilià salariale”.

Disponibile a un altro intervento

Anche Peter Praet, capo economista della Bce, da Francoforte ha ribadito la disponibilità della banca centrale a procedere con ulteriori misure se necessario. “Se si dovessero materializzare ulteriori choc, le nostre misure dovrebbero essere ricalibrate ancora una volta sulla base della portata dei venti contrari”, ha detto. Il vice di Draghi, Vitor Constancio, si è allineato alle dichiarazioni dei colleghi ma ha aggiunto che altri attori, soprattutto in seno ai governi, devono fare la loro parte per potenziare la crescita. “La Bce ha fatto…e continuerà a fare ciò che è necessario per perseguire l’obiettivo della stabilità dei prezzi che ora prevede anche cercare di incoraggiare la crescita. Ma anche altre forze politiche devono agire”, ha detto Constancio. Lo stesso appello Draghi lo ha rivolto ai capi di stato e di governo della Ue nell’ultima riunione a Bruxelles venti giorni fa, ma i governi hanno rinviato qualsiasi decisione concreta al 2017. Di qui la continua pressione di Draghi che teme la “solitudine” di una banca centrale che resta il solo pilastro federale funzionante, “completo”, dell’Eurozona.

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