Amputare la Grecia salverà il malato Europa?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-02-10

Berlino si interroga sui frutti della linea dura, che costituirebbe un deterrente per gli altri paesi in difficoltà. Intanto Atene è sempre più isolata. E potrebbe chiedere aiuto a Russia, USA o Cina

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In attesa dei negoziati la linea dura è già pronta. La Germania sembra decisa a continuare nella sua linea oltranzista nei confronti della Grecia anche se questo dovesse portare Atene a uscire dall’euro. Avendo limitato gli effetti finanziari di un eventuale default oggi che il debito greco è in gran parte in mano a istituzioni e paesi europei, e pensando che tagliare il piano di rientro per Tsipras e compagni potrebbe costituire un pericoloso precedente per Spagna, Portogallo e Italia, Berlino ragiona attorno alla linea dell’inflessibilità alla vigilia dell’eurogruppo.
 
AMPUTARE LA GRECIA SALVERÀ IL MALATO EUROPA?
Intanto il governo greco prepara per l’Eurogruppo un pacchetto di cinque punti per raggiungere un accordo con i partner. Il piano comprende, riporta la stampa, un programma-ponte sino alla fine di agosto, non più sino alla fine di maggio, e l’abolizione di circa il 30% del Memorandum e la sua sostituzione con un pacchetto di 10 riforme da preparare in collaborazione con l’Ocse il cui segretario, Angel Gurria, arriva oggi a Atene per vedere il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis e il premier Alexis Tsipras. Il pacchetto prevede inoltre una sostanziale riduzione dell’avanzo primario, dal 3% previsto dal memorandum all’1,5%, un intervento per la situazione di povertà diffusa nel Paese e infine la sistemazione del debito mediante gli swaps e i titoli di Stato non scaduti. Ma mentre i ministri europei al G20 in Turchia escludono un’uscita dall’euro, i mercati tornano a speculare sull’opzione ‘Grexit’ dopo che Tsipras ha confermato il suo no all’Europa, con la borsa di Atene a picco. Ottimismo, dunque, sull’idea di una soluzione-ponte di cui “non abbiamo ancora discusso, ne parleremo all’Eurogruppo”. Una novità, quella che spunta a Istanbul, un’ipotesi di compromesso finora sempre esclusa dall’Ue. Ad anticiparla era stato poco prima il ministro francese delle Finanze Michel Sapin, auspicando un accordo che metta assieme la volontà degli elettori greci, che votando Tsipras hanno dato uno schiaffo alle missioni di monitoraggio della troika, e le regole dell’Eurozona che chiedono ad Atene di firmare un nuovo programma di assistenza.  Il neo premier Alexis Tsipras si dice ottimista su un accordo con i partner europei. Ma ieri, presentando il programma del suo governo, dichiarava “fallito” il protocollo proposto dai creditori Ue-Bce-Fmi, ribadendo il ‘no’ a un nuovo accordo e chiedendo, appunto, un prestito-ponte. Dall’altra parte anche la Grecia lancia aperture con Varoufakis che oggi promette che Atene attuerà il 70% delle riforme chieste e definisce un “dovere” per tutti trovare l’intesa. Lo aiuterà anche l’Ocse, con il segretario generale Angel Gurrìa che, a margine del G20, esclude ogni ipotesi di ‘Grexit’, e si prepara a partire per Atene dove domani incontrerà Varoufakis e giovedì Tsipras per una consulenza proprio sulle riforme.

cosa succede alla grecia se esce dall'euro
Cosa succede alla Grecia se esce dall’euro (La Repubblica, 10 febbraio 2015)

IL PIANO A, IL PIANO B
Nel frattempo la Germania studia come agire. E pensa che un’uscita della Grecia dall’euro potrebbe portare più benefici per danni. Soprattutto per gli altri paesi europei: perché vedere le conseguenze dell’addio alla moneta unica per Atene potrebbe dissuadere anche francesi, spagnoli e italiani dal seguire questa strada. E agire da deterrente per le elezioni politiche in Spagna e Francia (nel 2017), dove Podemos e la Le Pen sono eurocritici, anche se con gradi e soluzioni ai problemi nettamente diversi. Amputare la Grecia per salvare il malato Europa è la soluzione che solletica Berlino, che però non sembra aver fatto i conti per lo meno con la geopolitica: «Se la Grecia non riuscirà a raggiungere un accordo con i suoi partner europei sulla rinegoziazione del debito, si rivolgerà ad altri paesi per ottenere fondi», ha dichiarato in un’intervista televisiva il ministro della Difesa ellenico, Panos Kammenos, esponente dei Greci Indipendenti, il partito di centro-destra alleato di governo di Syriza. «Piano B significa ottenere fondi da un’altra fonte, che potrebbe essere gli Stati Uniti, nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere la Russia, potrebbe essere la Cina o altri paesi», ha infine concluso chiarendo la situazione. Intanto, nel braccio di ferro diplomatico a qualche apertura come quella di Vienna ha corrisposto la chiusura dei vertici della commissione. Jean-Claude Juncker ha avvertito Tsipras: non presuma che l’Eurozona accetti per intero il suo programma. «Capisco che Tsipras deve creare discontinuità rispetto al precedente governo, ma è anche chiaro che la posizione dell’Ue non cambierà interamente per assumere l’intero programma annunciato da Tsipras. Ne dobbiamo parlare. Lo faremo mercoledì e giovedì», ha detto Juncker parlando ad una riunione della Spd, a Nauen, in Germania. Varoufakis e Tsipras hanno ricevuto parole di amicizia e nessun aiuto concreto dall’Italia nella partita diplomatica.

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