Chi è Amedeo Mancini, l'estremista di destra che ha ucciso Emmanuel Chidi Namdi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-07-07

Titolare di un’importante azienda zootecnica, noto per la sua militanza negli ambienti di estrema destra ed infine membro di un gruppo ultras di destra, questo il ritratto dell’uomo che ha ammazzato il migrante nigeriano a Fermo oggi accusato di omicidio preterintenzionale

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È stato fermato con l’accusa di omicidio preterintenzionale Amedeo Mancini, il 38 di Fermo indagato per l’uccisione dei Emmanuel Chidi Namdi pestato a morte il 5 luglio in strada per aver difeso la moglie dagli insulti razzisti dell’uomo. A Mancini è stata anche contestata l’aggravante della finalità razziale. In un primo momento Mancini era stato indagato a piede libero per lesioni. A quanto risulta Mancini oltre ad essere un noto fascista farebbe anche parte di un gruppo di ultras della Fermana (che milita in serie D) chiamato Curva Duomo (che nell’ambiente dei tifosi è considerato di destra) e ed è per questo che è già noto alle forze dell’ordine.
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Fonte: Il Resto del Carlino

Amedeo Mancini e la supertestimone Pisana Bachetti

 Per le sue violenze sugli spalti della tifoseria fermana Mancini era già stato raggiunto in passato da un provvedimento di Daspo emesso dal Questore di Ascoli Piceno. Ma oltre alla passione per la squadra locale Mancini viene indicato come un noto estremista di destra della città. Fatica a reggere quindi l’ipotesi che l’italiano sia intervenuto per impedire alla coppia di immigrati nigeriani di scassinare un auto in sosta. A quanto pare invece Mancini avrebbe prima insultato la moglie di Namdi chiamandola “scimmia africana” e poi sarebbe passato alle mani strattonandola. È stato a quel punto che Emmanuel avrebbe reagito sradicando un paletto stradale con il quale avrebbe colpito Mancini, il quale, riavutosi dal colpo gli avrebbe sferrato un pugno che lo ha fatto cadere a terra e sbattere la testa; Mancini avrebbe continuato a colpire il nigeriano anche quando era ormai a tramortito al suolo. Mancini, che da più parti viene descritto come un noto frequentatore degli ambienti dell’estrema destra è anche titolare di un’importante azienda agricola di Fermo che secondo alcune fonti si occuperebbe di allevamento di tori mentre altre riferiscono che l’attività principale è la cerealicoltura. Secondo le cronache alla scena del pestaggio avrebbero assistito tre testimoni più un amico del Mancini.
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Sulle pagine dell’edizione di Fermo del Quotidiano Nazionale/Resto del Carlino spunta invece il racconto di una supertestimone che ribalta non solo il racconto fatto dalla moglie di Emmanuel ma pure quello fatto dallo stesso Mancini. Racconta Pisana Bacchetti, la quale ha già reso la sua testimonianza agli inquirenti, che sarebbe stato invece aggredito – per cinque minuti – dalla coppia di nigeriani.

Purtroppo ho assistito alla scena ed ho visto che il giovane fermano, prima di sferrare il pugno, è stato letteralmente assalito dalla vittima e da sua moglie. Lo hanno picchiato per quattro o cinque minuti e lo hanno colpito anche con il palo di un segnale stradale. Ero presente  e voglio precisare che quel povero ragazzo nigeriano, prima di cadere a terra per un pugno subito, si è reso protagonista di un vero e proprio pestaggio del 39enne fermano.Per quattro o cinque minuti è stato attaccato simultaneamente dal giovane di colore e da sua moglie. Lui (Emmanuel ndr) addirittura lo ha colpito con un segnale stradale facendolo cadere a terra e poi ha continuato a picchiarlo.Quando ho visto quella scena, ho chiamato la polizia perché temevo per l’incolumità del 39enne fermano che ha reagito con un colpo, purtroppo per la vittima, ben assestato. Qualcuno ha cercato di intervenire, ma è stato preso a scarpate dalla moglie del giovane di colore.Casualmente sono giunti sul posto gli agenti della polizia municipale, perché nel frattempo, la moglie di Emmanuel aveva fatto una telefonata ed erano arrivati una quindicina di nigeriani pronti ad entrare in azione. Diventa facile parlare di razzismo, ma dovevate esserci per capire la furia dell’aggressione ai danni di quel fermano.

Questa descrizione, oltre a non essere coerente con nessuna delle testimonianze riportate dai giornali (nessuno ha parlato di un gruppo di quindici nigeriani accorsi sul luogo dell’aggressione) cozza contro il fatto che Mancini è un individuo alto un metro e novanta e piuttosto corpulento. Difficile credere che una donna possa aver picchiato un uomo del genere per cinque minuti buoni (che sono decisamente tanti se non sei un pugile) senza che lui reagisse. Inoltre è sorprendente come la “supertestimone” non si sia accorta del tentativo di furto dell’auto, che secondo Mancini è il motivo che ha causato il suo intervento, da bravo ragazzo qual è. Un’ultima curiosità: Pisana Bacchetti è stata testimone di altri fatti che hanno sconvolto la vita della zona: il Corriere Adriatico racconta di quando a Porto San Giorgio ha visto cinesi che catturavano gatti con sacchi e retini. Nell’occasione, racconta il quotidiano, venne aiutata da un uomo di nazionalità marocchina.

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La foto di Amedeo Mancini pubblicata dal Corriere della Sera (da cronachefermane.it)

Chi è Amedeo Mancini?

Nel frattempo in prefettura è in corso il Comitato ordine e sicurezza pubblica presieduto dal ministro dell’Interno Angelino Angelino Alfano, al termine del quale si terrà una conferenza stampa.
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Intanto anche gli ultras della Fermana – due giorni dopo il fatto – hanno deciso di prendere le distanze da quanto accaduto. A quanto pare nei giorni scorsi, quando tutti dicevano che l’omicida era un ultras della Fermana il problema non se lo erano posto. Certo che se pure gli ultras fanno notare che il calcio non c’entra nulla ci sarebbe da chiedersi perché i giornali continuano a parlare di Mancini come ultras e non come fascista. Secondo don Vinicio Albanesi, che a Fermo guida il progetto di accoglienza dei migranti gestito dalla Caritas diocesana, è proprio negli ambienti di destra che bisognerebbe indagare per scoprire gli autori dei diversi attentati alle chiese fermane.

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Amedeo Mancini: la foto del Corriere Adriatico mostrata dal TG3

Amedeo Mancini è distrutto dal dolore. Non voleva uccidere, e esprime la sua vicinanza a chi piange Emmanuel”, dice intanto all’ANSA l’avvocato Francesco De Minicis, difensore dell’uomo fermato per l’omicidio del richiedente asilo. ”Il mio assistito – continua – non si aspettava che il pugno sferrato al migrante avesse questo effetto, e colloca l’episodio in un contesto difensivo”. Secondo le previsioni De Minicis, l’autopsia sulla vittima ”avrà un ruolo non secondario” a sostegno di questa tesi.   “Su un quotidiano di oggi – aggiunge De Minicis con l’AGI riferendosi all’articolo su Pisana Bachetti che abbiamo già riportato e discusso in questo pezzo – c’è  una testimonianza che smentisce l’aggressione ai danni dell’extracomunitario come pure non mi risulta che il nigeriano sia stato colpito con un palo. L’autopsia ci potra’ dire molte cose. Senza dubbio si tratta di una vicenda dolorosissima”.

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