Alemanno, Buzzi e quell'amicizia nata in carcere

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-12-09

Il racconto di Claudio Bolla della cooperativa 29 giugno a proposito dei rapporti tra l’ex sindaco e il capo del consorzio.

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La storia la racconta a Piazzapulita il numero due di Salvatore Buzzi, a parlare è Claudio Bolla: il capo della cooperativa 29 giugno e l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno si sono conosciuti in galera. Bolla racconta che il particolare della loro conoscenza è stato decisivo nel ritorno a prendere appalti da parte della 29 giugno, perché della circostanza Alemanno si ricordò durante un incontro organizzato da Buzzi proprio per ricordargli i vecchi tempi, e grazie al quale la 29 giugno è tornata a vincere appalti con il Comune di Roma.
 
ALEMANNO E BUZZI CONOSCIUTI IN CARCERE
«Si conoscevano perché hanno passato sei mesi di detenzione insieme nello stesso carcere», dice Claudio Bolla all’inviata di Piazzapulita nel servizio mandato in onda ieri. «Alemanno si ricordava di avere rapporti con Buzzi? No, la cooperativa non riusciva ad avere più appalti dal Comune di Roma, nemmeno sul verde pubblico. Allora, visto che un giorno scoprimmo che Alemanno sarebbe andato in visita a Parco de Santis, e Buzzi disse: “Andiamo, forse si ricorderà di me”. Quando si vedono, si riconoscono e Alemanno fa: “Tu sei…”. Si riconoscono e siccome Salvatore è un commerciale si era portato un opuscoletto della cooperativa e presentò l’azienda. Per noi è stato importante che si fossero conosciuti prima».


A proposito di Alemanno in galera, Wikipedia racconta:

Nello stesso periodo, sul finire dei turbolenti anni di piombo, Alemanno fu arrestato tre volte ma sempre prosciolto:[5] la prima a Roma il 20 novembre 1981, con l’accusa di aver partecipato, assieme ad altri quattro, all’aggressione di uno studente di 23 anni, Dario D’Andrea, durante la quale questi fu colpito alla testa da Sergio Mariani, allora segretario del FdG,che venne condannato; Alemanno invece fu prosciolto. La seconda volta nel 1982, con l’accusa di aver lanciato una molotov contro l’ambasciata dell’Unione Sovietica. Secondo altre fonti, l’arresto fu dovuto invece ad un parapiglia durante una protesta nei confronti di una legazione dell’URSS; questa lo portò a scontare 8 mesi presso il carcere di Rebibbia[4], ma fu poi prosciolto per non aver commesso il fatto. Fu inoltre in quegli anni che Alemanno subì la perdita dell’amico Paolo Di Nella, ucciso da ignoti militanti comunisti, a lui molto legato.

Buzzi è stato in carcere per omicidio: il 26 giugno del 1980 aveva ucciso con 34 coltellate Giovanni Gargano, il quale incassava gli assegni che Buzzi rubava per permettersi l’allora altissimo tenore di vita che aveva e un giorno aveva deciso di ricattarlo. Buzzi venne condannato a 25 anni di carcere per omicidio doloso, e probabilmente conobbe Alemanno durante il terzo arresto dell’ex sindaco di Roma, che poi tornò in libertà quando fu assolto per la storia della molotov lanciata contro l’ambasciata dell’Unione Sovietica.
 
UNO STIPENDIO DA VENTICINQUEMILA EURO AL MESE
Sempre Claudio Bolla, che dagli inquirenti è considerato a conoscenza della contabilità alternativa della cooperativa da cui Buzzi rimediava i soldi delle tangenti da dare a politici e amministrativi in Campidoglio, racconta un’altra circostanza particolare in una telefonata successiva alla registrazione del servizio in cui racconta di Alemanno e del suo capo. Bolla infatti scopre, dopo l’arresto di Buzzi, che quest’ultimo riceveva dalla cooperativa uno stipendio di 25mila euro al mese, e non di cinquemila come lui sapeva e come sarebbe stato normale secondo le regole della coop, che prevedono che i capi non prendano più di cinque volte lo stipendio degli operai (che è pari a mille euro).

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