Al Qaida in Yemen e la lotta contro l'ISIS

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-01-16

Dopo la rivendicazione degli attacchi di Parigi è tornata fuori la minaccia di Al Qaida. L’organizzazione creata da Osama bin Laden non era scomparsa ma negli ultimi tempi aveva qualche problema “di immagine” dovuto all’avanzata dell’ISIS in Siria e in Iraq

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In un video pubblicato su Internet nei giorni scorsi la cellula di Al Qaida attiva in Yemen rivendica l’attacco terroristico dei due fratelli Kouachi alla redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo. La comparsa del video, della durata di undici minuti, è avvenuta in coincidenza con l’uscita dell’ultima edizione di Charlie Hebdo, la prima dopo l’assalto dei terroristi alla redazione parigina del settimanale.
https://www.youtube.com/watch?v=DsLGrElW3Bs
 
LA BATTAGLIA BENEDETTA DI PARIGI
Nel video, dal titolo “Vengeance for the Messanger of Allah. A message Regarding the Blessed Battle of Paris“, il leader di Al Qaida nello Yemen, lo sceicco Nasr bin Ali Alanesi, rivendica a nome di Al Qaida gli attentati di Parigi dicendo che l’ordine di attaccare è stato dato dal capo dell’organizzazione terroristica Ayman al-Zawahiri per punire i dissoluti infedeli che hanno insultato il nome del Profeta. Durante il discorso di Nasr bin Ali Alanesi scorrono le immagini di Charb, il direttore di Charlie Hebdo assassinato dai terroristi, e filmati d’archivio di proteste nel mondo musulmano e ovviamente del grande classico di Al Qaida: l’attacco alle Torri Gemelle. Congratulandosi con i due fratelli Kouachi per aver portato a compimento la missione loro assegnata, lo sceicco definisce i due “eroi dell’Islam” e martiri per la causa.

 
CHE FINE AVEVA FATTO AL QAIDA?
Ma AL Qaida non era morta, finita, annientata dopo l’uccisione di Osama bin Laden nel blitz di Abbottabad del team di forze speciali USA nel 2011? In effetti in questi ultimi mesi si è fatto un gran parlare dell’organizzazione guidata dall’autoproclamatosi califfo Abu Bakr al-Baghdadi: Daesh, l’ISIS, lo Stato Islamico di Siria e del Levante. Questo non significa che l’organizzazione un tempo guidata da Osama bin Laden abbia smesso di operare. Lo Yemen, in particolare è una delle zone dove Al Qaeda continua ad esercitare il suo potere in una lotta contro le forze governative che dura più o meno dal 1998. La guerra che si sta combattendo in Yemen, seppur meno “spettacolare” delle azioni dei miliziani del califfato in Siria e in Iraq non è meno sanguinosa e vede impegnati gli USA in una campagna di raid aerei condotta con i droni e iniziata il 19 aprile 2014. Ad agosto però, nonostante gli sforzi dell’esercito yemenita e i raid americani, Al Qaeda non aveva mostrato molti segni di cedimento e nonostante il Governo sostenga di aver fortemente limitato la capacità offensiva dell’organizzazione distruggendo numerosi campi d’addestramento, i terroristi erano riusciti ad assalire un convoglio militare uccidendo 14 soldati.

Al Qaida nello Yemen, l'infografica di Le Parisien
Al Qaida nello Yemen, l’infografica di Le Parisien

 
AL QAIDA, SE CI SEI BATTI UN COLPO
Intervistato dal Washington Post, il Prof. Ahmad Moussalli, un esperto di movimenti islamisti che insegna all’università di Beirut, ha spiegato che la mossa di Al Qaida farebbe parte di una strategia per uscire dal cono d’ombra generato dall’attenzione mediatica sull’ISIS: Al Qaida avrebbe pianificato e portato a compimento “la battaglia di Parigi” per poter riconquistare il ruolo di primo piano che le spetta all’interno della galassia dei movimenti terroristici di matrice musulmana. Insomma la strage di Parigi non sarebbe “solamente” un attacco nei confronti del mondo occidentale ma anche il sintomo di una lotta intestina all’interno dei gruppi di combattenti jihadisti, con i guerriglieri di Boko Haram (che di recente hanno dichiarato la loro fedeltà al Califfo dell’ISIS) sullo sfondo. Entrambi i gruppi vogliono dimostrare l’uno all’altro, sostiene Katherine Zimmerman in un’intervista alla CNN, di essere i più “duri” e i più spietati. E la lotta per la supremazia è iniziata nel momento stesso in cui Al Baghdadi si è dichiarato Califfo e il leader di Al Qaida lo ha sostanzialmente scomunicato. I confini tra i due movimenti, però, non sono così netti e ci sono militanti qaedisti che suportano l’operato dell’ISIS; come riportava Foreignpolicy in un pezzo uscito nel settembre 2014 dove si ipotizzava che Al Qaida avrebbe presto portato a termine un attacco in Occidente per “guadagnare credibilità”. Negli ultimi mesi diversi membri di spicco di Al Qaida in Yemen (Al Qaida in the Arabic Peninsula) hanno dichiarato apertamente il loro sostegno alle operazioni militare dello Stato Islamico in Iraq e in Siria. Al di fuori del Medio Oriente l’ISIS ha guadagnato terreno su Al Qaida soprattutto in occidente all’interno delle comunità musulmane residenti in Europa, specialmente in Inghilterra. Questo potrebbe spiegare come mai Al Qaida abbia scelto (qualora fosse confermato) di colpire in Europa: per mandare un duplice messaggio, uno agli “infedeli” l’altro ai rivali. C’è però un altro problema che Al Qaida deve affrontare: la presunta incapacità di Al Zawahiri di comunicare con le sue truppe. Al contrario di Al Baghdadi il leader di Al Qaida è stato molto “silenzioso” negli ultimi tempi. Questo può significare sostanzialmente due cose: o Al Zawahiri è morto (cosa che si è detta diverse volte senza conferme) oppure il network del terrore per eccellenza ha qualche problema di connessione e non riesce a far arrivare ai suoi la parola del suo leader.
La mappa delle relazioni tra ISIS e Al Qaida (fonte: Foreignpolicymag.com)
La mappa delle relazioni tra ISIS e Al Qaida (fonte: Foreignpolicymag.com)

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