Adozioni gay, la sentenza del tribunale dei minorenni di Roma

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-08-31

Il documento che ha accettato la richiesta di adottare da parte di una madre “solo” sociale

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Il Tribunale dei minorenni di Roma ha deciso: i giudici hanno accettato la richiesta di adottare da parte di una madre “solo” sociale. Hanno riconosciuto pienamente alla donna il suo ruolo di madre (diritti e doveri) con questa motivazione: è nell’interesse del minore, cresciuto in una famiglia con due madri e abituato a considerare loro due come genitori. La ricorrente aveva chiesto l’adozione della minore in base all’art. 44, comma 1, della della legge n. 184 del 1983 e successive modifiche, che regola l’adozione in casi particolari. «Negare alla bambina i diritti e i vantaggi che derivano da questo rapporto costituirebbe certamente una scelta non corrispondente all’interesse della minore». Questa è la sentenza del tribunale dei minorenni di Roma, cambierà qualcosa nella percezione delle adozioni gay?


Una sentenza che ha sorpreso anche le stesse ricorrenti, che stavano trascorrendo un periodo di vacanza e ora sono tornate a Roma. «Siamo felici, quasi incredule, di questo risultato che era atteso da anni e che rappresenta una vittoria dei bambini. È una vittoria di tutti quei minori che si trovano nella stessa situazione della nostra bimba. Speriamo che questa sentenza possa aiutarli; suggeriamo alle tante altre coppie omogenitoriali di uscire allo scoperto». La Stepchild Adoption (letteralmente ‘adozione del figliastro’) utilizzata dal tribunale dei minorenni di Roma è un istituto anglosassone, e vuol dire l’adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia del figlio, naturale o adottivo, del partner. Può dunque riferirsi sia a coppie eterosessuali che omosessuali, anche se viene comunemente riferita a coppie dello stesso sesso. Oltre che nel Regno Unito, la stepchild adoption è consentita anche in altri Paesi europei dove è possibile per le coppie omosessuali adottare bambini, come ad esempio Spagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Francia ma anche in nazioni, come Germania, Finlandia e Groenlandia, che pur non consentendo adozioni gay riconoscono a chi è in convivenza registrata con una persona di sesso uguale l’adozione dei figli naturali e adottivi del partner.

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