Abdel Malik Nabil Petitjean: il secondo boia di padre Jacques Hamel

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-28

Anche lui era schedato per radicalizzazione dai servizi di intelligence. Il racconto della sequestrata sulla morte del prete

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Il secondo uomo implicato nell’assassinio dell’anziano sacerdote in una chiesa della Normandia, in Francia, è stato ufficialmente identificato: si tratta di Abdel Malik Nabil Petitjean, 19 anni, francese. Lo ha annunciato la Procura. Secondo una fonte vicina all’inchiesta, era schedato per radicalizzazione dai servizi di intelligence francesi dal 29 giugno, come scrive 20minutes. Il primo terrorista è stato identificato come Adel Kermiche, anche lui 19 anni e francese: era stato assegnato ai domiciliari con un braccialetto elettronico dopo essere uscito di prigione in marzo.
Abdel Malik Nabil Petitjean
Nato a Rouen 19 anni fa, era noto alle forze dell’ordine. Per due volte aveva tentato di arruolarsi con l’Isis in Siria ed era stato arrestato mentre tentava di raggiungere il confine. Era stato in carcere un anno ed era in libertà vigilata. Soffriva di disturbi comportamentali. Secondo la madre aveva iniziato a radicalizzarsi dopo la strage di Charlie Hebdo. Jeanine, una delle sequestrate dal duo, ha raccontato ieri ad una radio francese cosa è successo. La sua testimoninanza è stata ripresa dal Corriere:

«Quello con la pistola filmava l’altro che dall’altare diceva qualcosa in arabo. Una preghiera, una minaccia, chissà — continua Jeanine —. Padre Jacques continuava a dirgli di smetterla, di non mettersi nei guai, di non fare sciocchezze. Loro l’hanno preso dalla panca e gli hanno ordinato di inginocchiarsi. Padre Jacques ha resistito, voleva parlargli, non so, forse pensava di convincerli, ma quello col coltello gli ha dato il primo colpo di lama, dall’alto verso il basso, proprio qui, tra la clavicola e il collo. Padre Jacques è caduto all’indietro, con la faccia all’insù. Dio mio, lo vedo ancora. Aveva la testa ripiegata verso di noi e, sono sicura, ci guardava». La donna esita, lei forse non ricorda Neda, una iraniana uccisa durante le proteste seguite alla rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad a Teheran. Ma quello che sta per raccontare è la replica di quell’immagine che commosse il mondo. Allora era una ragazza giovane e bella a cui sfugge la vita fissando l’obiettivo di un cellulare. Martedì è toccato a un prete di 84 anni.
«Padre Jacques ci guardava, immobile», con la tunica bianca che si impregnava di sangue, «fino a che non è uscito sangue anche dalla bocca e allora se n’è andato. Quei pazzi l’hanno colpito ancora al corpo, una due, tre volte, non saprei. Così a terra, com’era. Hanno dovuto abbassarsi per accoltellarlo. E probabilmente era già morto». E’ stato mentre i due terroristi si accanivano sul prete che suor Danielle, una delle tre religiose presenti alla messa, ha colto l’occasione per fuggire indisturbata. E’ stato grazie a lei se è scattato l’allarme. Dentro il piccolo tempio del paese alla periferia di Rouen, l’incubo però continuava. Con Padre Jacques morto a terra, «i due — prosegue Jeanine — se la sono presa con mio marito Guy. “Filma con questo” gli hanno ordinato. Doveva riprendere con il loro telefonino il corpo del prete e i suoi due assassini che mostravano le armi e ancora dicevano cose in arabo».

Abdel Malik P. non era stato condannato e la polizia non disponeva pertanto né delle impronte, né del dna. Il che ne ha ritardato l’identificazione. Tuttavia l’Unità di coordinamento della lotta antiterrorista (Uclat) aveva diffuso il 22 luglio una nota nella quale affermava di aver ricevuto, da un servizio straniero, un’informazione su un individuo “che sarebbe pronto a partecipare a un attentato sul territorio nazionale”, informazione corredata dalla fotografia di un uomo che assomiglia “fortemente” ad Abdel Malik P. Oggi la procura di Parigi ha precisato che il 19enne era schedato “S” dal 29 giugno per aver tentato di raggiungere la Siria attraverso la Turchia, secondo una fonte vicina alle indagini. Prelievi di dna effettuati sulla madre hanno permesso la sua identificazione. Diverse perquisizioni sono state condotte nelle abitazioni del suo ambiente familiare, in particolare presso la madre ad Aix-les-Bains (in Savoia) e presso un parente a Montlucon (nell’Allier), due città dove aveva vissuto con la famiglia.
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